‘Ndrangheta


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Rubbettino

Le pagine di ‘Ndrangheta, edita da Rubbettino, cercano di dare una risposta a una serie di interrogativi partendo dalle origini, da quando i mafiosi calabresi  non avevano ancora dato un nome alla loro organizzazione, ma erano già forti, visibili alla popolazione e in rapporti con uomini politici e con le istituzioni locali.
‘Ndrangheta, la grande sconosciuta. Una mafia poco nota, sottovalutata, considerata una criminalità selvaggia e montanara, figlia della povertà e della miseria, erede diretta dei briganti, nata e cresciuta in Calabria, una regione periferica e senza peso politico. “Mi fu sempre difficile spiegare che cos’è la mia regione. La parola Calabria dice alla maggioranza cose assai vaghe, paese e gente difficile”. A pronunciare queste parole fu Corrado Alvaro in una conferenza del 1930 al Lyceum di Firenze.
Difficile spiegare la Calabria, ancor più la ‘ndrangheta che alcuni consideravano poco più di un’associazione a delinquere o di una criminalità organizzata o addirittura una società di mutuo soccorso. Altri pensarono fosse la tipica espressione del ribellismo e dell’antico sottosviluppo calabrese, o la immaginarono come l’ultimo prodotto di secolari ingiustizie.
Questa era l’idea che si aveva della mafia calabrese. E allora perché è diventata nel corso del tempo la mafia più forte, più radicata sul territorio e più diffusa al Nord Italia e all’estero, dai paesi europei fino al Canada e all’Australia? Come è stato possibile che siano avvenute questa grande diffusione e una sconvolgente mutazione?
La forza della ‘ndrangheta risiede nella struttura organizzativa che è formata dalla famiglia naturale del capobastone che ha agevolato una diffusione planetaria basata sui legami familiari e ha consentito alla stessa di evitare l’insorgere del devastante fenomeno dei collaboratori di giustizia. Ciò ha contribuito a creare attorno alle ‘ndrine un alone di affidabilità criminale proprio mentre cosa nostra era flagellata dai cosiddetti ‘pentiti’.
La ‘ndrangheta utilizza molto i rituali che servono come una sorta di copertura ideologica per i giovani affiliati che hanno bisogno di una motivazione per imboccare la strada criminale che, irta di ostacoli e di pericoli, deve essere o almeno apparire affascinante, accattivante ai loro occhi.
I rituali sono molto importanti al Nord, nei luoghi di emigrazione, lontano dalla terra di origine. In queste località, peraltro, i mafiosi erano avvantaggiati dal fatto che nessuno era disposto a dare credibilità a chi proclamava l’esistenza e l’operatività della mafia, anzi delle mafie. Chi faceva queste affermazioni non era creduto perché c’era la convinzione che il fenomeno mafioso fosse un fenomeno delinquenziale e criminale che riguardava solo il Sud come si incaricavano di dimostrare film e resoconti giornalistici che avevano fatto passare l’idea di una mafia arcaica, violenta e sanguinaria.
La diffusione nazionale ed internazionale è un altro dei fattori di forza perché la ‘ndrangheta è uscita dall’isolamento regionale e ha organizzato una rete di narcotraffico gestita oramai in Italia in posizione dominante. A partire dagli anni 1992-1993 dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio la mafia siciliana finì nel mirino degli inquirenti e da quel momento in poi tutto cambiò. Le famiglie di Cosa nostra furono disarticolate e il primo obiettivo fu sopravvivere all’ondata repressiva dello Stato. Tutto ciò ebbe conseguenza per i mafiosi siciliani determinando l’interruzione di tutti i canali del traffico degli stupefacenti. Peraltro questi fatti accaddero quando sul mercato internazionale l’eroina lasciava il campo alla cocaina. Da allora in poi nel mercato internazionale degli stupefacenti sparisce la mafia siciliana e rimane, dominatrice incontrastata, la ‘ndrangheta.
Negli ultimi anni la ‘ndrangheta ha superato l’antico modello organizzativo e ha dato vita ad una struttura unitaria che supera il modello del passato e che è ben diverso dal modello siciliano basato sulla Commissione provinciale. Questa struttura – crimine o provincia, a seconda delle varie definizioni – è chiamata a governare un aggregato criminale molto complesso ed esteso che dalla Calabria prolunga le sue ramificazioni nelle regioni del Centro-nord dell’Italia e negli stati stranieri. Tutti gli uomini della ‘ndrangheta, ovunque operino, rispondono ai vertici che stanno in provincia di Reggio Calabria. Questa è la peculiarità della ‘ndrangheta che deve preoccuparsi del governo di un vasto impero mafioso.
Alcune famiglie della ‘ndrangheta sono enormemente ricche e cominciano ad investire al Nord e soprattutto all’estero perché in questi luoghi è più facile occultare la reale proprietà, passare inosservati e nello stesso tempo sfuggire ai controlli della magistratura. È in questi territori che prevedibilmente avverrà l’emersione nella legalità delle ‘ndrine più ricche e più potenti. Il fenomeno è già in atto e ben visibile. La strada tracciata è questa ed è la logica conseguenza di un lungo percorso storico che non ha mai visto la ‘ndrangheta contrapporsi allo Stato perché tutta la sua politica è stata orientata a far parte delle élite della società legale.

Fonte mafieblog.larepubbluca