“No alla scarcerazione di Laura Bonafede”

La Cassazione, come il Riesame, ha rigettato l’istanza di scarcerazione di Laura Bonafede, presunta fiancheggiatrice di Matteo Messina Denaro. I dettagli.

La Cassazione ha rigettato il ricorso di Laura Bonafede e ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a suo carico. Secondo i giudici della Suprema Corte, la permanenza in carcere della donna è giustificata dal rischio di compromettere le indagini in corso soprattutto relative alla ricerca e alla scoperta degli altri fiancheggiatori del boss morto lo scorso 25 settembre, con i quali anche la Bonafede avrebbe potuto avere dei rapporti di comunicazione. Già lo scorso 4 maggio il Tribunale del Riesame ha respinto l’istanza di scarcerazione dell’insegnante Laura Bonafede, 56 anni, di Campobello di Mazara, figlia del defunto capomafia della città, Leonardo Bonafede, arrestata lo scorso 13 aprile per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena a Matteo Messina Denaro. Tale capo d’imputazione è stato poi aggravato contestandole il 416 bis, ovvero l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Sia il Riesame prima che la Cassazione adesso hanno pertanto confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere in cui tra l’altro si legge: “La donna si è adoperata in una prolungata assistenza al latitante Matteo Messina Denaro, finalizzata al soddisfacimento delle sue primarie esigenze personali, a non essere localizzato e catturato dalle forze dell’ordine, e a non essere sottoposto alle pene per le quali era stato condannato”. E i giudici del Riesame hanno scritto: “Laura Bonafede ha contribuito in modo fattivo al mantenimento in vita della peculiare rete di comunicazione di Matteo Messina Denaro, affidando la consegna dei propri scritti ai ‘tramiti’, ideando ella stessa nuovi nomi in codice con cui fare riferimento a terzi soggetti o servendosi di nomi già pensati dal boss, e distruggendo i messaggi da lui ricevuti a vantaggio dell’ex latitante”. E ancora nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Alfredo Montalto, si legge: “Laura Bonafede e Matteo Messina Denaro, secondo quanto scritto dalla stessa Bonafede in una lettera trovata dai Carabinieri del Ros, si sono conosciuti nel 1997, quando Matteo Messina Denaro era già latitante insieme al padre Francesco. Entrambi erano protetti da Leonardo Bonafede, il padre di Laura, che aveva ‘concesso’ alla figlia di far visita a Matteo Messina Denaro. In una lettera al boss, Laura Bonafede ha scritto: ‘26 anni fa ho chiesto di venirvi a trovare e mi è stato concesso. Non c’era motivo di quella visita ma forse si doveva aprire un capitolo e così fu. La vita è strana, fa dei giri incredibili e poi ti porta dove vuole lei. Noi possiamo solo farci trascinare’. Dopo avere conosciuto Matteo Messina Denaro nel 1997, Laura Bonafede ha instaurato con lo stesso uno stabile rapporto quasi familiare coinvolgente anche la figlia Martina Gentile, durato dal 2007 sino al dicembre 2017 quando venne necessariamente interrotto a seguito di un’importante ennesima operazione di Polizia, per poi riprendere, appena ‘calmatesi le acque’, negli ultimi anni sino all’arresto del latitante il 16 gennaio 2023. Laura Bonafede era legata a Matteo Messina Denaro da un pluri – decennale rapporto e aveva, in molteplici occasioni, condiviso con lui spazi di intimità familiare, a volte in compagnia della figlia, tanto che i tre si definivano ‘una famiglia”.

teleacras angelo ruoppolo