ADINOLFI: AICS CERCA VISIBILITÀ SULLA PELLE DEI MINORI

ADINOLFI: AICS CERCA VISIBILITÀ SULLA PELLE DEI MINORI

“I regolamenti sportivi non ammettono l’alias, non per caso”


Firenze, 4 gennaio 2024

Il Circolo del Popolo della Famiglia per Firenze, tramite il suo referente Pier Luigi Tossani, aveva già inviato, nell’ormai lontano giugno 2021 (vedere a questo link https://www.facebook.com/popolodellafamigliafirenze/posts/pfbid02fgZrKJJNQv5qypR1eESBJnDeKds72d33kpMc8DBvKrjBxt4q2Xmiu3vHG3H9ySsil?locale=it_IT), una lettera aperta ai Presidenti del  Comitato Italiano Paralimpico, della FIDAL e della FIGMMA sul tema scandaloso degli uomini transgender che vengono ammessi a gareggiare nelle categorie femminili di vari sport, con risultati anche orripilanti come quelli che si vedono nella foto, che ritrae gli effetti dell’azione del pugile americano Fallon Fox contro una malcapitata avversaria.
 
Oggi, il presidente nazionale del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi, interviene nel modo seguente sul tema dei “tesseramenti alias” in AiCS: 
 
ADINOLFI: AICS CERCA VISIBILITÀ SULLA PELLE DEI MINORI
“I regolamenti sportivi non ammettono l’alias, non per caso”
 
Trovo sempre fastidioso quando qualcuno cerca visibilità sulla pelle dei nostri figli, specie se minori. Ora scopro un signor Bruno Molea che per un trafiletto sul giornale si inventa i tesseramenti alias nelle associazioni sportive affiliate ad AiCS. Da ragazzo, pare incredibile a guardarmi adesso, sono stato un discreto mezzofondista e avevo misure decenti anche nel lancio del peso. Nelle competizioni provinciali maschili juniores della Fidal a cui partecipavo non andavo però mai oltre il settimo, ottavo posto. Il che generò nella mia adolescenza turbamento e dovetti affrontare il tema della sconfitta. 
 
Non c’era ai miei tempi un Molea ad indicare la strada: non chiamarti Mario, iscriviti come Maria e partecipa a tutti gli allenamenti femminili, pure a qualche gara amichevole e ludica, trionfa lì. Fine dello scherzo dal sapore autobiografico. Molea sa bene che i regolamenti sportivi prevedono due generi e si compete nel proprio genere di appartenenza. Non è un caso o un vezzo. Il regolamento ricalca la semplicità della natura: maschi con i maschi, femmine con le femmine. Gli alias non esistono, già è senza senso ammettere questa stramberia a scuola, nello sport si generano nei ragazzi solo profonde ferite. Lo ammette lo stesso Molea che sa benissimo che i suoi alias non potranno mai iscriversi con il sesso non anagrafico a una gara ufficiale. 
 
E allora a cosa serve l’annuncio strombazzato da AiCS? Semplice: a sfruttare un tema alla moda per attirare visibilità, ottenendola sulla pelle dei ragazzi, illudendo Mario sul poter gareggiare come Maria fino a quando un Mario adolescente sarà ben lieto di aver trovato un trucco per andare negli spogliatoi con le Marie e magari lì combinerà un guaio con il signor Molea che a quel punto si traccerà una virgola rossa sotto l’occhio e sarà pronto a cavalcare un altro tema alla moda, proclamandosi femminista e contro il patriarcato. Ah, quanti danni fanno le ansie da prestazione social degli adulti. Facciamo in modo che non ricadano sui nostri figli, lasciate in pace ragazze e ragazzi che almeno nello sport meritano regole e chiarezza, non chiacchiere da imbonitori. Questo chiedono le mamme e i papà quando iscrivono un figlio o una figlia a uno sport: regole, lealtà e la splendida chiarezza del risultato legato al lavoro prodotto per ottenerlo, in competizione sana con gli altri. Con gli altri del proprio sesso, evidentemente, altrimenti è un trucco che il doping al confronto è bazzecola”.