Fenomeno cavalleresco a Capizzi (ME)
La festa della “Cannedda”
di Ignazio Maiorana

Fenomeno cavalleresco a Capizzi (ME)
La festa della “Cannedda”
di Ignazio Maiorana

3000 anime qui venerano S. Antonio da Padova. A Capizzi molte famiglie allevano cavalli.
La popolazione sente ed è unita nella festa arricchita dal cavallo.
Una efficientissima organizzazione, guidata da una ristretta commissione, muove una poderosa macchina logistica che provvede al pranzo collettivo a Piano Cannella. La devozione al Santo prevede la benedizione di cavalli e cavalieri che gli rendono omaggio. Poi segue una festa che coinvolge tutti. L’immagazzinamento del vettovagliamento si svolge in diverse famiglie. Io ho assistito a quello nell’azienda Iraci, in contrada Salvatore. Qui pervengono le donazioni spontanee di amici. La raccolta di fondi per la complessiva manifestazione della “Cannedda”, invece, inizia nei giorni che precedono la festa (1 e 2 settembre). La sera dell’1, la chiesa di S. Antonio e la piazza antistante vengono invase dalla folla. Musica strumentale fino a tarda notte. La popolazione assiepata degusta pane, formaggio, dolci e vino.
Più di 500 cavalieri, giunti da ogni parte dell’isola col proprio cavallo, l’indomani prima dell’alba, tra due ali di folla, hanno dato il buongiorno al Santo nella sua chiesa e poi si sono diretti in contrada Cannella, distante 15 km, dove giungono in mattinata. Fino al pomeriggio si è svolto il clou della festa, conclusasi col ritorno a Capizzi.
Da annotare la generosità delle famiglie Iraci Fuintino e Calcò che nel 2020 hanno donato alla Chiesa l’area in contrada Cannella ove si svolge la tradizionale manifestazione e su cui sorge l’edicola votiva di S. Antonio.
Per dar luogo alla festa, la Curia si avvale di una Confraternita organizzatrice dell’evento annuale.
I cavalieri diventano messaggeri di religiosità oltre che di passione equestre.
Questa tradizione si può documentare con certezza per un paio di secoli, ma S. Antonio da Padova viene ricordato sin dal 1200 quando, dopo essersi salvato da un naufragio nel mare di Cefalù, proseguì per le montagne dei Nebrodi con sosta a Piano Cannella. Ragione per cui si è scelto anche questo luogo nel meraviglioso bosco di Capizzi come seconda tappa di celebrazione della festa in onore dello stesso Santo.
Presente anche il sindaco Leonardo Principato Grosso. L’autorità religiosa è l’arciprete
Don Antonio Cipriano, cavaliere dell’ordine di Malta, che ha celebrato la Messa.
Una cavalla con relativa sella in sorteggio è andata al fortunato in possesso del biglietto col numero vincente. Ma un altro sorteggio stabilisce, annualmente, quale aderente alla categoria dei carbonai e degli ex “vurdinara” conserverà a casa la bandiera sociale, simbolo della volontà di recuperare la festa della Cannedda che qualche decennio fa stava scomparendo. La suddetta categoria popolare di lavoratori volle fortissimamente offrire un nuovo punto di forza alla memoria di S. Antonio, realizzando la bandiera in suo onore con ingresso trionfale a Capizzi, a fine giornata del 2 settembre.
L’identità di questo popolo è molto forte sin dal tempo di re Ruggero che liberò la comunità e l’isola dagli invasori dopo una sanguinosa battaglia in cui i capitini si distinsero particolarmente per il loro coraggio.
L’ambiente naturale e sociale di Capizzi è pregno di autenticità. L’aderenza dei suoi abitanti alle tradizioni persiste, pur nelle difficoltà che portano all’isolamento i piccoli centri dell’interno.
In quei giorni una valanga di forestieri ha raggiunto il paese, accolta dall’allegria, da vino e carne arrosto a volontà, dai nitriti degli equini e dal senso di ospitalità della gente del luogo. La natura generosa col suo verde intenso e l’ossigeno ha sempre fatto la propria parte per offrire benessere.