Strage di Firenze: oltre ai mafiosi presente una misteriosa donna? Dopo 30 anni spunta l’identikit

C’era una donna sul luogo della strage di via dei Georgofili”: ecco l’identikit dimenticato

Spunta un nuovo identikit di donna , “Giovane con i capelli neri corti e lisci”

 

La Commissione Antimafia svela alcuni contenuti sulla strage di Firenze dove , Matteo Messina Denaro, ha conosciuto la sua prima condanna. La questione è importante. Chi era questa donna? Di sicuro il boss castelvetranese in merito qualcosa potrebbe sapere. Stranamente l’identikit è stato dimenticato per decenni. Quante falsità ci hanno raccontato? Messina Denaro libero perchè sa di presenze esterne alla mafia? Oggi l’ipotesi è  diventata un forte sospetto. Quante minchiate hanno raccontato per proteggerlo? Quanta gente bisogna distruggere per non farlo arrestare? Cosa sa e non ha mai detto, il pentito Ciccio Geraci, amico di Matteo Messina Denaro che ha collaborato alla fase stragista? E intanto continua la storia del cerchio che si stringe, di inchieste che non portano mai a trovarlo

Da IL Fatto Quotidiano

Si rafforza l’ipotesi di collaboratori non mafiosi per la strage di Firenze nel lavoro istruttorio della Commissione Antimafia. Palazzo San Macuto ha riesumato un identikit realizzato dalla Polizia – mai reso pubblico dagli inquirenti e dalla Procura di Firenze – raffigurante il volto di una giovane donna con i capelli a caschetto, vista quella notte in via dei Bardi da Vincenzo Barreca, il portiere del condominio che sorge proprio di fronte al luogo cruciale dell’attentato

Talvolta più dei depistaggi pessime indagini possono sviare la verità sulle stragi (che poi le due cose non si escludono). Nel caso di quella dei Georgofili: notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, Galleria degli Uffizi di Firenze, esplode un’autobomba collocata un veicolo commerciale Fiat Fiorino, di colore bianco, l’ingarbugliamento degli elementi di prova è stato letale, a giudicare dal lavoro istruttorio condotto dal II Comitato della Commissione Antimafia guidata da Nicola Morra, lavoro al quale si è molto dedicato il senatore Piero Grasso. Il Comitato (presieduto da Mario Giarrusso) è andato a riascoltare i mafiosi Gaspare Spatuzza, Vincenzo Ferro, Giuseppe Ferro, Cosimo Lo Nigro, tutti certamente implicati nell’attentato, e poi il sostituto commissario della polizia di Stato Carlo Benelli, un abile e fedele funzionario dello Stato, l’avvocato Danilo Ammannato, storico legale delle vittime, e l’esperto di esplosivi Gianni Giulio Vadalà, già perito del Pm di Firenze, professionista molto stimato.

Sulla base delle loro dichiarazioni e di qualche nuovo documento la Commissione ha elaborato una relazione approvata, tra le altre relazioni (sono 12, tante, per alcuni troppe e frammentarie), nella giornata di ieri ridefinendo il quadro delle responsabilità dell’atto terroristico che ha colpito Firenze nella “stagione della destabilizzazione”, cioè tra il 1992 (stragi di Capaci e di via D’Amelio) e il 1994 (strage di via dei Gladiatori, meglio nota come strage dell’Olimpico), arco di tempo nel quale vennero inscenati anche due fantomatici tentativi di golpe (Saxa Rubra e Lady Golpe di recente richiamato su questo giornale) e una anomala agenzia terroristica, la Falange armata, terrorizzava palazzi e piazze con le sue rivendicazioni degli attenti.

Le responsabilità mafiose della strage dei Georgofili non vengono toccate da questo lavoro istruttorio ma ‘integrate’, diremmo, con nuovi elementi. Per farla semplice, ma semplice non è, vi descriviamo la dinamica secondo l’Antimafia: i ‘picciotti’ mafiosi portano un certo quantitativo di tritolo (solo tritolo) presso la base operativa di Prato, lì confezionano tutto e preparano l’automobile imbottita che, secondo le sentenze, sarà portata sotto la Torre dei Pulci dal mafioso Cosimo Lo Nigro. Qui c’è il primo consistente inciampo delle vecchie indagini: perché venne ignorato il signor Vincenzo Barreca, portiere del condominio di Via Dei Bardi 56/58, proprio di fronte al luogo cruciale dell’attentato, il quale, benché spontaneamente andò a raccontare quanto vide dalla sua finestra del primo piano, non fu degnato di adeguata attenzione. Nella notte della strage, poco prima della mezzanotte, il portiere Barreca sente una discussione “abbastanza animata” tra due uomini sul marciapiede proprio di fronte le sue finestre. Poi vede sopraggiungere un’auto di colore grigio metallizzato, il numero di targa iniziava con le lettere RO, che si ferma all’altezza dei due; si trattava di una Mercedes, testualmente nel verbale “forse Mercedes”, comunque dal “musetto basso” ed una mascherina con supporti verticali. E qui la testimonianza si fa molto intrigante: egli vide scendere dall’auto una giovane donna con capelli neri, corti e lisci e “vestita come una hostess”.