I testi e la “Scientifica”, agguati diversi

Alla luce di quanto finora rilevato ed esposto, sono necessarie ulteriori considerazioni in ordine ai due provvedimenti adottati dall’Autorità Giudiziaria di Messina: la richiesta di archiviazione presentata dai pubblici ministeri della locale D.D.A ed il relativo decreto di archiviazione emesso dal gip del Tribunale peloritano.

La richiesta di archiviazione per un verso dà conto, correttamente, dell’insufficienza e dell’inadeguatezza degli elementi acquisiti; per altro verso, invece, sembra trascurare e ritenere irrilevanti le contraddizioni, le inesattezze e le diverse versioni emerse nel corso delle indagini (ancorché in sede di assunzione di sommarie informazioni testimoniali queste siano state rilevate e puntualmente contestate dagli stessi inquirenti ad alcune delle persone informate sui fatti). Tali criticità impongono seri interrogativi in ordine alla esatta ricostruzione della dinamica dell’attentato. Interrogativi che, vale la pena precisare, sono rimasti in ombra.

Dalle dichiarazioni dei quattro operatori e, in particolare, da quelle dell’assistente capo Tiziano Granata sembrerebbe doversi dedurre che gli sparatori erano due e che questi si trovavano al momento degli spari oltre il ciglio della strada con i piedi sotto il piano stradale, tant’è che il Granata assume di aver visto solo il busto e non le gambe degli aggressori che, a suo dire, avrebbero indossato delle tute mimetiche:
P.M. CAVALLO: Ma com’erano? Vestiti, incappucciati, com’erano vestiti? Cioè, li vedete?
ASS. GRANATA: Io ho avuto l’impressione che avessero una mimetica.
P.M. CAVALLO: Ma in faccia non li ha visti?
ASS. GRANATA: No, era buio, soltanto, ripeto, la parte soffusa delle luci…
P.M. CAVALLO: Ma quindi lei vede soltanto il torso? Le gambe? La figura intera?
ASS. GRANATA: No, io vedo la parte del busto.
P.M. CAVALLO: Il busto.
ASS. GRANATA: Il busto e la mimetica.
P.M. DI GIORGIO: E perché la parte restante non la vede?
ASS. GRANATA: Eh, non lo so. O perché era basso o perché vedo qualcosa di scuro, questo non glielo… Sicuramente perché era basso rispetto… perché lì è una scarpata che scende giù.

Inoltre, ancora, il Granata ha sostenuto di aver visto le sagome, di aver sentito contemporaneamente i colpi ma di non aver visto le vampate, e di aver bloccato la jeep a 20-30 metri dall’autovettura blindata di Antoci (pag. 14 s.i.t. Granata). Ma c’è di più. Nell’annotazione di servizio, redatta nell’immediatezza dell’agguato, riferisce che uno dei due imbracciava un fucile; un anno dopo, in sede di dichiarazioni rese il 3 maggio 2017, afferma che si trattava di una sua deduzione e di non aver potuto vedere la canna del fucile tenuto conto del buio pesto:
P.M. DI GIORGIO: Senta, lei, nella relazione di servizio che abbiamo agli atti, ha scritto, parlando di questi due soggetti che indossavano la giacca mimetica, he uno dei due aveva un fucile in mano, lo conferma questo dato?
ASS. GRANATA: Sì perché la posizione era… erano messi in questa posizione e quindi…
P.M. DI GIORGIO: ma quindi lei ha visto proprio il fucile? Cioè, ha visto il fucile oppure questa è una cosa che ha dedotto dalla posizione delle mani?
ASS. GRANATA: Era buio… quindi il fucile sicuramente non è bianco o fosforescente quindi è, alla fine, si può dire una deduzione mia, perché questa scena…
P.M. MONACO: Non ho capito la sua risposta, scusi.
ASS. GRANATA: Come?
P.M. MONACO: Non ho capito la sua risposta, che significa?
ASS. GRANATA: Nel senso che non ho la certezza nel senso che ho visto in maniera delineata il fucile, perché è stato un flash di un attimo, però dalla posizione dal fatto delle mani e dai colpi che ho sentito mi immagino che quello lì era… che in mano avessero un fucile.
P.M. DI GIORGIO: Quindi è riuscito a vedere la posizione delle mani di questi soggetti? Di uno dei due voglio dire. Quantomeno di uno dei due.
ASS. GRANATA: La posizione, nel senso che per come loro erano posizionati in quel momento con mimetica e altre cosa davano quell’impressione che fossero in posizione di puntamento.
P.M. DI GIORGIO: Cioè utilizzavano tutte e due le mani sostanzialmente.
ASS. GRANATA: Questo non… non ho una visione dei particolari, le due mani… ho questa scena di questa figura in quella posizione e poi, contemporaneamente, ho sentito dei colpi.
P.M. DI GIORGIO: Quindi, allora, insomma, rispetto a quello che ha scritto, diciamo, il fucile in mano è una sua deduzione, cioè, non è che lei ha visto il fucile mi pare di capire.
ASS. GRANATA: Sì, diciamo che è una…
P.M. MONACO: Né ha visto i lampi.
ASS. GRANATA: Eh?
P.M. MONACO: Né ha visto il lampo dell’esplosione dei colpi. Li ha visti, diciamo, i lampi?
ASS. GRANATA: No.

Dello stesso tenore le dichiarazioni del dottor Manganaro rilasciate all’Autorità Giudiziaria in data 11 maggio 2017:
PM: Lei ha visto i lampi del fucile?
MANGANARO: No
PM: No?
MANGANARO: No.
PM: Quindi lei è sicuro di aver visto queste due-tre persone illuminate dai fari della macchina?
MANGANARO: Sì, sì, sì, sì.
PM: Mentre non…
MANGANARO: Gli altri (…) i botti li ho sentiti, dottore, perché sono forti.
PM: …sente i botti… i botti… ma non vede i lampi della…
MANGANARO: no…

Tale ricostruzione non è conforme ai risultati formulati dalla Polizia Scientifica di Roma. Invero, secondo questa ricostruzione (pervenuta a conoscenza dei pubblici ministeri in data 14 febbraio 2018) risulta che:
la traiettoria dei colpi è specificata dall’alto verso il basso e non già dal basso verso l’alto come si dovrebbe arguire dalle dichiarazioni del Granata (di cui sopra);
sempre secondo la relazione della Polizia Scientifica di Roma, lo sparatore doveva trovarsi lungo il ciglio della strada lato Palermo (quindi non sotto il ciglio!) o in una posizione intermedia all’altezza della semicarreggiata (v. fig. 28 della relazione). Ogni altra ipotesi in ordine alla posizione dello sparatore viene esclusa categoricamente;
ancora, nella relazione si ipotizza che lo sparatore fosse soltanto uno, contrariamente alla ricostruzione fornita dal Granata e dal Manganaro.

 

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