C’era una volta un gallo 🐓 così tanto afflitto che non cantava mai. Finí spinnatu e vuddutu

La politica che al mattino non canta

Erano gli anni ‘60 ed, al Villaggio Mose’, esistevano solo delle casette popolari, quali alloggi per i minatori. Le miniere erano state dismesse ed ivi vivevano uno sparuto numero di famiglie di minatori. D’estate la mia famiglia, di tanto in tanto era ospite in una casetta di un ex minatore che non vi abitava. Del breve soggiorno durante l’estate di qualche anno fa, mi sono rimasti impressi nella mente l’odore del fieno, l’odore del latte munto dinanzi la porta e un piccolo pollaio con “quattro galline” ed un gallo, che una vicina di casa, a piano terra, allevava per nutrirsi di uova fresche e che, di tanto in tanto, tirava il collo e spennava una gallina per fare del buon brodo. Un particolare fu colto da mio padre: “il gallo, tutte le mattine, non cantava”… ci mancava il canto del gallo. Un gallo muto, silenzioso. Si sentivano i coccodé delle galline, ma in quanto al gallo, esso era muto!
Un giorno, un amico chiese a Lillineddu, il marito della vicina di casa: “ma stu gaddu nun canta?”. E Lillineddu, gli rispose : “stu gaddul’addivavue nun canta!” … È come l’onorevole Parlavicino, ca è un tragediaturi di prima categoria, ca piaciri nunni fa’, nun canta missa, a tutti cugliunia. Iu gli haju tagghiari i cugghiuna, l’addevu pi Natali e mi lu manciu pi capuni…”
È così fu’. Per natale il gallo finí a brodu di cappuni.
Nun cantava prima e nun cantava doppu.

Firmato
Gaddinaru Ruspanti Kapitanosky