L’antimafia di palazzo e l’arresto di Messina Denaro .Un potere che si sgretola? Quante le piste sbagliate?

Non è difficile da individuare l’antimafia di palazzo . Se è fatta di passerelle,  pubblica libri che producono lauti ricavi e con fesserie a chili (alcuni autori hanno più querele che idee); se vedete abusi mediatici,  se percepite  protezione mediatica e giudiziaria  dei politici di sinistra che hanno pendenze cercate bene, li troverete l’antimafia di sistema che adesso è rimasta orfana del boss . Matteo Messina Denaro è stato arrestato e come è  ormai evidente ,non si preoccupava minimamente dell’antimafia rocchettara. Anzi godeva nel vederli all’opera .  Quando leggeva certi libri si faceva quattro risate.

Per combattere la criminalità organizzata serve un lavoro duro, difficile e lontano dalle telecamere. Occorre costruire un’economia sana e dare lavoro. Serve una cultura imprenditoriale che in Sicilia non esiste.

Quella strategia di foraggiare la produzione di libri e sostenere giornali per rafforzare un potere basandosi sul fango e sospetto è evidente che parte dai palazzi della politica e da uffici giudiziari molto legati all’effetto mediatico.

Stranamente nessuno di loro scrive libri su Crocetta , la Saguto e il suo potere enorme

Questa antimafia di potere, non perdona. Guia a toccare i loro interessi. Ti distruggono. E, paradossalmente, come mentalità mafiosa insegna, non  perdonano e non dimenticano. Fatte salve alcune testate e alcuni giornalisti seri , in moltissimi hanno sfruttato il filone per fare carriera e soldi. Purtroppo, questo potere è stato sostenuto da diverse procure alla faccia del diritto.

Libri, spesso pieni di inesattezze e fatti per attaccare bersagli scomodi a loro. Libri che non hanno indicato mai la pista sanitaria che alla fine è stata quella che ha portato all’arresto del boss. Manifestazioni, soldi a palate e ancora non conosciamo la verità sulle stragi e sulla latitanza di Messina Denaro durata 30 anni.

Tritano sempre la stessa carne. Il sospetto impera . Messina Denaro leggeva tutto. Tanto che cazzo aveva da fare. E verosimilmente sapeva di essere protetto . Troppa sicurezza. Centinaia di microspie e telecamere e Lui girava senza temere nessuno. Era scemo forse? Non temeva nessuno ecco la verità. Anzi gongolava quando vedeva arresti a palate e gente lontana anni luce dalla mafia fottuta. Si è fatto aiutare da gente fidata. Medici che non avrebbero parlato.  Come dice una ns lettrice: “Lo cercavano per non trovarlo”. La sua latitanza ha permesso al sistema antimafia di vivere con forza e fottere anche innocenti

L’antimafia è tante cose. È il lavoro di polizia e giudiziario, duro e spesso pericoloso, che in silenzio e negli uffici, non nel chiasso e dai palchi dell’informazione lavora in Procura. Funzionari scrupolosi conducono a contrasto dell’illegalità e per l’applicazione delle leggi dello Stato, indagini con delicatezza ed efficacia. E’ evidente che l’antimafia del palazzo ha fatto altro.

Noi siamo con chi lavora senza cercare ribalte o appoggi politici ed è concreto nell’agire e che non teme di attaccare con prove il potere occulto che sta anche dentro le stesse istituzioni e che vuole che questa terra non cambi mai. La mafia non si combatte con le sceneggiate o con libri privi di verità.

Borsellino, Falcone, Don Puglisi, il capitano Basile, il Generale Dalla Chiesa non facevano politica e non amavano l’abuso mediatico

Ma l’antimafia non è solo questo. L’antimafia è, appunto, anche la militanza spettacolare e retorica di certe star togate. L’antimafia è anche l’instaurazione e la difesa ferrea di un sistema che ha sempre ragione e che cerca di infangare sempre chi è contro le loro attività furbe.

L’antimafia è anche la pretesa che un vecchio demente divorato dalle metastasi debba per forza morire in prigione, e che il potere pubblico dimostri la sua forza rivendicando il merito di averlo portato fuori da lì chiuso in una cassa. L’antimafia è anche la conferenza stampa a margine del rastrellamento di trecentocinquanta persone che inaugura la “rivoluzione” con cui si smontano pezzi di paese come giocattoli. L’antimafia è anche la requisitoria impunita contro il cinico mercante di morte, e la carriera fatta su quello scempio.

L’antimafia è anche il sodalizio tra il pentito mentitore e il pubblico ministero che fa spallucce se gli si ricorda che lo spione ha inguaiato tanta gente che non c’entrava nulla. L’antimafia è anche il maschio alfa del giustizialismo incorrotto secondo cui un po’ di innocenza in galera è dopotutto fisiologica e il sovraffollamento delle carceri è un finto problema, perché basta costruirne ancora – un ospedale, un carcere; un asilo, un carcere; una biblioteca, un carcere – così siamo tutti più sicuri e anziché solo tre innocenti al giorno possiamo sbatterne dentro a piacere, senza dover ascoltare questi rompiscatole dei garantisti.

L’antimafia è anche la magistratura che celebra i loro amici giornalisti che fanno passare solo la tesi dell’accusa. PM e stampa armi da combattimento mediatico

Quest’altra antimafia è ciò di cui non dovrebbe menare vanto nessun sistema civile, nessun ordinamento democratico, nessuna società appena evoluta. Ma è invece l’antimafia trionfante: quella che, mentre ha fatto assai poco male alla mafia, molto ne ha arrecato a quel che si direbbe, se ancora la dicitura avesse un senso qui da noi, lo Stato di diritto.

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