Crisi CMC Ravenna – Effetto catena

Mentre ieri presso Legacoop Ravenna si è tenuta l’assemblea dei soci prestatori pensionati, titolari di libretti di deposito presso CMC fino a un massimo di 73.000 euro, che si sono sentiti in parte rassicurati dalle parole di Mario Mazzotti, Direttore di Legacoop Romagna, in merito alla possibilità di vedersi restituire, nelle prossime settimane,  il 40% della quota prestata, si risentono i contraccolpi negativi di un effetto a catena difficilmente arrestabile.

Infatti, i creditori dell’azienda continuano a battere cassa, mentre i dipendenti, angosciati dall’incertezza del proprio futuro, dovranno aspettare il mese di gennaio, quando lo stipendio dovrebbe arrivare nel contesto del concordato in continuità. Saltata la mensilità di novembre, inglobata tra i debiti, i lavoratori sperano di poter percepire almeno la “tredicesima” per poter far fronte alla mensilità non pagata.

Drammatica anche la situazione in Sicilia, dove la società si è occupata di lavori sulla Agrigento/Palermo e sulla 640, con il coinvolgimento di piccole imprese, oggi creditrici della CMC, che si trovano costrette ad affrontare serie difficoltà economiche a causa dei mancati pagamenti da parte della società. Con ben sei richieste di fallimento a suo carico, il rischio di default per le società controllate dalla cooperativa, l’angoscia degli operai impegnati nelle grandi opere dalla cooperativa e quella dei creditori e dei dipendenti di questi ultimi, è tangibile.

Per farci illustrare questi aspetti, siamo riusciti a contattare un dipendente di un istituto che ha avuto in affidamento i servizi di vigilanza di cantieri lungo la 640.

“Parafrasando il detto “se Atene piange, Sparta non ride”, potremmo dire che se la Romagna piange, la Sicilia non ride.  Se da una parte ci sono i dipendenti della CMC Ravenna che non hanno preso lo stipendio del mese di novembre, dall’altra, l’istituto di vigilanza per il quale lavoro, ti posso assicurare che ha lasciato diversi dipendenti senza stipendio da mesi. C’è infatti chi non ha percepito neppure lo stipendio di settembre”

Tutta colpa della CMC?

“Non saprei dirti con certezza – prosegue il nostro interlocutore – anche se indubbiamente, nel nostro caso come in quello di altre piccole aziende locali, quello che sta accadendo al colosso ravennate non può che incidere negativamente. Discorso diverso per aspetti gestionali che riguardano direttamente l’azienda per la quale lavoro. A seguito dei malumori per il mancato pagamento degli stipendi, alcuni dipendenti hanno cominciato a cercare di capire cosa sta accadendo e se gli stipendi arretrati e le future prospettive di lavoro sono a rischio”

Cosa c’entrano gli aspetti gestionali dell’azienda per la quale lavori?

“Posso portarti un paio di esempi. Temendo il mancato rinnovo del contratto e in attesa degli stipendi arretrati, è ovvio che si cominci a far di conto, a pensare all’indennità mensile di disoccupazione  e a come affrontare i prossimi mesi. Tra le prime cose che fai, la richiesta delle buste paga (mai ricevute nei mesi precedenti) e copia di contratto di lavoro. Il tuo lavoro part time (come da contratto) non soltanto in realtà lo hai svolto come fosse a tempo pieno (anziché 24 o 30 ore settimanali, hai lavorato anche oltre le 200 ore al mese) ma in più la paga oraria delle ore supplementari o lo straordinario, ti è stato retribuito come paga ordinaria. Per non parlare di servizi imposti dall’azienda che, a parer mio, non avrei neppure potuto espletare”

Cosa te lo fa pensare?

“Vuoi che ti faccia vedere una delle mie buste paga? Nonostante abbia lavorato – salvo rare eccezioni – in orari notturni, a parte le mancate maggiorazioni dovute allo straordinario, noteresti come non sia indicato nessun compenso per le ore notturne. Mi sono informato in merito al contratto di categoria per la mia qualifica e secondo quanto ho avuto modo di appurare, sembra che nella qualità di Security non avrei potuto svolgere le mansioni che dovrebbero essere affidate alla Guardia Particolare Giurata (GPG)”

Secondo te, per quale motivo un istituto di vigilanza affiderebbe a una Security i compiti di una GPG?

“Ovvio, no? Una Security costa meno e questo permette all’Istituto di battere la concorrenza sul prezzo del servizio. Tanto più se non paghi straordinari o contributi per le ore effettive lavorate”

E alle aziende che affidano i servizi di vigilanza?

“Credo che a loro importi poco. Io mi sono fatto l’idea che per le aziende che richiedono il servizio l’importante sia pagare il meno possibile e poter dimostrare che il cantiere è “vigilato”. Forse questo permette di risparmiare sull’assicurazione… ma non ne sono certo… Quello che è invece certo, che una Security disarmata, in un cantiere lontano dal centro abitato e dove ci sono mezzi di lavoro o materiali appetibili ai malfattori, come nel caso del rame, è esposta a seri rischi, senza che peraltro possa svolgere una seria attività di vigilanza, prevenzione, né, tantomeno, di intervento”

In che misura la vicenda CMC rischia di coinvolgere aziende come quella per la quale lavori?

“Oltre al danno economico, che può portare al default  di diverse piccole aziende, in altri casi, come quello che mi riguarda, la crisi della CMC può portare a scoperchiare quel vaso di Pandora dall’interno del quale traboccherebbero contratti part time per lavori full time che (oltre ad essere irregolari come sancito dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 15774 del 19/07/2011 che ha imposto la trasformazione del rapporto da tempo parziale a contratto a tempo pieno) sono  sanzionabili; emergerebbero le mancate visite mediche, i mancati compensi salariali ecc. La crisi della CMC, temo avrà un effetto a catena da trascinare nel baratro alcune aziende e da creare non pochi problemi a quelle che rischiano di dover fare i conti con il malessere dei propri dipendenti tra i quali c’è già parecchia fibrillazione”

Un’ultima domanda: com’è possibile che mai nessuno si sia accorto di queste presunte irregolarità?

“È quello che mi chiedo anch’io. Se alcuni aspetti possono emergere soltanto a seguito di vertenze sindacali o denunce agli organi preposti, altri, quali le irregolarità rispetto gli orari di lavoro contrattuali e quelli realmente effettuati, a mio modesto parere potevano essere già notate dagli uffici preposti. Ritengo che la mancata regolarizzazione degli aspetti contributivi non sia soltanto un danno per il lavoratore, ma anche per lo Stato. Sotto questo profilo, se la mia analisi su eventuali responsabilità dovesse trovar riscontro, si potrebbe ravvisare un danno erariale per il quale qualcuno, oltre l’azienda, potrebbe essere chiamato a risponderne”

Se la Romagna piange, la Sicilia certo non ride…

Maurizio Franchina

Il circolaccio