Catania, prove tecniche di ‘regime’: la polizia sgombera in maniera brutale il consultorio e la casa dello studente. Di Nicoletta Petrotto

Di Nicoletta Petrotto. Ricordo ancora i primi anni di Università, la condizione in cui, con stupore, mi ritrovai: idonea alla borsa di studio, ma non assegnataria. Per chi è estraneo al mondo universitario è la condizione in cui si ritrovano ogni anno migliaia di studenti. Studenti con un reddito familiare basso, tale da avere il diritto ad accedere ad una serie di servizi quali posto letto, borsa di studio e mensa universitaria, lo stesso diritto che sistematicamente viene negato per la mancanza di immobili, soldi, disponibilità a trovare delle soluzioni, da parte degli organi regionali e nazionali di competenza.

Fummo tra i primi ad organizzare campeggi forzati nelle piazze limitrofe agli uffici ERSU, nell’attesa che il diritto allo studio, e quindi ad un posto letto, ci venisse garantito.
Da lì il desiderio di gridare a voce alta la nostra rabbia per una condizione di svantaggio che non avevamo scelto ma che ci vietava, inevitabilmente, di proseguire gli studi, di seguire le lezioni. Molti di noi provenivano da paesi distanti dalla sede della nostra Università e non potevano permettersi di chiedere un contributo economico ai genitori per il pagamento di una stanza in affitto.

Fu allora che conobbi le ragazze e i ragazzi dello Studentato 95100, giovani studenti e studentesse esattamente come noi, che si proposero sin da subito di offrirci non solo il loro aiuto ma anche un tetto sotto il quale vivere, nell’attesa che la situazione si risolvesse. In quei mesi la sede dello Studentato occupato 95100 in via Gallo fu per me e per altri studenti e studentesse la nostra casa , la stessa casa che il tanto decantato diritto allo studio, ad un’istruzione pubblica, gratuita e accessibile a tutti ci aveva sottratto!
Alla loro ospitalità seguì anche il loro sostegno nell’organizzazione di manifestazioni, proteste che ci portarono ad avere una serie di incontri, ai quali seguirono interventi da parte dell’ERSU e una parziale soddisfazione delle nostre richieste.
Quella fu per noi una grande dimostrazione di quanto in realtà non esistano battaglie impossibili ma soltanto sognatori poco ribelli!
Da quel momento lo studentato divenne per noi l’unica realtà in grado di comprenderci, l’unica a parlare la nostra stessa lingua e ad essere pronta, non solo con le parole ma anche con i fatti, ad intervenire a fianco dei più deboli, in nome di quella giustizia sociale molto spesso dimenticata.
Nel frattempo gli anni sono passati, la mia vita per esigenze lavorative si è allontanata da loro, da Catania, la loro, la nostra città, ma di certo io non dimentico quello che è stato, quello che hanno continuato a fare in questi anni. Lontana dalla nostra città, dalla nostra terra vi ho sempre seguito e supportato!

Leggere oggi di questo sfratto forzato, quindi, seppur lontana fisicamente, mi porta a stringermi forte a voi, alla vostra tenacia, al vostro desiderio di continuare a lottare con le vostre forze ed i vostri strumenti, aperti e accessibili a tutti! Lo Studentato, così come il consultorio NON DEVONO MORIRE! La comunità catanese, la Sicilia, l’Italia ha bisogno di voi! Non mollate ragazz*, vi sono vicina!