RASSEGNA PPP, le parole di Pasolini

Rifletto spesso su un termine abusato, abiurato, il più delle volte “sincopato” come amore! E nella riflessione spasmodica, incessante ed incasinata che non mi consente nemmeno di connotarne la più genuina dimensione. E nel pensiero mi sovvengono i versi di Pasolini estratti da “La religione del mio tempo”: “Molte volte un poeta si accusa e calunnia, / esagera, per amore, il proprio disamore, / esagera, per punirsi, la propria ingenuità, /è puritano e tenero, duro e alessandrino…”. Dunque che l’amore sia il “disamore”? Pasolini ci esorta a ben altro che il “disamore”. 

Allora l’amore pasoliniano sarà un incedere tra la quotidianità inneggiando il presente come la soluzione; è amore! Amare sarà reincontrare l’eros nell’unica chiave possibile, della carnalità naturale. Amare sarà “un rosso straccio di speranza”. 

Ma è anche “la volontà a non essere, incosciente, /e la cosciente volontà a sussistere /nel privilegio e nella libertà…”. Libertà come succedaneo di Amore!Eccolo il significato ultimo forse di amore per Pasolini: Libertà. Dunque, Amore è Libertà di muoversi nella propria condizione umana; assaporare la caducità di essere eros, thanatos e solo uomini, senza distinzione di affetti o di sensitività, di sensibilità, di provenienza. Amore è così mamma, madre, uomo, donna, bambino, ragazzo di vita, omosessuale, “Cristo senza Cristo”… 

Persino lo scontro con la vivibilità del contingente è amore, o – come ebbe a scrivere ancora lo stesso poeta ne “Il cinema in forma di poesia” amare “ferocemente, disperatamente la vita… L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro”. 

Con Pasolini, dunque, si demarca la “non definizione assoluta di Amore”, si rinnova il “De profundis” wildiano dell’Amore che E’, che non ha etichettatura poiché vita in sé.