Le versioni inconciliabili sulle indagini

23Di tenore diverso il ricordo che il dottor Cavallo, oggi Procuratore di Patti, ha consegnato a questa Commissione.

PROCURATORE CAVALLO: A me non risulta assolutamente. A parte che non è nello stile di alcuna procura dare incarichi informali. Potrebbe essere successo… che il procuratore Lo Forte abbia fatto qualche battuta dicendo: “Dottor Ceraolo ma tu cosa sai di questa storia? Sai qualcosa?” ma da qui a dire che ci sia stato un incarico, anche informale, ce ne corre veramente…
FAVA, Presidente della Commissione: Ma lei era presente?
PROCURATORE CAVALLO: Francamente non lo ricordo. Non escludo che, come tante volte succede, in quei minuti in cui si prende il caffè prima della conferenza stampa, ovviamente ci sono tutte le persone che hanno partecipato alle indagini, compreso il dottore Ceraolo, potrebbe anche essere che Lo Forte abbia fatto una battuta di questo tipo. (…)
FAVA, Presidente della Commissione: Il dottor Ceraolo, tra le altre cose, riferisce: “il dottore Di Giorgio e il dottore Cavallo mi chiedevano continuamente quale era il mio parere, qual era la mia ricostruzione del fatto… Loro avevano delle perplessità su diversi fatti…”
PROCURATORE CAVALLO: Falso! Assolutamente falso… Io assolutamente non ho mai chiesto alcun consiglio al dottore Ceraolo nè tantomeno Di Giorgio…
FAVA, Presidente della Commissione: Più che consigli Ceraolo parla di “pareri”.
PROCURATORE CAVALLO: Non è nel nostro stile chiedere pareri a un personaggio che sicuramente era titolato… aveva fatto anche delle buone indagini con noi su Barcellona…  ma che innanzitutto avrebbe dovuto spaziare in una zona che non era di sua stretta competenza… Il primo contatto che io ho con Ceraolo, insieme a Di Giorgio, è quel famoso…
FAVA, Presidente della Commissione: 12 aprile 2017!
PROCURATORE CAVALLO: … quel giorno il dottore Ceraolo venne per salutarci perché stava andando in pensione… fui io, nella stanza di Di Giorgio, proprio a mo’ di battuta, incuriosito, a dire per la prima volta, ripeto, al dottore Ceraolo: “ma lei che idea si è fatta su questa storia?”. In quel momento il dottore Ceraolo ci disse: “io veramente ho avuto una telefonata con Granata e mi ha detto come sono andati i fatti…”. Al che noi, sia io che Di Giorgio, rimanemmo stupiti… Gli chiedemmo di redigere un’annotazione cosa che lui fece senz’altro… ricordo che all’inizio aveva anche un po’ di timore, perché disse che in quel caso immaginava che sarebbe andato incontro a delle precise reazioni da parte dei controinteressati… noi gli chiedemmo comunque di fare il suo dovere, devo dire che lui lo fece immediatamente, si mise a disposizione, fece l’annotazione… dopodiché immediatamente lo sentimmo…

Due versioni inconciliabili: “ad ogni occasione di incontro si parlava di questa vicenda”, dice il dottor Ceraolo; “io non ho mai chiesto nessuno consiglio a Ceraolo”, afferma invece il procuratore Cavallo.

