Le minacce per la legge urbanistica

Fra i momenti salienti dell’attività politica e parlamentare dell’On. MATTARELLA, vi fu certamente l’approvazione della nuova disciplina urbanistica, in occasione della quale egli ricevette anche minacce anonime.
Già dal primo esame della Dr.ssa TRIZZINO, in data 9 gennaio 1980, risultava che (Fot. 614559, Vol. I):
“Per quel che mi risulta, il Presidente MATTARELLA non ha ricevuto minacce se non in occasione della mancata promulgazione di parte della legge urbanistica ed in particolare di 3 articoli concernenti la sanatoria dell’abusivismo edilizio, impugnati dal commissario dello Stato.
In realtà, nonostante tale impugnazione, lo statuto Regionale prevede che trascorsi 30 gg. senza che la Corte Costituzionale abbia deciso in merito, il Presidente della Regione può promulgare ciò nonostante la legge.
Il Presidente MATTARELLA per un atto discrezionale di auto-tutela della Regione, in ossequio anche all’importanza del provvedimento legislativo, ha ritenuto di non promulgare detti articoli, attendendo le decisioni della Corte Costituzionale.
In relazione a tale sua omissione, il Presidente ricevette una prima lettera di minaccia nel maggio ’79, almeno credo, sulla quale scherzò con noi del Gabinetto.
Dopo alcuni mesi, ricevette altra lettera con minacce di morte che lo turbarono in maniera più grave.
Tali lettere sono state dallo stesso conservate nella sua scrivania, ove ritengo che siano tuttora custodite.
Ricordo che il Presidente parlò di tale faccenda, non se personalmente o per telefono, con il Questore EPIFANIO, su consiglio di noi del Gabinetto.
Non so quali esiti abbiano avuto tali contatti” (Fot. 614559, Vol I).
La questione era poi ripresa e approfondita, due giorni dopo, dal fratello del Presidente assassinato, On. Sergio MATTARELLA:
“La legge urbanistica n. 71 del 1978 fu proposta su iniziativa della Giunta ed in particolare dell’On. FASINO, assessore al Territorio.
Tale legge provocò un malcontento generalizzato e diffuso poiché, nel riproporre principi della Legge nazionale, abbassava notevolmente gli indici di edificabilità, danneggiando i proprietari dei terreni e lo sfruttamento degli stessi ai fini edilizi.
Inoltre, la suddetta legge ha danneggiato i costruttori in quanto ha fatto diminuire i loro margini di guadagno, aumentando costi di costruzione e delle opere di urbanizzazione.
Una volta deliberata dall’Assemblea, tale legge venne impugnata dal Commissario dello Stato per la parte concernente la sanatoria dell’abusivismo edilizio.
A questo punto la discrezionalità di mio fratello poteva seguire tre diversi indirizzi:
1) ritardare la promulgazione dell’intera legge essendo stata la stessa impugnata dal commissario, ciò fino alla pronunzia della Corte Costituzionale, che già si prevedeva in tempi lunghi dato che la predetta Corte si occupava in quel periodo del “caso Lockeed”;
2) promulgarla interamente, trascorsi i 30 gg. senza che fosse intervenuta la pronunzia della Corte Costituzionale, così come previsto dallo Statuto;
3) promulgarla solo per la parte non impugnata.

Egli scelse quest’ultima soluzione perché adottando la prima avrebbe favorito una intensificazione intensiva e massiccia dell’edilizia in un brevissimo arco di tempo, considerato che tutti i proprietari avrebbero cercato di ottenere la concessione edilizia fruendo dei vecchi indici di edificabilità notevolmente più alti.
Mio fratello volle rispettare la volontà legislativa espressa dall’Assemblea per la regolamentazione urbanistica futura e quindi ritenne suo preciso impegno, resistendo a molteplici ed insistenti pressioni politiche, promulgare immediatamente la parte della legge non impugnata.
Del resto, non ritenne di adottare la promulgazione della parte concernente la sanatoria per evitare che una contrastante decisione della Corte Costituzionale provocasse dei disordini amministrativi e l’obbligo di restituire agli aventi diritto le somme versate per la sanatoria” (Fot. 614745 Vol. I).
L’importanza politica dell’approvazione della legge urbanistica e la entità degli interessi economici su cui essa incise è stata di recente chiarita e sottolineata nelle testimonianze del Prof. Leoluca ORLANDO e dell’On. Mario FASINO.
Il primo ha, infatti, dichiarato in data 29 maggio 1990 (Vol. LXIX, Fot. 919394):
“In questo contesto, in un partito che a Palermo vedeva MATTARELLA in posizione fortemente minoritaria, quest’ultimo divenne nel 1978 Presidente della Regione, realizzando, promovendo e sostenendo, nel settore amministrativo e legislativo scelte assai incisive per la vita politico-economica della Regione e per la stessa vita politico-economica della città di Palermo.
In particolare, l’approvazione della legge urbanistica regionale n. 71 del 1978, fissò autoritativamente ed in contrasto col vigente piano regolatore generale, drastiche riduzioni, sull’utilizzo edificatorio delle aree urbane.
Con quella legge, tra l’altro, si ridusse l’indice massimo di edificabilità da 21 mc/mq a 7 e si portò l’indice di edificabilità del “verde agricolo” da 0,20 – mc/mq a 0,03; e, infine, con apposito comma, si stabilì per legge per il Consiglio Comunale di Palermo il divieto di edificabilità di dette aree di “verde agricolo” per fini privati, vietandosi che le stesse potessero essere oggetto di variante urbanistica, con la sola parziale eccezione (e per percentuali limitate) di edilizia economico-popolare.
