Castelvetrano e il 1992: le dimissioni dei consiglieri comunali per evitare l’onta dello scioglimento per mafia

Come già anticipato, continuiamo a raccontare l’anno 1992, senza  condizionamenti politici o di fazioni  varie.  Nonostante i fastidiosi “virus” che qualcuno si diverte a inviare al sito, andiamo avanti nel segno della verità.

Ci sono molti “giovani” che scrivono di mafia , spesso condizionati da chi preferisce far conoscere una verità edulcorata o faziosa

Nel maggio del 1992 , in piena tangentopoli a Castelvetrano arriva una “bomba giudiziaria” che farà saltare il sistema di potere ma non bloccherà gli affari del “coppo”  di potere

A Partanna scoppia una sanguinosa guerra di mafia con i Messina Denaro in prima linea

Come già detto, il  1992 è un anno davvero complesso e che rimane ancora oggi pieno di ombre.

Nel maggio 1992, una operazione antimafia “ghiaccia” la città di Castelvetrano. In quel periodo  a Partanna e nel Belice si spara e a Castelvetrano i Messina Denaro  tramano per le stragi e restano liberi

Sull’operazione Palma  si è scritto e detto di tutto.  Cosa realmente è successo ancora è poco chiaro. Fu l’anno dei depistaggi e del terrore.  Cosa realmente è successo, non lo dicono neanche le sentenze e neanche certi libri che ritengono di essere verbo divino. Scrivere per fare scoop, rimanendo  lontani dalla verità , fa male alla libertà di pensiero e alla democrazia.

L’operazione Palma fa puzza di mistero come il formaggio pecorino stagionato. Probabilmente darà la stura al marketing di quell’antimafia che servirà molto a fare rumore e poco a risolvere. Si è’ detto e scritto che a Castelvetrano è sempre esistita una zona grigia dove i colletti bianchi, i massoni e altri personaggi hanno fatto comunella con la mafia. Dire come veramente sono andate le cose è difficile. Dire che, un potere di menti raffinatissime ,ha giocato con questi ingredienti, depistando e salvando molti furbi è anche plausibile. In tanti si sono svenati nel capire come ha funzionato. Sospetti e fango tanto. Verità poche. Nel 1992, è vero, l’operazione Palma frantuma un sistema di potere articolato e consolidato ma non manda in galera tanti responsabili di quel sistema.  Più fumo che arrosto. Colpisce Vaccarino( che poi sarà assolto) e sfiora qualche consigliere della DC. Stranamente non va a toccare il genero di Don Ciccio Messina Denaro, oggi defunto, e altri politici che avevano gestito grosse fette di potere.

Il genero di Don Ciccio e il Consiglio comunale. La famiglia rappresentata direttamente

Si tratta di Saro Allegra che fu consigliere comunale e anche assessore per diversi anni. Tutti sapevano negli anni 80 e 90 chi fosse. Eppure , Allegra, in quel periodo ,non venne  mai indagato per mafia.  Dovrà attendere una ventina d’anni. I tanti narratori di mafia  in cerca di gloria, hanno cercato di dare spiegazioni sul  rapporto mafia e politica a Castelvetrano. Abbagli tanti.  Don Ciccio  era tranquillo. Aveva  messo suo genero e anche il consuocero Panicola che facevano politica nel palazzo. Non temeva di essere sgamato Lui, per anni  , ha avuto stretti parenti direttamente dentro il palazzo . Non aveva bisogno di chiedere ad estranei.  Era in linea diretta . Peccato che nessun Pm si sia accorto.

Oltre al genero, c’era pure Angelo Siino che girava per le stanze comunali in nome e per conto di Totò Riina e la Saiseb. Siino frequentò Castelvetrano fino al suo arresto avvenuto anni dopo. Le finestre  dentro il palazzo erano diverse e  venivano chiuse ai perdenti nemici dei corleonesi. Soffrivano gli amici  castelvetranesi dei Salvo di Salemi e quelli della linea Andreotti-Lima.

