9 ottobre 1960, viene pubblicato Il giorno della civetta

Il 9 ottobre 1960, in anteprima sulla rivista “Mondo nuovo”, viene pubblicato il romanzo di esordio di Leonardo Sciascia: Il giorno della civetta. In esso viene ripreso in forma romanzata un fatto vero: l’omicidio di un sindacalista comunista avvenuto a Sciacca nel 1947. È un punto di svolta perché fino a quel momento “cosa nostra” veniva rappresentata con toni quasi epici, che finivano per mitizzare, piuttosto che condannare, i suoi padrini e affiliati. Parallelamente, la politica tendeva a negare l’esistenza del fenomeno o quantomeno a ridimensionarlo di molto.

La Sicilia narrata dallo scrittore Leonardo Sciascia non è soltanto il luogo delle contraddizioni, dove convivono bellezza dei paesaggi e difficoltà del vivere, ma è, soprattutto, il luogo in cui meglio si nasconde il groviglio oscuro delle sopraffazioni, la trama degli inganni ordita dal potere che riesce a sviare la ragione fino a renderla impotente
Nato nel 1921 a Racalmuto, nell’Agrigentino, non lontano dai luoghi di Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia fu avviato precocemente alla lettura dalla madre e da due zie insegnanti elementari. Egli stesso si dedicò alla scuola come insegnante per molti anni, fino a quando gli impegni letterari e politici non l’assorbirono più intensamente.
Già le sue prime opere suscitarono molto interesse, ma il grande successo arrivò nel 1961 con Il giorno della civetta. Successivamente, attraverso i suoi romanzi, racconti, testi teatrali e saggi, si venne definendo sempre più chiaramente una figura di scrittore drammatico, impegnato sul piano della razionalità, di forte presa sul lettore. Diventato ormai, malgrado il carattere schivo, un personaggio noto, si divise fra tre città: Palermo, dove aveva contribuito a fondare la casa editrice Sellerio; Roma, dove svolgeva un’intensa attività politica e dove, tra l’altro, fece parte della commissione parlamentare d’indagine sull’assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia; infine Parigi, dove affermava di respirare un’aria più stimolante e più libera. Morì a Palermo nel novembre 1989.
Il romanzo Il giorno della civetta irruppe nella narrativa italiana con una grande forza di denuncia. Per la prima volta un romanzo raccontava la realtà della mafia come un potere forte e nascosto, ramificato in tutti i livelli sociali e infiltrato nei palazzi della politica. Costruito secondo la struttura del giallo, il libro ha come protagonista un ufficiale dei carabinieri che con la forza della ragione cerca di far luce sull’assassinio inspiegabile di un sindacalista. Ma i suoi sforzi per scoprire i veri sicari e mandanti vengono continuamente vanificati, cancellati da infinite complicità e menzogne.
Sciascia ha scritto intensi racconti sulla Sicilia incentrati sulla sua passione per la giustizia, quel rovello morale che lo spingeva ad attraversare l’opacità dei fatti e le apparenze per affrontare il senso vero e profondo della realtà. I suoi punti di riferimento erano rappresentati da Pirandello, che aveva esplorato a fondo la mente e i desideri degli uomini, e dall’amato Voltaire, che aveva indagato il mondo col sorriso della ragione: Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia è soprattutto un omaggio al maestro francese.
Lo scrittore siciliano è stato fedele a quella che considerava la sua missione anche quando si accaniva a ricomporre i documenti sulla prigionia di Aldo Moro o quando dava una sua spiegazione della misteriosa scomparsa del fisico Ettore Majorana. Proprio con le opere degli ultimi anni, infatti, segnate da maggiore pessimismo, Sciascia definiva più chiaramente la sua strategia di fronte agli oscuri nodi della storia e testimoniava il suo bisogno di verità.

Arianna Culoso