I selvaggi dossier contro un magistrato

“..Emerge, in primo luogo, come il MONTANTE abbia di certo voluto acquisire informazioni su persone che hanno rivestito un ruolo politico in ambito regionale e che erano entrate in rotta di collisione, in relazione alle più svariate vicende, con la sua persona e col sistema confindustriale siciliano che egli ha rappresentato (e tutt’ora rappresenta).
In tale ambito possono senz’altro collocarsi agli accertamenti che sono stati eseauiti sul dottor Nicolò MARINO (oggi in servizio a Roma, in precedenza giudice delle indagini preliminari a Reggio Calabria, ancra prima sostituto alla Procura antimafia di Caltanissetta ed ex assessore all’Energia della giunta del governatore Rosario Crocetta, ndr ) Si è già accennato in precedenza, in relazione all’interrogazione effettuata in banca dati S.D.I. nel luglio 2016 sul conto del dottor MARINO e dei figli dello stesso, come esistano delle indubitabili ragioni legate all’incarico di Assessore da questi rivestito nella Giunta regionale presieduta da Rosario CROCETTA che possano aver indotto il MONTANTE ad attivarsi per carpire notizie di natura riservata.
..Ragioni che non possono dirsi sopite dal passare del tempo e dall’abbandono del dottor MARINO dell’esperienza di governo alla Regione Sicilia, laddove si tenga presente che in epoca prossima rispetto agli accadimenti che qui si stanno esaminando lo stesso dottor MARINO rilasciava un’intervista al quotidiano “La Sicilia” dal titolo “Nicolò Marino: «Ecco le Istituzioni che hanno coperto il sistema Montante” (pubblicata il 13 marzo 2016) in cui si esprimeva in maniera decisamente critica nei confronti del MONTANTE.
Esistono, però, non solo ragioni di carattere logico che inducono a ritenere che l’accesso in banca dati S.D.I. del GRACEFFA del 7 luglio 2016 sia stato sollecitato dal MONTANTE, attraverso il DI SIMONE, e da questi poi al DE ANGELIS, quanto, piuttosto, precisi elementi fattuali che sono stati acquisiti al procedimento e che consentono di ricondurre ad unitarietà l’insieme delle circostanze in precedenza riportate derivanti dall’analisi dei tabulati telefonici, dalle intercettazioni e dei successivi accertamenti a riscontro inerenti le giornate del 6 e 7 luglio 2016.
Si tratta di uno scambio di battute che, in data 14.2.2016, sono state registrate all’interno dell’abitazione di Serradifalco del MONTANTE e non può dirsi certamente un caso che l’interlocutore di quest’ultimo, in quella occasione, fosse Giuseppe CATANZARO, imprenditore del settore dei rifiuti del pari entrato in forte contrasto col dottor MARINO.
Ed invero, sia pure solo trattata per accenni, la questione di cui hanno discusso in quella occasione il CATANZARO ed il MONTANTE — che dal tenore del discorso si comprende essere già stata in precedenza affrontata dai due — è a dir poco inquietante ed ulteriormente dimostrativa della propensione del MONTANTE stesso (e dei soggetti a questi strettamente collegati) ad acquisire dati ed informazioni sul conto di persone “non gradite” per finalità funzionali a preservare il “sistema” dallo stesso impiantato.
Nel contesto, infatti, di un discorso in cui il MONTANTE ed il CATANZARO stavano concordando il contenuto di una missiva da indirizzare all’allora Presidente di CONFINDUSTRIA Nazionale (Giorgio SQUINZI) ed al Ministro degli Interni onorevole Angelino ALFANO — missiva con la quale rappresentare la situazione di sovraesposizione in cui si trovava in quel momento il MONTANTE — il CATANZARO cambiava d’improvviso argomento ed evidenziava che qualcuno, il giorno precedente, lo aveva contattato e gli aveva riferito che gli avrebbe fatto avere “u numero di targa da machina di Marino…”.
Occorre doverosamente rappresentare come il CATANZARO ed il MONTANTE non abbiano esplcitamente fatto riferimento, in quella occasione, alle finalità per le quali occorreva acquisire i dati relativamente all’autovettura nella disponibilità del dottor MARINO; bisogna, però, altrettanto doverosamente interrogarsi sulle ragioni per le quali due imprenditori avvertano l’esigenza di acquisire simili informazioni nei confronti di un soggetto con il quale, peraltro, sono insorti forti motivi di contrasto in ragione dell’attività istituzionale da questi condotta all’interno del Governo Regionale di cui era stato chiamato a far parte.
In ogni caso, ciò che qui preme evidenziare è che può quindi dirsi incontestabilmente accertato che, anche in epoca assai recente e prossima rispetto all’accesso in banca dati eseguito dal GRACEFFA, il MONTANTE ed il CATANZARO fossero estremamente attivi nel raccogliere informazioni sul conto del magistrato.
Del resto, che il dottor MARINO sia stato oggetto di una costante attività di dossieraggio dal momento in cui, nello svolgimento del suo ruolo di Assessore Regionale, era entrato irrimediabilmente in rotta di collisione col sistema confindustriale siciliano può dirsi ulteriormente confermato dalle dichiarazioni rese da Alfonso CICERO (uno dei teste chiave dell’inchiesta contro Antonello Montante, ndr), in specie quelle contenute in un memoriale consegnato (ed integralmente fatto proprio e confermato in ogni sua parte) in sede di sommarie informazioni testimoniali del 3 maggio 2016.
Il CICERO ha infatti riferito che Giuseppe CATANZARO, verso la fine del 2013- inizi del 2014, gli aveva confidato che il MONTANTE deteneva un dossier ed un video contenente immagini relative alla vita privata del dottor MARINO e si stava adoperando per diffonderli mediaticamente al fine di delegittimare costui, che, nella sua funzione di Assessore al Territorio e Ambiente, aveva assunto, come detto, posizioni di contrasto con Confindustria Sicilia e con il CATANZARO stesso nella vicenda della gestione dei rifiuti.