Sul punto, comunque, il dottor Ceraolo ha tenuto ferma la propria ricostruzione aggiungendo altri dettagli nel corso della sua seconda audizione:
CERAOLO: Io non ho ricevuto una delega d’indagine formale, scritta… Alla presenza del dottore Cavallo, del dottore Di Giorgio e del questore Cucchiara, il dottore Lo Forte disse espressamente, come aveva detto anche in altre occasioni e per altre vicende: “vediamo se il dottore Ceraolo, come al solito, ci può illuminare contattando le sue fonti”. Io mi sono rivolto verso il questore, ho detto: “se il signor questore acconsente”, il questore ha fatto un cenno di assenso ed io ho detto: “va bene, mi attiverò in questo senso”… Siccome io venivo da un’esperienza ultra-decennale nel territorio dei Nebrodi, in tantissime altre occasioni – per primo il dottor Cavallo, così come il dottor Di Giorgio, così come il dottor Monaco, così come altri procuratori di Patti o Barcellona, in confronti che avevamo a livello quotidiano – c’era uno scambio di informazioni e chiedevano dei pareri basati sulla mia esperienza…
FAVA, Presidente della Commissione: Però in questo caso c’è stata una sollecitazione del dottor Lo Forte?
CERAOLO: Esattamente, c’è stata una sollecitazione, ma il dottore Lo Forte lo aveva fatto in tantissime altre occasioni…
FAVA, Presidente della Commissione: Lo aveva fatto con lei?
CERAOLO: Con me! Il dottore Lo Forte in altre situazioni poi, ad esempio, mi aveva richiesto delle relazioni che io ho fatto e che ho consegnato direttamente al Procuratore… Mi diceva: “lei cosa sa su questa persona” ed io riferivo verbalmente… in alcuni casi mi ha detto: “mi può fare una relazione?” e io facevo la relazione…
FAVA, Presidente della Commissione: In questo caso lei riferì soltanto verbalmente?
CERAOLO: Sì… io ho riferito proprio al dottore Cavallo e al dottore Di Giorgio: “in merito a quella situazione, io ho contatto alcune fonti e mi hanno detto questo”.
FAVA, Presidente della Commissione: Chiese lei di parlare con loro?
CERAOLO: No, no… ma guardi, noi ci vedevamo tutti i giorni. Io sono stato a Barcellona sette anni, dal 2010 all’ottobre 2017. Noi avevamo incontri con la D.D.A quotidiani…
FAVA, Presidente della Commissione: Su questo incontro di cui le ci ha riferito, il dottor Cavallo lo ricorda così: «quel giorno il dottore Ceraolo venne per salutarci perché stava andando in pensione… fui io nella stanza di Di Giorgio, proprio a mo’ di battuta incuriosito, a dire per la prima volta, ripeto, al dottore Ceraolo: “ma lei che idea si è fatta su questa storia?”…
CERAOLO: Il dottore Cavallo ricorda assolutamente male! Primo: non sono andato a salutare perché andavo in pensione, neanche sapevo del pensionamento a quella data, aprile 2017, cosa che poi accadrà, alla luce di una serie di eventi, nell’ottobre 2017… Il 10 aprile 2017 al Teatro Vittorio Emanuele alla fine della festa della Polizia di Stato, mi avvicinarono il dottore Di Giorgio e il dottor Cavallo dicendo: “dottore, se può passare dalla DDA perché vorremmo formalizzare quelle cose che ci siamo detti con particolare riferimento alle conversazioni che lei ha avuto con l’assistente Granata e con il dottor Manganaro”. Ed io il 12 aprile, su loro richiesta, sono andato alla D.D.A., ho depositato una relazione scritta su richiesta loro e poi mi hanno sentito.  Quindi non c’è stato un saluto per il pensionamento, non è assolutamente vero. Noi da un anno che parlavamo dell’attentato… Mi venne chiesta una ricostruzione del fatto e mi sottoposero anche il fascicolo delle indagini… mi stesero sul tavolo, mi ricordo, una sorta di planimetria, piuttosto grande, dove c’era la collazione dei bossoli e mi chiesero alla luce della mia esperienza come si poteva ricostruire questo fatto e io dissi la mia…
FAVA, Presidente della Commissione: Tutto questo, mi scusi, più o meno quanto tempo dopo l’attentato?
CERAOLO: Nel corso di quell’anno.
FAVA: In più occasioni?
