“I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.

“I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. L’articolo 34 della Costituzione fissa un principio inderogabile ed ha consentito ai figli di operai, contadini, mezzadri, piccoli artigiani di studiare e laurearsi. E costruirsi una vita diversa rispetto a quella dei propri padri. Ha consentito a centinaia di migliaia (e la cifra non è esagerata) di ragazzi e ragazze di accedere all’università e di far fruttare la propria intelligenza a beneficio dell’intera collettività. Ma questo principio in Sicilia è lettera morta. Nel 2019 appena la metà degli studenti siciliani in possesso dei requisiti ha potuto usufruire delle borse di studio, appena un terzo della richiesta di posti letto negli studentati è stata soddisfatta. Sono i numeri di una vergogna a cui si sommano gli scandali di strutture profumatamente pagate (come l’ex hotel patria) mai entrate in operatività. Oggi con Erasmo Palazzotto (che ha effettuato un’ispezione con i ragazzi del comitato Idonei allo Studio proprio all’ex hotel patria) ho visto la giusta rabbia di chi si vede negare un diritto, di chi è costretto a inventarsi mille soluzioni per avere un tetto sopra la testa per poter studiare. Una situazione intollerabile che lede diritti e che sta alla base anche dell’arretratezza della nostra isola. Una situazione da cui si deve uscire, subito. Garantire il diritto alla studio è davvero la prima grande emergenza siciliana. Per farlo servono risorse, almeno 10 milioni di euro da inserire nella prossima legge di stabilità regionale come ha chiesto Claudio Fava. Una terra incapace di investire sul proprio futuro è una terra destinata a morire.

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