“New connection”, inediti e indagini

E’ ricercato Giovan Battista Badalamenti, il capomafia di Torretta sfuggito alla cattura lo scorso 8 novembre nel blitz sull’asse Palermo – New York. L’incidente tra Messina Denaro e Raccuglia.

Domenico Raccuglia

Il pomeriggio del 15 novembre del 2009 fu arrestato dalla Polizia, dopo 13 anni di latitanza, il numero 2 di Cosa Nostra dell’epoca dopo Matteo Messina Denaro, ovvero Domenico “Mimmo” Raccuglia, 59 anni, boss di Altofonte, inteso “il veterinario” per la sua passione per gli animali, scovato a Calatafimi in provincia di Trapani. E Messina Denaro si arrabbiò, e non poco: perché lui già all’epoca scelse il suo territorio per mantenersi latitante, e non sarebbe stato affatto a conoscenza che Raccuglia si fosse nascosto “a casa sua” (tra virgolette), sollevando l’attenzione e la presenza delle forze dell’ordine, a suo pericolo e danno. Ciò emerge da alcune intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta appena sfociata, lo scorso 8 novembre, in una raffica di arresti tra Palermo e i Gambino di New York, già protagonisti della leggendaria inchiesta risalente agli anni ’80, “Pizza Connection”. Giovan Battista Badalamenti, 69 anni, uno dei capi indiscussi e storici della famiglia mafiosa di Torretta, residente da tempo negli Stati Uniti, e suo nipote, Salvatore Prestigiacomo, 54 anni, anche lui affiliato impegnato a curare i rapporti con i “cugini” americani, sono intercettati lo scorso 20 luglio. Prestigiacomo, tra l’altro, ha raccontato a Badalamenti, che tuttavia ne è già al corrente, la reazione rabbiosa di Messina Denaro quando lo informarono che Mimmo Raccuglia si era rifugiato in incognito a Calatafimi-Segesta. I due conversano così: “Quando è andato a finire a… a Trapani, i trapanesi non sapevano niente. Messina Denaro si siddiò. Disse: ‘Ma questo dduocu che ci faceva senza che io ne so niente?’. Dice: ‘Come tu non sai niente? Ma non l’hai avuto detto?’. Dice: ‘Io non so niente – dice – di questa cosa’. E ci eravamo visti qualche quattro, cinque giorni prima”. Inoltre, ancora il 20 luglio, Badalamenti racconta a suo nipote di avere incontrato personalmente Matteo Messina Denaro poco prima del suo arresto. Nel frattempo, ancora nell’ambito della stessa inchiesta lungo l’asse Palermo – New York, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Filippo Serio, ha convalidato gli arresti dei 5 esponenti delle famiglie mafiose di Torretta, Borgetto e Partinico arrestati e indagati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento e incendio. Il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere per Francesco Rappa, 81 anni, a capo della famiglia di Borgetto, che ha già scontato tre condanne per mafia, e che si è avvalso della facoltà di non rispondere sottolineando soltanto: “Da quando sono uscito non mi sono interessato più di nulla”. In carcere anche lo stesso Salvatore Prestigiacomo. Ai domiciliari Maria Caruso, 39 anni, di Palermo, Giacomo Palazzolo, 76 anni, di Balestrate, e Salvatore Prestigiacomo, omonimo dell’altro, di 54 anni. Arresti ospedalieri per Isacco Urso, 40 anni, di Verbania, già ricoverato all’ospedale Villa Sofia. Giovan Battista Badalamenti è invece sfuggito al blitz coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, condotto dall’Fbi e dal Servizio centrale operativo di Roma. Badalamenti è ricercato.

teleacras angelo ruoppolo