Riggio tra Montante e Cicero

Adesso che il pentito Pietro Riggio, ex agente di Polizia penitenziaria e reggente della famiglia mafiosa di Caltanissetta, è balzato alla ribalta della cronaca per le dichiarazioni eclatanti su altri presunti esecutori e complici della strage di Capaci contro il giudice Falcone, riecheggiano anche le sue dichiarazioni già rese nel merito dei suoi asseriti rapporti con Antonello Montante, che lo avrebbe informato di indagini a suo carico, e finanche in riferimento all’intenzione di uccidere Alfonso Cicero, ex “longa manus” di Montante all’Irsap, l’Istituto regionale per le attività produttive, poi testimone chiave e parte civile al processo contro l’ex presidente di ConfIndustria Sicilia. Infatti, Pietro Riggio ha dichiarato: “In un ristorante a Caltanissetta nel 1998 Antonello Montante mi disse che era amico di mio cugino Carmelo Barbieri, e di avere saputo che c’erano delle indagini che riguardavano la famiglia di Piddu Madonia, e mi fece un unico nome, quello di Barbieri, dicendomi che era stato indagato come braccio destro di Emanuello a Gela”. E poi Pietro Riggio ha aggiunto: “Montante mi invitò a contattare mio cugino Barbieri per metterlo al corrente di quanto riservatamente appreso, dicendo che, essendo mio cugino, un contatto tra noi non avrebbe destato alcun sospetto tra gli inquirenti”. Pietro Riggio si recò da Barbieri riferendogli della soffiata in automobile con lui, e poi l’automobile fu bonificata da eventuali microspie da un meccanico amico di Riggio. E poi, ancora, Pietro Riggio ha dichiarato a verbale di una “lezione” (tra virgolette) che si sarebbe dovuta impartire ad Alfonso Cicero. E Riggio racconta: “Nel 2008 sono stato convocato da Vincenzo Arnone, compagno di nozze di Montante, a capo della famiglia mafiosa di Serradifalco. Arnone mi disse che era stato lui, insieme a mio cugino Barbieri, che mi voleva parlare, e che c’era la necessità di dare una lezione ad Alfonso Cicero perchè stava dando fastidio ad un amico nostro. Gli chiesi chi fosse l’amico a cui stava dando fastidio. Arnone glissò dicendo che non era importante che io lo sapessi. A quel punto mi imputai, dicendogli che se voleva che io mi fidassi di lui non poteva tacere il nome della persona che a suo dire Cicero danneggiava. Mi disse che la persona era Montante, e Cicero lo avversava osteggiandolo nelle politiche industriali che voleva attuare, senza però entrare nel dettaglio. A quel punto dissi ad Arnone che mi sarei dato da fare nel senso da lui indicatomi. Cicero peraltro mi era stato in passato descritto come una persona corretta, che non scendeva a compromessi. Parlai con mio cugino Barbieri riferendogli l’oggetto del colloquio avuto con Arnone. Lo incontrai a casa sua a Resuttano, una domenica, era il 6 luglio 2008. Barbieri mi disse che dovevo dare seguito alla richiesta di Arnone, perché ne avremmo avuto sicuramente un ‘ritorno’, sia io, per la mia nomina a rappresentante, che la nostra famiglia. Mi disse che se avessi avuto bisogno di qualcosa non avevo da fare altro che chiederglielo, e la cosa mi lasciò di sasso perché compresi che intendeva con ciò dirmi che avremmo potuto arrivare alla situazione più estrema, cioè uccidere Cicero. In tal senso interpretai il suo mettersi a disposizione. Due giorni dopo, l’8 luglio 2008, venni arrestato e subito cominciai a collaborare”.

fonte teleacras Angelo Ruoppolo