Fuga di notizie nell’inchiesta su Montante e i servizi sociali

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Per la Procura di Caltanissetta lo 007 ha mentito in fase d’indagine, ma il processo è sospeso e sarà affidato ai servizi sociali. È la storia giudiziaria di Valerio Blengini, ex vice direttore delle agenzie informazioni e sicurezza interna (Aisi), nominato sotto il governo di Matteo Renzi e in pensione dal dicembre 2020, finito sotto processo a Caltanissetta per false informazioni ai pm, legate alla fuga di notizie sull’inchiesta all’ex paladino dell’antimafia Antonello Calogero Montante.

Il prossimo 28 febbraio il giudice del tribunale di Caltanissetta deciderà a quale programma di lavoro affidare l’ex 007, dopo la citazione diretta del pm Maurizio Bonaccorso (16 novembre 2020), in quanto la condanna massima è quattro anni. Ma qui il colpo di scena. I legali di Blengini hanno proposto e ottenuto la messa alla prova e quindi la sospensione del processo.

“Blengini ha ribadito ai magistrati in due distinte occasioni la correttezza e la rispondenza al vero della ricostruzione dei fatti da lui operata in ordine all’incontro con il Questore Megale – precisa al Fatto l’avvocato Antonio Marino –. La scelta della messa alla prova non costituisce affatto un’ammissione di colpa, è dettata dalla grave situazione personale che Blengini ha dovuto affrontare a causa di un serio problema di salute insorto negli ultimi mesi di servizio”.

L’inchiesta ai danni di Blengini inizia dopo la sentenza di condanna di primo grado in abbreviato a 14 anni per Montante, in cui la gup Graziella Luparello chiedeva agli inquirenti di valutare le posizioni dello 007 e del suo capo Mario Parente, attuale direttore dell’Aisi.

I due uomini dei servizi si erano trovati – secondo la ricostruzione dei magistrati – al centro di un vorticoso giro di passaparola che avrebbe permesso a Montante di sapere dell’indagine a suo carico. Era cominciato tutto con Andrea Grassi, all’epoca funzionario del servizio centrale operativo della polizia (Sco), che a colloquio con gli uomini della squadra mobile di Caltanissetta, viene a sapere delle intercettazioni su Montante (febbraio 2015) e poi dell’indagine sul colonnello dell’Arma Giuseppe D’Agata (dicembre 2015), capo Dia di Palermo.

Grassi avvisa Andrea Cavacece, uomo dei servizi, con il conseguente “trapasso delle informazioni segrete dallo Sco di Roma all’Aisi”. Cavacece ne parla prima a D’Agata e poi al generale Arturo Esposito, che guida lo Sco. Quest’ultimo, il 21 gennaio 2016 vola “a Palermo allo scopo di avere maggiori ragguagli sull’indagine, incaricando Blengini di tentare un abboccamento con il questore di Caltanissetta” Bruno Megale.

In parallelo, “ancora prima della trasferta siciliana”, Esposito avrebbe confidato “la notizia al senatore Renato Schifani”. Per questo motivo Cavacece, D’Agata, Esposito e Schifani sono imputati per la fuga di notizie nel processo ordinario di Caltanissetta del troncone Montante, mentre Grassi è stato condannato in abbreviato a un anno e quattro mesi, e per lui è iniziato l’appello.

Il 25 gennaio 2016, Blengini incontra il questore Megale all’hotel Baglioni di Firenze e in quella occasione avrebbe tentato di sapere su cosa si stesse indagato. Ma il questore non si sbottona, per tutelare il lavoro dei suoi uomini. E Blengini rientra a informare il suo superiore Parente.

Quando Blengini e Parente sono chiamati dagli inquirenti a Caltanissetta, spiegano di aver saputo dell’indagine su D’Agata in maniera “molto vaga e generica”, e di aver tentato “l’approccio al questore Megale” solo per gli “incarichi rivestiti da D’Agata in Sicilia”, che era destinato all’Aisi.

Una ricostruzione che non convince la giudice Luparello, secondo la quale i due 007 “mentono sapendo di mentire”, perché nella relazione di servizio scritta da Megale dopo l’incontro di Firenze, si parla di una “vera e propria richiesta da parte di Blengini, di conoscere i dettagli dell’indagine sul presupposto che essa fosse condotta dalla squadra mobile nissena”.

Così Blengini finisce indagato a Caltanissetta, mentre la posizione di Parente è inviata per competenza a Roma (il fascicolo su Parente va verso l’archiviazione). Adesso bisognerà aspettare il prossimo febbraio per sapere a quale progetto rieducativo e socialmente utile sarà affidato l’ex 007, mentre sull’inchiesta romana tutto tace.

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