Registrazione audio integrale dell’udienza di “Processo per l’omicidio dell’agente di Polizia Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio” che si è tenuta venerdì 11 febbraio 2022 a Palermo.

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Sono emerse delle importanti novità sul conto dell’ex sostituto commissario di polizia Diego Di Simone Perricone, uomo chiave del cosiddetto ‘Sistema Montante’. Il Di Simone, lo ricordiamo, in servizio presso la Polizia di Stato, sino al 2009, diventa poi capo della security di Confindustria. Nel 2019, viene condannato ad oltre 6 anni di reclusione nell’ambito del processo Montante.

Sul suo conto adesso emerso dell’altro. Ci riferiamo a ciò che ha riferito, proprio nell’udienza dell’11 febbraio scorso, un suo collega, Francesco Elia. Si tratta del processo per far luce sull’omicidio dell’agente di Polizia Nino D’Agostino e della moglie Ida Castelluccio. Prima bisogna però fare una breve premessa, per capire di cosa stiamo parlando.

Il D’Agostino era un poliziotto infiltrato all’interno dei vertici di Cosa nostra. Avrebbe sventato l’attentato contro Giovanni Falcone all’Addaura, qualche anno prima di essere trucidato a Capaci assieme alla moglie ed agli uomini della sua scorta. Fu proprio il tempestivo intervento del D’Agostino ad evitare allora che Falcone e la sua collega elvetica, Carla Ponte, saltassero in aria. Egli riuscì infatti a fare disinnescare la carica di tritolo piazzata nello scoglio a ridosso della villa dove i due magistrati stavano facendo il bagno. Questo suo tempestivo intervento salvò allora la vita a Falcone ed alla Ponte.

Qual è adesso la novità?

In questa, così come in altre vicende, probabilmente ha avuto un ruolo sempre lui, l’ex poliziotto dal viso deturpato da una fucilata, meglio conosciuto come Faccia da Mostro. È sempre la solita presenza inquietante che appariva in tutti gli attentati e le stragi e che adesso riappare in tutti i processi di mafia.

Stavolta è stato il poliziotto Francesco Elia, ed altri suoi colleghi a tirarlo in ballo. Elia, ed è questa la novità, ha aggiunto che l’ex sostituto commissario ed ex capo della security di Confindustria, Diego Di Simone Perricone, tra il 2014 ed il 2015, malgrado non fosse più in servizio presso la Polizia di Stato, lo avrebbe interrogato presso la squadra mobile di Palermo, per conto di un ufficio del Ministero dell’Interno, facente parte della cosiddetta Area 2. Lo avvrebbe sentito per sapere notizie sul conto proprio di Giovanni Aiello, di Faccia di Mostro. Il perchè ed a quale titolo il Di Simone Perricone chiede informazioni sul conto di Aiello-Faccia di Mostro, qualche anno prima che morisse di infarto, sono adesso da chiarire. Com’è è noto quel volto sfigurato e quel terrificante appellativo di Faccia di Mostro, sono ormai dei ricorrenti refrain quando si parla di omicidi eccellenti e di stragi di Stato. Lui, assieme ad una donna misteriosa, sono stati individuati quali possibili referenti della mafia dentro le Istituzioni dello Stato. Avrebbero curato, assieme ad alcuni terroristi di estrema destra la regia, non solo delle stragi di Capaci, via D’Amelio e di quelle del 1993, ma anche di tutte quante le altre attività eversive precedenti che hanno alimentato la cosiddetta strategia della tensione. Adesso ci chiediamo: a quale titolo il Di Simone Perricone, uomo di Montante, Confindustria e, per quel che riferisce lui, anche dei servizi segreti, sino al 2015 ed oltre, ha svolto questa sua attività di intelligenze, evocata nel processo Agostino? Può poi lo stesso soggetto essere stato al servizio dell’ex numero due di Confindustria, il finto paladino dell’antimafia Antonello Montante, di Confindustria e, contemporaneamente,

lavorare per una struttura riservata del Ministero dell’Interno? Peraltro di Faccia da Mostro, morto d’infarto nel 2017, mentre faceva footing lungo una spiaggia, il Di Simone se ne era già occupato nel 2008, quando ancora era in servizio presso la squadra mobile di Palermo. Sino al 2009 il Di Simone per conto di chi agiva, dall’interno della sua postazione palermitana, dentro la Questura, quando si occupava di file segretati che passava anche, e non solo, a Montante? Poi, il suo successore, dopo che lui è transitato in Confindustria, ed adesso abbiamo appreso anche nei servizi segreti, diventerà, guarda caso, un suo fraterno amico, il vicecommissario Marco De Angelis, anche lui condannato nell’ambito del processo Montante. Processo, quest’ultimo, ancora in corso a Caltanissetta, il cui appello si concluderà il 4 giuno prossimo. Il De Angelis, così come Di Simone Perricone sono stati entrambi condannati in primo grado, per la loro sinergica attività di spionaggio e dossieraggio a favore della lobby di Confindustria, capitanata da Antonello Montante.