“Messina Denaro stava morendo e non mi sono tirato indietro”

Ha risposto alle domande del giudice per le udienze preliminari l’autista di Matteo Messina Denaro. Giovanni Luppino ha modificato parzialmente la sua versione sui rapporti con il boss.

La Procura di Palermo lo scorso 22 settembre ha depositato istanza di rinvio a giudizio di Giovanni Luppino, 59 anni, l’agricoltore, commerciante di olive, la “Nocellara del Belice”, che alla guida di una Fiat Bravo ha accompagnato lunedì mattina 16 gennaio Matteo Messina Denaro alla clinica “La Maddalena”, dove il boss è stato arrestato dai Carabinieri. Luppino inizialmente si è difeso così: “Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss. Mi è stato presentato come cognato di Andrea Bonafede, e l’ho accompagnato perché doveva sottoporsi alla chemioterapia”. Ebbene, adesso Giovanni Luppino ha risposto alle domande del giudice per le udienze preliminari, e ha parzialmente modificato il suo racconto: “Andrea Bonafede, mio compaesano, mi presentò un uomo sostenendo che fosse suo cugino, Francesco, e mi chiese di accompagnarlo a Palermo per delle cure. Un giorno lui, Francesco, si sentì male durante uno dei viaggi per Palermo. Io gli ho detto di andare in ospedale. E lui mi ha risposto: ‘Portami a casa, sono Matteo Messina Denaro, non posso andare in ospedale’. Non mi sono tirato indietro. Di fronte alla morte l’aiuto non si nega a nessuno. Messina Denaro mi comunicava con un pizzino lasciato nella cassetta della posta il giorno e l’ora in cui gli serviva il mio aiuto”. Poi i pubblici ministeri, Gianluca De Leo e Piero Padova, gli hanno domandato: “Lei conosce i componenti della famiglia Bonafede?”. E Luppino ha risposto “no”. E i magistrati hanno ribattuto: “E allora perchè Laura Bonafede e suo marito Salvatore Gentile hanno battezzato i suoi figli?”. E Luppino non ha più risposto. Giovanni Luppino è imputato di procurata inosservanza di pena e favoreggiamento aggravati da mafia. Tuttavia, in occasione della prima udienza preliminare, la Procura ha modificato il capo d’imputazione, aggravandolo in associazione mafiosa.Da ulteriori indagini e approfondimenti ad opera dei Carabinieri del Ros è emerso che lui, Luppino, avrebbe preteso denaro da alcuni imprenditori, presentandosi come emissario di Messina Denaro, e precisando che i soldi sarebbero stati destinati al capomafia. E ciò sarebbe stato confermato dagli stessi imprenditori, ascoltati come testimoni, e che hanno altrettanto precisato: “I soldi chiesti non glieli abbiamo dati”. Inoltre, dalle analisi delle celle telefoniche agganciate da Giovanni Luppino emerge che avrebbe accompagnato in clinica Messina Denaro per ben 50 volte in due anni. E spesso i due avrebbero trascorso la notte a Palermo prima della seduta di chemioterapia a “La Maddalena”. E poi: a Giovanni Luppino sono stati sequestrati degli appunti relativi ad alcuni medici oncologi della clinica “La Maddalena”, e altri numeri telefonici per le prenotazioni di visite e trattamenti sanitari.E poi vi è un appunto sulla guarnizione per una “Giulietta”, esattamente lo stesso modello dell’automobile di Matteo Messina Denaro, l’Alfa Romeo nera modello “Giulietta” che è stata trovata dalla Polizia a Campobello di Mazara nei pressi del suo terzo covo, in via San Giovanni, innanzi all’abitazione di Giovanni Luppino, nel garage del figlio di Luppino.

teleacras angelo ruoppolo