CERAOLO: In più occasioni. Quasi tutti i giorni noi ci vedevamo… Io depositavo informative per centinaia di pagine su Barcellona. Queste conversazioni erano all’ordine del giorno su questa vicenda…
FAVA, Presidente della Commissione: Il dottor Cavallo dice: “Non ho mai chiesto alcun consiglio al dottor Ceraolo”
CERAOLO: Non è assolutamente vero, mi dispiace per il dottore Cavallo per il quale ho una grande stima… Ricorda male, non posso dire altro. (…) Io ricordo che la prima domanda che mi venne posta fu se esisteva una scorciatoia sulla strada che collega Cesarò con San Fratello. L’attentato si verifica sulla strada statale 289, sono 35 chilometri di strada che collegano il comune collinare di Cesarò fino ad arrivare appunto a San Fratello. È una strada totalmente disabitata soprattutto ovviamente di notte, non passano delle macchine e attraversa quasi interamente il bosco di San Fratello… Io conoscendo il luogo ho detto: “no, a me non risulta che ci siano delle scorciatoie”, nel senso che partendo da Cesarò, è vero, si possono seguire due strade per un breve tratto di alcuni chilometri ma ai fini dei tempi sono assolutamente equivalenti.
FAVA, Presidente della Commissione. Quale era la ragione di questa domanda?
AVV. CERAOLO. La ragione della domanda era collegata al fatto che da quello che io ho appreso in quel momento, quella sera da Cesarò la macchina blindata con Antoci e i due della scorta cioè Proto autista e Santostefano caposcorta, parti all’una e trenta dal comune di Cesarò e invece Manganaro con l’assistente Granata che era su un’altra macchina partì dieci minuti dopo. Sembrerebbe – almeno adesso io ho avuto modo di leggere la richiesta di archiviazione, questi sono i fatti – che Manganaro e Granata abbiano detto di aver fatto una scorciatoia che gli ha consentito di recuperare quei dieci minuti. Io dissi che quella scorciatoia non c’era perché non c’è… ma in ogni caso partendo dieci minuti dopo è impossibile raggiungere una macchina blindata… per il semplice motivo che non siamo sull’autostrada dove uno va a cento e l’altro a 200 e recupera, lì sono strade come voi sapete interamente di salita prima poi discesa, una serie di tornanti e di curve. La blindata ha l’obbligo per regolamento di andare a velocità anche superiore a quella consentita dal codice della strada… L’attentato è all’1 e 55, dopo 25 minuti dalla partenza… in 25 minuti secondo me oggettivamente è impossibile recuperare dieci minuti di ritardo.
(…)
AVV. CERAOLO: …Mi venne chiesto sui colpi…. Ricordo la foto che c’era su internet della macchina con i tre fori delle fucilate e io dissi da subito, mi dispiace dirlo… ma c’è differenza rispetto a quello che invece mi raccontò Manganaro in una conversazione che abbiamo avuto… Io dissi subito ai magistrati Di Giorgio e Cavallo che guardando soltanto la foto chiunque capirebbe che ha sparato una persona in piedi dietro la macchina in posizione leggermente obliqua… il piombo colpisce la blindata, scivola e va a gonfiare il piantone un po’ più avanti, quindi certamente hanno sparato da dietro in posizione leggermente obliqua, dall’alto verso il basso e ha sparato un fucile semiautomatico perché ha sparato tre colpi in rapida successione mettendoli in 20 centimetri, mentre invece il dottor Manganaro nel corso della telefonata… mi disse che sul posto aveva visto almeno due che sparavano, travisati, con la mimetica e che lui arriva al momento dell’esplosione dei colpi e che questi soggetti si trovavano sotto un muretto a sinistra della carreggiata nel luogo dove sono state rinvenute due bottiglie molotov. Quindi io ho detto che secondo me invece la persona che ha sparato era ai margini della strada, sull’asfalto sopra, o comunque appena fuori, ha sparato obliquamente dall’alto verso il basso, quindi non poteva essere sotto un muretto perché i colpi sarebbero stati dal basso verso l’alto e in maniera, come dire, perpendicolare alla macchina… Ventuno mesi dopo, mi dispiace dirlo, la Scientifica mi ha dato ragione…

Fonte mafie blog autore repubblica