Dal vangelo secondo Matteo, capitolo secondo

Le dichiarazioni inedite emerse dal verbale dell’interrogatorio di Matteo Messina Denaro del 7 luglio appena depositato al processo a carico di Laura Bonafede.

Dal verbale dell’interrogatorio di Matteo Messina Denaro del 7 luglio scorso, depositato al processo in corso a carico della sua presunta fiancheggiatrice, Laura Bonafede, emergono circostanze già note e altre no. Ad esempio, tra una risposta e l’altra, Matteo Messina Denaro si è più o meno vantato di essere un ‘professionista’, soprattutto in riferimento alla ‘professionalità’ nel mantenersi latitante. E ha raccontato: “Non cercavo mai a Campobello il mafioso nei dintorni perché sarei stato uno scemo. Io devo trovare persone al di fuori del contesto mafioso se voglio durare, io devo cercare gente che nella società è meno di nessuno”. I magistrati domandano: “E i suoi contatti, anche tramite pizzini, con i boss Vito Gondola, Michele Gucciardi, Pietro Giambalvo… ?”. E Messina Denaro risponde: “Non mi sono mai visto con queste persone… io non ho mischiato la malattia con la mafiosità perché non spuntavo da nessuna parte appena la mischiavo. Io non è che ero per esempio da Salvatore Lo Piccolo o nemmeno da Provenzano. Ci dialogavo, però io non sono nella zona del paese dove si nascondevano…”. Domanda: “E durante la latitanza a chi si è rivolto?”. Risposta: “No dai cioè devo dire a chi rivolgersi? La prego non mi faccia ridere… mi crea dolore. Non è che le mie amicizie iniziano e finiscono solo nel mondo che considerate voi mafioso, non è così. Non ho mai distinto tra ricchi e poveri. Ovviamente se dovevo frequentare una persona povera non ci andavo col Rolex per una forma di educazione. Se invece ero per i fatti miei con persone come me non avevo problemi, cioè non avevo quella forma di annacamento… non volevo dimostrare niente”. Domanda: “E i soldi trovati a casa di sua sorella Rosalia?”. Risposta: “Mi servivano per mantenermi. Il denaro trovato a mia sorella è sicuramente origine di mia madre perché erano soldi di famiglia. Ovviamente se mia madre mi poteva aiutare mi aiutava. Lei pensa che io uscivo a fare rapine o chiedere estorsioni? Non ho mai chiesto estorsioni a nessuno, non ho mai fatto traffici di droga, non ho mai fatto rapine. I soldi erano nella disponibilità della mia famiglia, mia madre ha sempre cercato di conservare e dare a tutti, specialmente a me”. Domanda: “Senta, ma quando lei ha iniziato, ha fatto i primi accertamenti e ha scoperto, insomma, che aveva un tumore… si è rivolto a qualcuno, diciamo, come… ce lo spiega il suo percorso: lei che cosa ha fatto? La prima… ha avuto dei malori?”. Risposto: “Si è bloccata la digestione. Sono andato da un medico, ho fatto una colonscopia, cioè io ho avuto un blocco… intestinale, però ancora non lo sapevo, perché non è che avessi mai avuto un blocco intestinale, uno conosce una situazione quando poi…”. Domanda: “E qualcuno le ha detto di fare la colonscopia?”. Risposta: “No, no, a questo ci arrivavo… eheheh… ci arrivavo io che bisognava fare una colonscopia e ho fatto una colonscopia. Da questa colonscopia si è subito capito, immediatamente, perché l’esito te lo danno seduta stante, che c’era questo tumore”. Domanda: “Dove ha fatto la colonscopia?”. Risposta: “Se lo sapete, allora va bene. Se non lo sapete, non lo dico”. Domanda: “Perché non lo deve dire, cioè, perché sapevano che era lei?”. Risposta: “No, no, completamente, perché non mi va, non mi va di farmi schifare dalle persone, anche se non sapevano che fossi io: dire questo significa rovinarli. Perché vede, per voi, quando arrivate voi, è normale, fate il vostro mestiere, giusto? E’ la vostra professione. Invece la gente comune, appena si vede tutto controllato, dal conto in banca a dove ha mangiato ieri sera la pizza… Lo sapevo di mio che c’era un medico bravo a Mazara. Perché lo sapevo di mio? Questo ve lo posso dire. Sapevo, tramite un mio cugino, che era primario di Ortopedia dell’ospedale di Mazara, che c’era questo medico molto molto bravo, che si chiamava Urso o D’Urso, non mi ricordo, credo Giacomo, lo avevo saputo tramite mio cugino Salvatore Messina Denaro. Me l’ha detto 7/8 anni fa, perché io ero andato a cercarlo, per un altro motivo e non per me, tra parentesi”. Dopo il primo intervento chirurgico, Messina Denaro è stato in degenza 10-15 giorni, in ospedale, solo, in stanza con un 80enne. E’ il novembre del 2021, periodo covid, nessuna visita. Dopo l’operazione a Mazara del Vallo, i medici lo inseriscono in un percorso di cure da proseguire a Trapani. A Trapani però Messina Denaro non andò, e spiega perché: “Il tempo di organizzare questa situazione, a Trapani ci sono andato o una o due volte, da un certo dottore o professore Zerilli o Ferilli… e non ci sono andato più, perché ho scoperto che ci lavora la figlia di mio fratello”. Ecco il perché del trasferimento alla clinica “La Maddalena” a Palermo.

teleacras angelo riuoppolo