“Sistema Montante”, raffica di prescrizioni

Altre otto prescrizioni al maxi processo sul “Sistema Montante” in corso a Caltanissetta. Adesso i difensori decideranno se accettarle o rinunciare.

Innanzi al Tribunale di Caltanissetta è in corso il maxi processo di Caltanissetta sul cosiddetto “Sistema Montante”. ‘Maxi’ perché il presidente del Tribunale nisseno, Francesco D’Arrigo, ha riunito in un unico processo i due tronconi, con 13 e 17 imputati, dell’inchiesta imperniata sull’ex presidente di ConfIndustria Sicilia, Antonello Montante, ovvero il filone del presunto dossieraggio e della rivelazione di notizie riservate con accessi abusivi ai sistemi informatici di polizia, tramite scambi di favori ad elevatissimo livello tra le forze dell’ordine e non solo, e il filone politico, ovvero l’intreccio di interessi ruotanti intorno al governo Crocetta, in carica tra il 2012 e il 2017. Già nel maggio scorso, il giudice D’Arrigo, a fronte dell’incombenza dei termini di prescrizione, tentò di accelerare lo svolgimento delle udienze: una ogni lunedì. Tuttavia, tra inciampi e intoppi, progressivamente sono sopraggiunti i termini entro cui esercitare l’azione penale in riferimento ad un determinato reato. Infatti, il giudice D’Arrigo ha già dichiarato prescritto il reato di truffa in concorso contestato ad Antonello Montante, all’ex assessore regionale all’Industria, Linda Vancheri, e all’imprenditore gelese Carmelo Turco. Così è anche per l’ipotesi di simulazione di reato (per la quale Montante è stato assolto in Appello) contestata all’ex dirigente di ConfIndustria, Carlo La Rotonda, e per il favoreggiamento addebitato agli imprenditori Andrea e Salvatore Calì. Solo l’ufficiale dei Carabinieri Letterio Romeo, accusato di soppressione, distruzione o occultamento di atti pubblici o scritture private, ha rinunciato alla prescrizione. Poi sono scattate altre due prescrizioni relative al reato associativo: per il generale Arturo De Felice, e per il già capocentro Dia a Caltanissetta, Gaetano Scillia. E adesso, da ultimo, è scattata la prescrizione per altri otto imputati, tra cui l’attuale presidente della Regione, Renato Schifani, al quale è contestato solo un caso di presunta rivelazione di segreto d’ufficio. Gli altri sette sono: il colonnello dei Carabinieri Giuseppe D’Agata, il caporeparto dell’Aisi Servizi segreti Andrea Cavacece, il tributarista Angelo Cuva, l’ex direttore dell’Aisi Arturo Esposito, il sindacalista Maurizio Bernava, e i fratelli Andrea e Salvatore Calì, imprenditori nel settore sicurezza. I difensori degli otto imputati interverranno prossimamente per comunicare al collegio giudicante se accettano oppure rinunciano alla prescrizione proseguendo il processo per la trattazione del merito. Più nel dettaglio, l’ipotesi di reato contestata a Schifani risale al 2015, e nel capo d’imputazione la si descrive così: “Arturo Esposito, direttore dell’Aisi Servizi segreti, rivelava a Montante, tramite il colonnello dei Carabinieri Giuseppe D’Agata, la notizia, veicolata dal questore Andrea Grassi, che fosse stata disposta attività d’intercettazione nell’ambito del procedimento instaurato nei suoi confronti, quindi a carico di Montante, nonché a Valerio Blengini, vice direttore dell’Aisi Servizi segreti, affinché si recasse da Bruno Megale, Questore di Caltanissetta, al fine di attingere ulteriori informazioni, e poi a Renato Schifani la notizia, sempre veicolata da Andrea Grassi, che D’Agata fosse indagato nell’ambito dello stesso procedimento. A questo punto, Renato Schifani avrebbe trasmesso le informazioni ad Angelo Cuva, avvocato e docente di diritto tributario all’Università di Palermo, già consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del presidente del Senato, carica rivestita all’epoca da Schifani. E Cuva l’avrebbe trasferita a D’Agata”.

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