 

Il comune lottizzato e non solo dalla mafia

Il consenso, in quegli anni, non veniva solo da ambienti mafiosi. I partiti controllavano tutto e avevano il comune lottizzato in ogni angolo. Lo saprà bene Beppe Bongiorno che nel 1993 diventerà sindaco con  Alleanza Cittadina dopo l’ennesimo commissariamento. I consiglieri di maggioranza , con la complicità di qualche uomo “rosso”, gestivano i concorsi,  gli appalti, le lottizzazioni urbane , i contributi , le poche licenze e anche i certificati. Per anni i posti al comune sono stati  oggetto di spartizione. I Messina Denaro avevano  il genero e anche qualche amico a garantirli. Tutti sapevano.  Nessuno denunciava.

Il voto era quasi tutto controllato  con il sistema delle triplette. Occhi chiusi o complicità?. Allora funzionava cosi. Anche l’ospedale era tutto lottizzato. Un “pusticeddu” lo cercavano in tanti e chi lo prendeva restituiva voti. Prima venivano i parenti poi gli amici stretti. Basta guardare i parenti  di alcuni consiglieri del tempo.  Pochi quelli che riuscivano a trovare spazio senza raccomandazione. Mafiosi e politici si confrontavano sulle spartizioni. Nell’estate di quell’anno tutto finisce o almeno così si è creduto. l’allora neo eletto sindaco , Gianni Pompeo si dimetterà e con Lui anche tutti gli altri consiglieri comunali. L’aria era diventata  troppo pesante a Palazzo Pignatelli

Altra cosa  strana dell’Operazione Palma ,rimane ancora oggi, proprio nelle persone coinvolte. Tra i mafiosi finiscono in carcere i “perdenti” e stanno fuori i vincenti.  Non viene arrestato il genero di Don Ciccio( sarà arrestato per altre ragioni a luglio dello stesso anno), non viene arrestato Matteo Messina Denaro e i suoi fedeli  giovani amici che tutti conoscevano, e neanche il padre. Vengono arrestati i fratelli Santangelo che non potevano essere “vicini” ai Messina Denaro. Come si ricorderà , Lillo Santangelo, loro fratello venne ucciso nel 1980 su ordine del patriarca di Castelvetrano. Insomma, una operazione che in qualche modo , non colpisce nel profondo il sistema di potere e che  va ad agevolare il potere dei Messina Denaro. Infatti, “lu siccu” , lavorerà indisturbato alle stragi, così come confermato da alcune sentenze. Lui e suo padre forse già sapevano dell’operazione Palma? La sua latitanza è troppo piena di misteri per escluderlo.

Allegra viene arrestato ma non per mafia

28 luglio 1992. La città era ancora scossa dall’operazione “Palma” . Scoppia il caso  del deputato  socialista , Leone. Finisce in manette il genero di Don Ciccio con l’accusa di corruzione

 

 

In manette finirono  il  consulente, l’ avvocato Giacomo Hopps; il funzionario regionale Vincenzo Conigliaro e l’ ex assessore comunale di Castelvetrano Rosario Allegra. Quest’ ultimo è accusato di istigazione alla corruzione: proprio lui, secondo l’ accusa, si presentò all’ architetto Massimo Finocchiaro – il dirigente che ha denunciato gli intrallazzi – per tentare di comprarne il silenzio. Nella vicenda venne fuori per la prima volta,  anche un risvolto che porta ad alcuni personaggi di mafia, perché Allegra come tutti sapevano, era genero del capomafia trapanese Francesco Messina Denaro, cognato  di Filippo Guttadauro . 

Un periodo complesso

Un periodo , quello tra gli anni 80 e il 1993 ,fecondo anche per appalti e affari. Insomma, mentre Messina Denaro pensava con Riina a mettere bombe, alcuni “amici” facevano affari e costruivano fortune politiche. E’ opportuno ricordare quello della Saiseb di Selinunte, della costruzione dell’ospedale di Castelvetrano che verrà completato nel 1993, del metanodotto e anche della costruzione delle aree artigianali. Senza dimenticare i soldi della ricostruzione del Belice. Erano anche stati stanziati una montagna di soldi per liberare il Belvedere dalle baracche e costruirci case popolari. Insomma ,a Castelvetrano, in quegli anni, ne giravano soldi e anche altro viste le sentenze

Fonte: Repubblica- Documenti Archivio Stampa

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