A RACALMUTO, NEI PROSSIMI MESI, VERRANNO CONVOCATI GLI STATI GENERALI PER LA GIUSTIZIA GIUSTA

Stiamo organizzando una serie di incontri con quanti stanno combattendo e stanno sacrificando la loro vita nel denunciare, in tutt’Italia, tutti quanti gli episodi di mala giustizia, di giustizia a scoppio ritardato, di insabbiamenti, di depistaggi, di vere e proprie eversioni giudiziarie.
Per iniziare ad organizzare le prime iniziative e per fissare i primi appuntamenti, abbiamo coinvolto l’ANAGG, ossia l’Associazione Nazionale per la Giustizia Giusta, Sergio D’Elia, uno dei principali responsabili nazionali dell’ASSOCIAZIONE ‘NESSUNO TOCCHI CAINO’ e l’ex Presidente della Commissione Parlamentare Nazionale Antimafia, Nicola Morra.
L’emergenza giustizia in Italia riteniamo che, recentemente, è stata fin troppo sottovalutata; malgrado i vari scandali scoppiati che hanno investito i principali responsabili dell’Amministrazione della Giustizia italiana, a partire dal Consiglio Superiore della Magistratura. Riteniamo che in materia di giustizia è arrivato il momento di superare nuove e vecchie contrapposizioni, per così dire ideologiche. Assai spesso sono del tutto strumentali determinate posizioni e visioni che, solo all’apparenza, sembrano antitetiche, sembrano diametralmente opposte. Ci riferiamo all’annosa ed artificiosa divisione tra giustizialisti e garantisti.
Come se non stesse a cuore a tutti quanti che la Giustizia, come sosteneva il grande intellettuale e scrittore di Racalmuto Leonardo Sciascia, deve necessariamente essere Giusta, e niente di più.
Bisogna correggere cioè tutti quanti i vizi di un sistema normativo che prevede un assetto organizzativo verticistico della Giustizia Italiana. Nelle Procure e nei Tribunali italiani infatti le decisioni relative a tutte quante le inchieste ed i procedimenti penali, civili ed amministrativi, spettano solo ai capi degli uffici. Ai Procuratori della Repubblica ed ai Presidenti dei vari distretti giudiziari. I semplici sostituti procuratori non hanno più alcun potere decisionale. Sono solo i capi delle procure e dei tribunali a decidere tutto quanto, nel bene o nel male. È necessario modificare immediatamente le norme che minano profondamente l’autonomia e l’indipendenza dei singoli magistrati che spesso sono solo tenuti non tanto ad obbedire alla legge, bensì al loro capo che in qualsiasi momento può esercitare nei loro confronti qualsivoglia azione disciplinare, in maniera più o meno strumentale. È urgente cambiare un sistema giudiziario in cui, come è ormai noto a tutti quanti gli Italiani, viene premiato e fa carriera non chi opera applicando correttamente la legge, ma chi obbedisce, spesso ciecamente, ai diktat delle correnti interne alle magistratura, che decidono, a tutti i livelli, chi deve deve ricoprire gli incarichi di vertice. Com’è ormai risaputo le correnti della nostra magistratura sono a loro volta condizionate da lobby, logge e cordate esterne, costituite da chi esercita un potere politico e di altra natura assai spuria, del tutto ingiusto e liberticida. Un potere molto pervasivo ed asfissiante, che ha finito col cancellare l’essenza stessa di quello che deve essere uno Stato di Diritto ed ha finito col piegare le pubbliche istituzioni, assoggettandole ai voleri di alcune organizzazioni più o meno occulte che hanno finito col trasformare la nostra democrazia nella sua controfigura; che è poi la cosiddetta ‘democratura’, ossia una micidiale mistura di finta democrazia e di dittatura politica e mediatico-giudiziaria.

Ognuno di noi, oggi più che mai, per salvare ciò che resta delle Istituzioni Democratiche, è chiamato a fare la propria parte.
Dobbiamo spingerci, con tutte le nostre forze, fin dove possiamo arrivare, senza risparmiare fiato ed energie.
Se non ora quando?
Verrebbe da dire con una frase fatta. Se non gridiamo noi, in modo particolare coloro i quali siamo stati, e siamo tuttora, tutti quanti vittime della mala giustizia, vittime di una certa mafia di Stato, chi deve gridare?
Ci riferiamo, ad esempio, a qualche centinaio di sindaci e consigli comunali spazzati via a colpi di ingiusti scioglimenti per mafia. Ai numerosi imprenditori colpiti ed affondati attraverso delle ingiuste misure di prevenzione, le cui aziende sono state sequestrate, confiscate e fatte fallire, causando il totale impoverimento e degrado dei nostri territori.
Ci riferiamo alle numerosissime vittime delle aste giudiziarie truccate. Si tratta di contrastare non solo le storture della giustizia penale, ma anche di quella civile ed amministrativa.
