Depistaggio Borsellino”, tra La Barbera e l’agenda rossa

Altro dalle motivazioni della sentenza “Depistaggio”: il ruolo di Arnaldo La Barbera e il raccapricciante tragitto della borsa in pelle di Borsellino dopo la strage.

Altri dettagli nell’ambito delle motivazioni appena depositate dalla sezione del Tribunale di Caltanissetta presieduta da Francesco D’Arrigo e relative alla sentenza emessa al processo di primo grado sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio contro il giudice Paolo Borsellino e i poliziotti di scorta. In riferimento al capo del pool investigativo “Falcone e Borsellino”, l’ex capo della Squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, i giudici scrivono: “Non vi è dubbio alcuno che La Barbera fu interprete di un modo di svolgere le indagini di polizia giudiziaria in contrasto, prima ancora che con la legge, con gli stessi dettami costituzionali. La Barbera pose consapevolmente in essere una lunga serie di forzature, abusi e condotte certamente dotate di rilevanza penale. Tuttavia gli elementi probatori analizzati non consentono di ritenere che La Barbera fosse concorrente esterno all’associazione mafiosa o che l’abbia agevolata favorendo il perdurare dell’occultamento delle convergenze dell’associazione mafiosa con soggetti o gruppi di potere cointeressati all’eliminazione di Paolo Borsellino e dei poliziotti della sua scorta. La Barbera era anche egli un anello intermedio della catena e sarebbe stato importante potere risalire quella catena per potere apprendere appieno scopi e obiettivi dell’attività di cui si discute. La Barbera lo avrebbe fatto per tornaconto personale, per finalità di carriera. Avrebbe fatto letteralmente carte false per potere mantenere e accrescere la propria posizione all’interno della Polizia di Stato e nell’establishment del tempo”. E poi, ancora nelle motivazioni un capitolo a parte è riservato al tragitto che dopo la strage affronta la borsa di pelle di Paolo Borsellino, che custodiva l’agenda rossa. E i giudici scrivono: “Quel che è certo è che la gestione della borsa di Paolo Borsellino dal 19 luglio al 5 novembre è ai limiti dell’incredibile. Nessuno ha redatto un’annotazione o una relazione sul suo rinvenimento, nessuno ha proceduto al suo sequestro. Solo se e quando si potrà stabilire al fondo, e con chiarezza, il ruolo dell’Ufficiale dei Carabinieri, Giovanni Arcangioli, che prelevò materialmente la borsa, e il ruolo di Arnaldo La Barbera, che riconsegnò la borsa del giudice alla famiglia dopo mesi, e soprattutto il profilo del come si coniugano tra loro i due interventi sulla borsa, si potrà fare nuova luce sul tema della sparizione dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. Sia che l’agenda sia sparita a pochi minuti dall’esplosione, sia che l’agenda sia sparita in un arco di tempo (immediatamente) successivo, tenere un reperto così importante per cinque mesi a decantare su un divano ha avuto certamente un’efficienza causale nello sviamento investigativo delle prime indagini, facendo venir meno l’attenzione sulla borsa e sul suo contenuto”.

Teleacras Angelo Ruoppolo