“Il cognato di Messina Denaro è ancora pericoloso”

La Cassazione rigetta l’istanza di revoca dell’ergastolo “bianco” a carico di Filippo Guttadauro, cognato di Matteo Messina Denaro: “E’ ancora socialmente pericoloso”.

Rosalia Messina Denaro, 68 anni, sorella di Matteo Messina Denaro, è detenuta dallo scorso 3 marzo. Ed è moglie di Filippo Guttadauro, 72 anni, originario di Bagheria, inteso “Il dottore”, che è stato condannato e ha scontato 14 anni di reclusione per associazione mafiosa. Tuttora è sottoposto al cosiddetto “ergastolo bianco”, ovvero è internato: gli internati sono i reclusi che, dopo avere scontato una pena, non sono scarcerati perché ancora ritenuti pericolosi. Il secondo figlio di Rosalia e Filippo, Francesco Guttadauro, nipote prediletto dello zio Matteo, sconta attualmente una condanna a 16 anni anche lui per associazione mafiosa. Ebbene, la Cassazione ha appena rigettato l’istanza di Filippo Guttadauro di revocargli l’ergastolo “bianco”, a cui sarà costretto almeno fino al 2026. E ciò perché secondo i giudici della Suprema Corte lui, Guttadauro, è ancora socialmente pericoloso, e quindi è opportuno che sia ancora “internato” nella casa di lavoro nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, in provincia di Udine. L’istanza rigettata è stata firmata dalla figlia di Filippo, l’avvocato Lorenza Guttadauro, che ha assistito anche lo zio Matteo. Nel dettaglio, l’avvocatessa Lorenza ha invocato la revoca dell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Trieste che il 16 gennaio del 2023, lo stesso giorno dell’arresto di Matteo, ha prorogato il 41 bis a carico di suo padre Filippo per 3 anni. I giudici della Cassazione hanno scritto: “E’ valutata persistente la pericolosità sociale di Guttadauro, esponente della famiglia di Castelvetrano sin dagli anni ’80, diretto collaboratore del cognato Matteo Messina Denaro. Ha contribuito al mantenimento e al consolidamento delle funzioni di vertice di Messina Denaro, in particolare adoperandosi ad assicurare lo scambio di comunicazioni tra Messina Denaro e Bernardo Provenzano durante lo stato di latitanza di entrambi”. I magistrati riconoscono alcuni elementi a favore di Filippo Guttadauro, e scrivono ancora: “Non si è trascurato di considerare anche gli elementi favorevoli, quali la disponibilità di Guttadauro ad interloquire con le istituzioni in vista del suo reinserimento nel circuito sociale, l’espletamento di lavoro nel carcere, e l’assenza di atteggiamenti prevaricatori con gli appartenenti al gruppo di socialità. E sono elementi che risultano di rilievo in una prospettiva di futuro reinserimento sociale. Tuttavia allo stato si è ritenuto preponderante il pericolo di ripresa di contatti e collegamenti con l’associazione di riferimento, tuttora attiva, e nutrita da stretti vincoli parentali. E dopo la morte di Messina Denaro questo avrebbe potuto essere un pericolo concreto”. La difesa di Guttadauro non condivide, e ritiene che il ‘no’ alla revoca si basa solo su presunzioni di pericolosità legate alla condanna di Guttadauro, alle sue parentele, all’asserita operatività del gruppo criminale di riferimento, e non è invece basato su elementi concreti e attuali di pericolosità”. La Cassazione ha replicato: “Guttadauro è stato parte attiva persino durante l’esecuzione della precedente misura di sicurezza della libertà vigilata, quando si è prestato a fungere da collegamento tra il cognato Matteo Messina Denaro e Bernardo Provenzano, assicurando lo scambio di corrispondenza tra i due vertici mafiosi e così agevolando la latitanza e l’esercizio dei poteri di supremazia sugli altri associati ancora liberi. E’ escluso quindi, allo stato, che la misura di sicurezza possa essere sostituita dalla libertà vigilata”.

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