Giovanni Brusca è ancora socialmente pericoloso

Su proposta del Questore, la Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo applica la sorveglianza speciale a Giovanni Brusca, libero dal 31 maggio del 2021.

Dal 31 maggio del 2021, dopo 25 anni di detenzione, Giovanni Brusca è fuori dal carcere, da “Rebibbia” a Roma, dove ha scontato ampia parte delle condanne subite. Gli è stata restituita la libertà in anticipo rispetto alla scadenza per “buona condotta”. Sono stati applicati i benefici previsti dalla legge del 13 febbraio del 2001 per i collaboratori della Giustizia. Giovanni Brusca, 65 anni, è il killer della strage di Capaci e il mandante del sequestro e dello strangolamento del piccolo Giuseppe Di Matteo. Poi, per il resto, lui stesso ha dichiarato ai giudici: “Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso”. Pochi anni addietro Brusca invocò i domiciliari ma, prima il Tribunale di Sorveglianza di Roma il 12 marzo del 2019, e poi la Cassazione il 19 ottobre del 2019, risposero “no”, “perché – scrisse la Cassazione nelle motivazioni – la gravità dei reati commessi da Brusca, e la caratura criminale che lo stesso ha dimostrato nella sua vita di possedere, portano a considerare non ancora acquisita la prova certa e definitiva del suo ravvedimento”. Ebbene adesso il Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, ha ritenuto che Giovanni Brusca sia ancora “socialmente pericoloso”. E la Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo gli ha risposto: “Sì dottor Laricchia, siamo d’accordo con lei”. E quindi i giudici hanno imposto la riattivazione della sorveglianza speciale all’ex boss di San Giuseppe Jato. Dunque Brusca è ancora sotto scorta nella località segreta dove dimora da libero cittadino, ma è soggetto alle restrizioni previste dalla misura della sorveglianza speciale. Quando Brusca è stato scarcerato, la sorella di Giovanni Falcone, Maria, commentò: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso”. Ecco, forse quanto affermato da Maria Falcone, ovvero: “Mi auguro solo che magistratura e forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere”, avrebbe contribuito a determinare la sorveglianza speciale. Maria Falcone poi aggiunse: “La magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle rivelazioni di Brusca, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato. Non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili possa tornare libero a godere di ricchezze sporche di sangue”. Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, il capo scorta di Giovanni Falcone, commentò: “Lo Stato ci rema contro. Noi non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l’uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero. Io adesso cosa racconterò al mio nipotino? Che l’uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente?”.

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