Agrigento la grande fuga ( dal puc)

Non è la rivisitazione del film basato sul libro di Paul Brickhill, il pilota australiano della Royal Australian Air Force, abbattuto con il suo aereo in Tunisia durante la seconda guerra mondialepoi internato in Germania in un campo di concentramento per ufficiali, dove partecipò alla realizzazione di un tunnel attraverso il quale evadere dal campo nel quale era stato internato.

Si tratta della grande fuga da Agrigento, a cominciare da quella dei turisti dalla cosiddetta Capitale della Cultura, per finire con quella dal PUC indetto dal Comune.

Una “furbata” che ha permesso al Comune di utilizzare manodopera  – a titolo gratuito – per circa tre mesi, per far fronte all’inefficienza delle ditte addette allo spazzamento delle vie cittadine e alla rimozione dei rifiuti, oltre che all’inciviltà di molti agrigentini.

Andiamo con ordine.

Il 19/06/2023, con delibera della Giunta Comunale, si procedeva alla “Approvazione Schemi di convezione per l’espletamento delle attività inerenti i Progetti utili alla collettività (PUC) Fondo Povertà”.

Ai suddetti Progetti utili alla collettività (PUC), così come previsto dalla Legge 28 marzo 20l9, n. 26, erano tenuti a partecipare i beneficiari di Reddito di cittadinanza (RDC), “mettendo a disposizione un numero di ore compatibile con le altre attività e comunque non inferiore al numero di otto ore settimanali aumentabili fino a un numero massimo di ore 16 settimanali, con il consenso di entrambe le parti”.

La citata normativa, stabiliva altresì che, la mancata adesione ai PUC da parte di uno dei componenti del nucleo familiare, comportava la decadenza dal RDC.

Alla data della delibera della Giunta Comunale, si sapeva già che molti percettori di RDC avrebbero perso il beneficio dopo l’ultima erogazione del mese di luglio, ma questo non impediva al Comune di obbligare gli ex percettori di RDC a prestare la propria opera per un beneficio del quale non godevano più, tant’è che ai primi del mese di agosto, gli stessi, ormai ex percettori di RDC venivano chiamati a spazzare le vie cittadine, prestando la propria opera per 16 ore settimanali, equivalenti al massimo delle ore previste dalla normativa, che peraltro era chiara in merito al “consenso di entrambe le parti”.

Come si evince dalla stessa delibera, il Comune stipula la convenzione con le ditte, Iseda, Impresa Servizi Ecologici Disinquinamento Ambienti, e con la SEA , Servizi ecologici Ambientali, entrambe con sede in Agrigento.

Come da convenzione, “Il ‘Soggetto Ospitante’(Ditta – ndr), si impegna ad accogliere i soggetti impegnati nei PUC – Beneficiari del Reddito di Cittadinanza residenti nel Comune di Agrigento, che fanno parte dei due progetti citati in premessa, per il numero che di volta in volta si rendono disponibili, e comunque per un massimo n. 70”, precisando inoltre che “Le attività previste nei progetti devono intendersi complementari, a supporto e integrazione rispetto a quelle ordinariamente svolte dal Soggetto Ospitante. L’impegno allo svolgimento del PUC coincide con la durata del beneficio del Soggetto Beneficiario e prevede un massimo di 12 ore settimanali per ciascun Soggetto Beneficiario”.

Appare evidente come a prestare la propria opera aderendo al PUC, non poteva essere chiamato chi non percepiva più alcun beneficio da RDC, né tantomeno si poteva imporre – neppure a quanti continuano a percepire il Reddito di Cittadinanza – 16 ore di lavoro settimanali, considerato il fatto che la stessa convenzione tra Ditte e Comune ne prevede un massimo di 12.

Ma al peggio non c’è mai fine.

Quanti da mesi non percepiscono più alcun beneficio, continuano a non ricevere nulla dal Comune e dalle Ditte.

Su altri aspetti relativi al lavaggio e allo scerbamento delle vie cittadine, è intervenuto ieri – sulla sua pagina Facebook –  Giuseppe Di Rosa, responsabile regionale per la trasparenza degli Enti Locali del Codacons:

Il Sindaco pubblicizza come un successo ed un evento straordinario il lavaggio della Via Atenea così come ad esempio lo scerbamento di alcune strade, ed invece ? TUTTO PREVISTO NELL’APPALTO……..

Sindaco, è tutto previsto nel capitolato d’oneri dell’appalto del comune per l’igiene ambientale della città, quell’appalto da te definito ‘capestro’

Adesso, dovreste spiegare, tu ed il tuo Vice Sindaco, alla città, come mai in questi anni di tua amministrazione, non avete proceduto al lavaggio delle strade, alla apertura delle isole di prossimità, alla raccolta dei sacchi fuori discarica ed a tanto altro ancora come previsto nell’appalto”.

Già ma nessuno osa chiedersi se lo spazzamento delle vie – alle quali sono obbligati a lavorare gli ex percettori di RDC –  fosse previsto nell’appalto.

Nessuno chiede se le ditte che hanno partecipato al PUC possedevano i requisiti previsti.

Nessuno si chiede chi pagherà le quattro ore in più rispetto quelle previste dalla convenzione tra Ditte e Comune.

E nessuno si chiede chi pagherà questi mesi di lavoro, ad oggi a titolo gratuito.

Il successo straordinario dello spazzamento delle vie cittadine grazie a un PUC che andrebbe ben analizzato, continuerà a essere il fiore all’occhiello di questa Amministrazione Comunale, nel silenzio assenso di quanti evidentemente fanno finta di non vedere.

Intanto, iniziano le prime fughe dal PUC.

Alcuni lavoratori – a titolo gratuito – hanno già cominciato ad abbandonare il PUC non presentandosi più al lavoro.

Del resto, non percependo più il RDC e non ricevendo alcun compenso dal Comune o dalla ditta presso la quale prestano la propria opera, sembrerebbe la scelta più ovvia.

E se invece fosse la soluzione più favorevole per il Comune e le Ditte, per giustificare i mancati compensi o le conseguenze di un’azione legale?

Del resto, se pure dovesse avvenire una grande fuga dal PUC – fatta salva un’azione di rivalsa – per l’Amministrazione si tratterebbe di un successo: strade spazzate a costo zero per mesi.

Sempre che a nessuno venga in mente di andare a verificare la legittimità del PUC e quanto previsto dalla legge…

In attesa della grande fuga – forse sperata da chi ha predisposto il PUC, dalle ditte, e da chi la trasparenza degli Enti Locali la vede in parte -, ai beneficiari del niente, pur lavorando, non resta altro che sperare nella Caritas.

Gian J. Morici

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