Alfonso Cicero:

…omissis…“Nel periodo in cui imperversava l’aspra polemica tra l’ex Assessore all’Energia, Nicolò Marino, Giuseppe Catanzaro e Confindustria Sicilia (fine mesi 2013/primi mesi 2014), Catanzaro mi riferì che Antonello Montante, a suo dire, deteneva un dossier ed un video contenente delle immagini scandalose riguardanti anche la vita privata di Marino e che stava facendo di tutto per farle diffondere su un giornale on line o blog per tentare di delegittimare Marino, colpevole delle accuse pubbliche contro lo stesso Catanzaro ed i vertici di Confindustria Sicilia, in merito alle note vicende della gestione dei rifiuti in Sicilia” …omissis…

Le dichiarazioni del CICERO trovano, peraltro, una straordinaria conferma dagli accertamenti eseguiti nell’ambito del procedimento sulla scorta dei quali si ricava, in maniera univoca, che il GRACEFFA — è bene ripeterlo in questa sede – aveva interrogato la banca dati S.D.I. in relazione al dottor MARINO anche 1’11 ed il 18 luglio 2013, in epoca cioè assai prossima (e precedente) all’epoca in cui il CATANZARO ebbe a fare allo stesso CICERO le confidenze di cui si è detto. Sicché, alla luce di tali circostanze, possono ritenersi dotate del crisma di affidabilità le dichiarazioni rese dal dott. MARINO ad altra autorità giudiziaria (acquisite all’odierno procedimento) e, anzi, le stesse suonano ora come una sorta di ammissione di responsabilità del MONTANTE delle attività che aveva poi eseguito in direzione dell’allora Assessore.
Aveva, infatti, riferito il dottor MARINO ( verbale del 18 dicembre 2014 innanzi alla Procura di Catania in atti) che, in occasione di un incontro avuto, presso l’hotel Excelsior di Catania nell’ottobre del 2013, con il senatore LUMIA, Ivanhoe LO BELLO (imprenditore, ex presidnte di Unioncamere e amico e socio di Montante, ndr) ed il MONTANTE, quest’ultimo, visibilmente adirato, lo aveva “invitato” non raccogliere più informazioni aul suo conto, aggiungendo, poi, che se avesse voluto fare la guerra a colpi di “dossier”, si sarebbe fatto trovare pronto. A quanto pare il MONTANTE non mentiva”.

 

fonte http://mafie.blogautore.repubblica.it/