Resa dei conti nel Pd siciliano: un “correntone” trasversale lancia la sfida a Barbagallo

lle 16,55 arriva in redazione una mail dal contenuto criptico. «Da Palermo parte una nuova proposta politica in seno al Pd in vista delle elezioni Regionali e Politiche del 25 settembre», si legge nell’invito a una conferenza stampa, in programma oggi alle 10,30 nella sede regionale del partito, in cui «saranno forniti maggiori dettagli» sul «progetto». Interpellando lo staff di comunicazione del Pd Sicilia la risposta a caldo è: «Noi non ne sappiamo niente».

L’attività di controspionaggio parte dalla firma del comunicato. Poi, a poco a poco, gli altri tasselli. E così si viene a sapere che quella di oggi in via Bentivegna è una vera e propria sfida al segretario regionale Anthony Barbagallo. Lanciata da tre esponenti di spicco del partito siciliano: i deputati nazionali Carmelo Miceli ed Erasmo Palazzotto con Antonio Rubino, appena cacciato da coordinatore della segreteria regionale dopo aver chiesto le dimissioni di Barbagallo.

I tre hanno profili e storie politiche molto diverse: Miceli, già fra i Matteo-boys, è fra gli esponenti di spicco di Base Riformista, la corrente degli ex renziani rimasti nel Pd; Palazzotto, con una lunga storia di militanza a sinistra, è l’ultimo arrivato nel partito, dopo lo strappo con Leu, con la benedizione del Nazareno e lo sguardo attento dell’amico Claudio Fava; Rubino è il coordinatore siciliano di Left Wing, componente orfiniana dei dem, la stessa in cui milita l’ex segretario regionale e deputato uscente Fausto Raciti.

I tre protagonisti del «progetto» presentato oggi, oltre a essere tutti pressappoco quarantenni e  palermitani, sono accomunati soltanto da un altro elemento: la dura opposizione alla linea di Barbagallo. Il segretario regionale, pur essendo fra i firmatari della mozione con cui il Pd siciliano chiedeva la ricandidatura degli uscenti, secondo i suoi detrattori è stato “complice” delle scelte del Nazareno. Che alla fine non ha ricandidato gli uscenti Miceli e Raciti, riservando (ma il diretto interessato ha accettato la sfida) un collegio uninominale proibitivo a Palazzotto.

Ma i tre non ne fanno una questione personale. «È il metodo, oltre che il merito, delle scelte a non funzionare». Le tante dita sono puntate sulle liste, fra «paracadutati e papesse straniere», ma anche sulla gestione della trattativa con gli ex alleati del M5S (laddove «era chiaro che ci avrebbero mollato e non averlo capito o aver fatto finta di non capirlo è un’aggravante) e del rapporto con la candidatura di Caterina Chinnici. E così, dopo la pars destruens, con diverse sfumature di rabbia e di contestazione, le basi della pars construens. Un «progetto politico aperto», che riscontrerà «interesse anche al di fuori di Palermo, in ambito regionale», per proporre un’alternativa al partito siciliano. Dopo la resa dei conti che seguirà ai risultati del 25 settembre, «perché comunque in queste settimane saremo impegnati a sostenere con lealtà tutti i candidati del Pd».

Oggi, dunque, il primo assaggio dell’assalto alla segreteria siciliana del Pd. Con un’altra data, oltre a quella dell’election day, già cerchiata in rosso nel calendario: l’8 ottobre. Quando si celebrerà, acquisiti i risultati delle urne, l’assemblea regionale dem. A quel punto il risentimento e la delusione saranno già «un’idea di partito diverso, con una nuova generazione protagonista».  Quel giorno, forse, la rabbia sarà  canalizzata in un vero e proprio “correntone”. Con dentro tutto e il contrario di tutto. Tutti tranne il futuro deputato nazionale Barbagallo. E qualcun altro ancora.

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