Scoppia lo scandalo sulle telefonate di Matteo Renzi in cui parlava di Letta, Antonello Montante e Giorgio Napolitano.

Luglio 2015, scoppia lo scandalo sulle telefonate di Matteo Renzi in cui parlava di Letta, Antonello Montante e Giorgio Napolitano.

Ecco alcune considerazioni dell’ex premier Renzi:

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Intercettazioni Renzi, Adinolfi: “Storia banale. Matteo mi dice stai sereno”

Intercettazioni Renzi, Adinolfi: “Storia banale. Matteo mi dice stai sereno”

Il generale della Guardia di finanza, riguardo alle telefonate pubblicate sul Fatto Quotidiano, si difende: “Cosa avrei ottenuto da Renzi? O cosa avrebbero ottenuto Renzi e Lotti da me? E sulle parole che avrebbe detto sul figlio di Napolitano dice: “Non sono mie. Non lo conosco e non avrei mai potuto permettermi di dire nulla del capo dello Stato”

di F. Q. | 12 LUGLIO 2015

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“Renzi mi ha detto di stare sereno. E io lo sono davvero”, a dirlo è Michele Adinolfi, attuale numero due della Guardia di finanza, protagonista con il premier delle intercettazioni pubblicate sul Fatto Quotidiano. Adinolfi fu indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio nell’inchiesta giudiziaria P4 della procura di Napoli e ricorda: “Ha segnato la fine della mia carriera. È stato un dramma in cui sono rimasto stritolato da una guerra più grande di me e da cui sono uscito a testa alta”.

“La storia di questi giorni – ha commentato a Repubblica l’alto ufficiale – se non fosse per la sovraesposizione mediatica, è banale”. Con Matteo Renzi e Luca Lotti, il suo braccio destro “siamo diventati amici” solo quando “sono arrivato a Firenze nel 2011 come comandante interregionale di Toscana, Emilia, Marche. – spiega – Erano i miei interlocutori istituzionali”.

Nel mirino sono finite diverse intercettazioni. La telefonata che ha destato più scalpore è quella fra Renzi e Adinolfi “Letta è incapace“. Ma sono state pubblicate anche la conversazione fra lo stesso Adinolfi, Lotti e Mario Fortunato, ex capo gabinetto di Giulio Tremonti alle Finanze e quella in cui secondo Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia e delegato per la Legalità di Confindustria nazionale, Adinolfi ha evocato ombre su attività e “conflitti d’interesse” di Giulio Napolitano, figlio dell’allora presidente della Repubblica. Pasquale Ciccolo, procuratore generale della Corte di cassazione, sta svolgendo accertamenti preliminari sulle intercettazioni e Adinolfi chiede di ascoltare proprio quest’ultima chiamata perché “sono convinto che quelle frasi, che sicuramente saranno state pronunciate, non siano mie. Io non conosco Giulio Napolitano e non avrei mai potuto permettermi di dire nulla del mio presidente”.