Potremmo citare ormai migliaia e migliaia di casi di mala giustizia, le cui incolpevoli vittime non solo sono private ingiustamente delle loro libertà e dei loro patrimonio, ma che devono subire anche il concetto sberleffo di essere esposti alla pubblica gogna mediatica, al pubblico ludibrio. Addirittura si cerca di far capire all’opinione pubblica che molti, tantissimi poveri disgraziati, poveri cristi, compresi anche parecchi funzionari pubblici, amministratori locali o imprenditori, od anche semplici cittadini, sono davvero colpevoli delle loro disavventure giudiziarie. Quando in realtà sono solo delle vittime di terribili imposture ben orchestrate. Abbiamo a che fare infatti assai spesso solo con delle persone innocenti, che possibilmente sono state prese di mira perché qualcuno invidiava la loro capacità, la loro intraprendenza. Possibilmente si trattava di gente che dava fastidio a chi è solito lavorare solo per fare del male alla nostre collettività, mantenendo il solito ed insopportabile sottosviluppo e degrado economico, morale e civile e soprattutto tanta disoccupazione e povertà.
L’astuzia di alcuni geni del male risiede anche nel fatto che, addirittura, fanno apparire chiunque rimane impigliato nelle maglie di una certa giustizia ingiusta e pilotata che è uno che se l’è andata a cercare. Il tutto viene architettato per arrestare, in tutti i sensi, chi vuole magari tutelare, nelle sedi politiche, burocratico-amministrative ed anche giudiziarie gli interessi pubblici. Questo genere di disgrazie giudiziarie, com’è risaputo, capitano a chi non fa parte di un certo sistema di potere deviato e vuole svolgere liberamente un’attività pubblica o privata di qualsiasi genere. Le vittime che vengono stritolate da questi terribili e micidiali ingranaggi di sistemi di potere davvero malati, non si contano più, sono tantissime. Si tratta di una vera e propria marea di persone e, tra questi, lo ribadiamo, anche moltissimi amministratori e funzionari pubblici corretti; compresi anche i tanti magistrati che tentano quotidianamente, nelle aule dei tribunali, di fare trionfare la giustizia; la giustizia vera ovviamente. Un capitolo a parte è poi quello dei giornalisti d’inchiesta e dei blogger che si occupano degli innumerevoli casi di mala giustizia, che vengono sistematicamente massacrati a colpi di querele-bavaglio, con esose richieste di risarcimento danni.
A questo punto, per tentare di frenare questa devastante deriva di un intero sistema politico e mediatico-giudiziario, da qualche parte dobbiamo pure partire.
Può darsi che chiamare a raccolta a Racalmuto, nella patria di Leonardo Sciascia, tutti coloro i quali sono assetati di giustizia e che non sono disposti ad arrendersi, potrà servire a qualcosa. Pensiamo alla famiglia di Paolo Borsellino, agli imprenditori Di Vincenzo di Caltanissetta, Calcedonio Di Giovanni ed del Palermitano, ai Vasta di Riesi, od a Lillo Romano di Racalmuto, a Peritore di Licata, a Guerino di Catania od a Bongiovanni di Siracusa. Sarà della partita, ne siamo certi, ci riferiamo alla partita della Giustizia Giusta, anche chi, parafrasando una celebre frase di un altrettanto celebre film dei Blues Brothers, ama dire che ‘sta lavorando per conto di Dio’.
Stiamo parlando del vignettista e scrittore Emilio Tringali di Vittoria.
Abbiamo citato solo alcuni dei tanti partigiani e combattenti di questo nostro disgraziato terzo millennio che credono ancora veramente e fermamente nella Giustizia; anche e soprattutto nella Giustizia Sociale. Si tratta di gente che, ovviamente, chi usa strumentalmente dei beceri criteri di valutazione che si ispirano ad un certo modo di fare, per così dire ‘politicamente corretto’, dà del pazzo scatenato a chi si batte per affermare i valori ed i principi essenziali della giustizia vera e giusta. Magari perché queste persone, per l’insopportabile condizione di stress e di esasperazione in cui versano, agiscono in maniera sguaiata; ma mai e poi mai in maniera violenta. Qualcuno che opera dentro la macchina della giustizia, ed ha la puzza sotto il naso, a volte giudica in mala fede questo genere di persone ritenendo, a torto e del tutto ingiustamente, non condivisibili le loro sacrosante ragioni e le loro lampanti verità. Dentro l’infernale macchina della giustizia sono in tanti che contribuiscono ad etichettare queste persone desiderose di ottenere un minimo di giustizia, come dei pazzi scatenati, dei vanagloriosi, dei mitomani, degli stupidi megalomani, dei soggetti comunque da non prendere minimamente in considerazione e che non hanno alcuna speranza di vincere quella che invece è una importantissima battaglia di civiltà.
Staremo a vedere.
Intanto ci diamo appuntamento nella Racalmuto di Sciascia, per iniziare a mettere a punto la macchina organizzativa.