“Borsellino”, l’agenda marrone all’Antimafia

La Commissione nazionale antimafia ha concluso l’audizione dei familiari di Paolo Borsellino. La figlia Lucia ha consegnato una copia dell’agenda marrone del padre. Gli interventi.

Paolo Borsellino, oltre all’agenda rossa da cui non si è mai separato e che è sparita subito dopo la strage di via D’Amelio, ha posseduto anche un’altra agenda, marrone, che ha utilizzato come rubrica telefonica, e che non è mai stata repertata. Ebbene, la figlia Lucia ha consegnato una copia scansionata dell’agenda marrone alla Commissione nazionale antimafia, impegnata attualmente nelle audizioni dei familiari del giudice. E nel consegnare l’agenda marrone, Lucia così si è rivolta ai Commissari: “L’abbiamo custodita per 30 anni, senza avere mai saputo che non avesse ricevuto alcuna attenzione sotto il profilo delle indagini. Sarà mio padre a far comprendere chi erano le persone di cui si fidava e quelle di cui non si fidava. Per evitare strumentalizzazioni vorrei dare la mia lettura. In quell’agenda troverete tutti i numeri delle persone vicine a mio padre aggiornata alla mattina del 19 luglio. Si trovano per tre quarti numeri di magistrati e per il resto di familiari. Troverete un surplus di numeri di persone che mio padre aveva necessità di raggiungere in qualunque momento oppure di persone come il procuratore Giammanco che per questioni lavorative doveva raggiungere. Non troverete i numeri di chi non aveva queste frequentazioni. Me ne assumo la responsabilità. Per i numeri che non troverete lascio a voi ogni valutazione”. E poi Lucia Borsellino ha ricordato un episodio alquanto sintomatico del depistaggio: “La moglie del falso pentito Vincenzo Scarantino, Rosalia Basile, nel febbraio del 1994 citofonò a casa nostra e chiese di parlare con mia madre. Voleva raccontare dei maltrattamenti e delle torture subite dal marito nel carcere di Pianosa per costringerlo a parlare. Ritenemmo quell’incursione poco opportuna e il mio fidanzato di allora, un poliziotto della Scientifica, non le consentì di salire a casa. Venne fatta una relazione di servizio, che fu inviata anche al capo della Scientifica, ma quella relazione non è mai finita negli atti dei processi e il poliziotto fu sentito solo nel 2016”. A conclusione dei lavori, il senatore di Fratelli d’Italia, e componente della Commissione, Raoul Russo, ha commentato: “E’ stato un ciclo di audizioni molto importante nell’ambito delle quali è stata fatta una ricostruzione fattuale estremamente complessa ma precisa che sicuramente dà una chiave di lettura importante sulla strage di via D’Amelio, legata prepotentemente all’inchiesta mafia-appalti. Non possiamo far altro che ringraziare Lucia Borsellino e suo marito, l’avvocato Trizzino, per lo sforzo compiuto in queste lunghe sedute nel ricostruire, sia pure dolorosamente, i fatti avvenuti in quei 57 giorni che separano la strage di Capaci da quella di via D’Amelio. Siamo sicuri che il lavoro della Commissione sarà nei prossimi mesi, alla luce degli elementi emersi fin qui, il più completo possibile e coerente per portare quantomeno ad una verità storica sulle stragi”. E Carolina Varchi, capogruppo in Commissione giustizia di Fratelli d’Italia e vice sindaco di Palermo, così traccia un consuntivo: “Un enorme grazie a Lucia Borsellino, che ha voluto consegnare alla commissione Antimafia la copia di un’agenda del padre Paolo, contenente riferimenti importanti. E’ un atto coraggioso che dimostra il desiderio della famiglia Borsellino di una verità completa sui giorni delle stragi. Sappiano, Lucia e i suoi familiari, che quella sete di verità è anche la nostra. E’ molto positivo il filone aperto dalla nostra presidente Chiara Colosimo, che ha intuito l’utilità dell’inchiesta sui giorni che separano la strage di Capaci da quella di via D’Amelio. Fratelli d’Italia non esiterà mai nel portare avanti questa operazione di ricostruzione della verità storica. Lo dobbiamo alla famiglia Borsellino, ma anche ai tanti italiani come noi che, nell’agire di ogni giorno, non dimenticano gli insegnamenti dei nostri eroi caduti per combattere Cosa nostra. Una democrazia che conosce tutta la sua storia, è una democrazia più forte”.

teleacras angelo ruoppolo