Fu questa legge, per gli amministratori comunali di Palermo, una sostanziale, drastica ed autoritativa riduzione di potestà discrezionale nell’uso del territorio.
Ricordo, ancora, che aveva chiara la consapevolezza tanto lui quanto l’Assessore al Territorio, On. Mario FASINO, di quanto la nuova disciplina urbanistica regionale limitasse il potere dei politici cittadini ed incidesse sulla stessa capacità di manovra del “comitato di affari” palermitano.
A D.R. Certamente utile, per comprendere la durezza dello scontro, è ricordare che la legge urbanistica regionale poté essere approvata soltanto a seguito di durissimi contrasti, superati per il peso politico del Presidente MATTARELLA.
Al riguardo, credo che ulteriori, più precisi elementi, potrebbe fornire l’On. FASINO.
Quest’ultimo, infatti, ma trattasi di una mia personale riflessione, a partire dalle elezioni successive non venne più rieletto deputato regionale nel Collegio di Palermo”.
L’On. FASINO, a sua volta, escusso in data 13 giugno 1990, ha affermato (Vol. LXX Fot. 938149):
“Prendo atto che il Prof. ORLANDO, recentemente, ha dichiarato che io avrei potuto fornire un contributo informativo sulle difficoltà che il Governo MATTARELLA incontrò nell’iter di approvazione della legge n. 71/78 (c.d. Legge Urbanistica Regionale).
In effetti, come avevo già detto, detta legge fu una delle più qualificanti di quel Governo ed io, quale assessore al Territorio, rivendico a me il merito di essere riuscito a fare adeguare gli indici di edificabilità regionali a quelli che la legge statale (c.d. MANCINI-ponte già prevedeva da oltre un decennio.
Pur essendo tale disegno di legge regionale parte del programma di Governo, la sua approvazione avvenne tra molti contrasti, evidenziatisi non tanto nel risultato numerico finale di approvazione della legge (oltre che alle forze di Governo aveva l’appoggio del P.C.I.) quanto, nel gioco degli emendamenti proposti in Commissione.
Tale legge provocò la reazione di due gruppi di interessi diversi ma convergenti.
Quello degli imprenditori edili, che videro ridurre notevolmente il potenziale edificatorio delle loro aree, quello stesso potenziale che aveva consentito, ad esempio, di devastare la via Libertà attraverso la demolizione delle — vecchie palazzine “liberty” e la costruzione di moderni palazzi a più piani.
E l’interesse dei proprietari terrieri di tutte le zone circostanti la città di Palermo, che attraverso
l’abbassamento dell’indice di edificabilità del “verde agricolo”, videro diminuire considerevolmente il potenziale edificatorio delle loro aree.
A quest’ultimo riguardo, credo di poter dire senza tema di smentite che gran parte di questi terreni si appartenevano, direttamente o per interposta persona, a “famiglie” mafiose
Basti pensare alla zona di Ciaculli e Croce Verde- Giardini, ovvero alla parte alta di Via Leonardo Da Vinci, che mi risultava personalmente appartenersi all’imprenditore Michelangelo AIELLO.
A D.R. L’iter legislativo durò circa tre mesi, durante i quali l’ARS si occupò solo di questa legge:
Ricordo che in questo lasso di tempo vi furono riunioni ed assemblee di sedicenti coltivatori diretti (che dalla legge, se fossero stati realmente tali, avrebbero avuto tutto da guadagnare), i quali chiedevano di non procedere alla approvazione della legge, cioè di non adeguare la normativa regionale a quella statale, operante già da molti anni.
In effetti, questa legge nazionale già veniva applicata in Sicilia in tutti quei Comuni sprovvisti di un piano regolatore generale ovvero in quei pochi Comuni che avevano adeguato quest’ultimo agli standard nazionali.
Delle riunioni di cui ho sopra fatto cenno, credo che sia rimasta traccia sulla stampa locale dell’epoca.
A D.R. Vero è, secondo quanto mi viene letto dalle dichiarazioni del Prof. ORLANDO, che io “pagai” politicamente tale impegno per fare approvare la legge 71/78, in quanto, dopo circa trent’anni di ininterrotta permanenza all’ARS con altissimo numero di preferenze, alle elezioni regionali del 1981 non venni rieletto, rimanendo il primo dei non eletti.
Ricordo di avere perduto nella città di Palermo oltre 10.000 voti, mentre mantenni sostanzialmente i suffragi in Provincia.
Di fatto, successivamente, entrai ugualmente all’ARS dopo l’elezione al Parlamento dell’On. D’ACQUISTO, ma la “bocciatura” del 1981 rimase ugualmente.
Nel 1986, alla scadenza del mandato, decisi di non ricandidarmi, ma devo dire che tale decisione ha avuto motivazioni personali e non è stata connessa a quel risultato parzialmente sfavorevole.
A D.R. Per chiarire meglio, desidero precisare che pur essendo stato io l’artefice della approvazione della legge urbanistica, non avrei mai potuto riuscirvi se non avessi avuto l’appoggio incondizionato del Presidente MATTARELLA, che l’aveva inserita nel programma di governo e che mi sostenne durante l’iter legislativo.
A D.R. Quando nel mio esame testimoniale del 14.1.1980 ho espresso l’opinione che l’omicidio MATTARELLA fosse un “delitto politico”, voluto dal coagularsi “di interessi di altre forze” che volevano mantenere lo stato attuale delle cose, intendevo riferirmi proprio a quelle forze che ho oggi indicato parlando della legge 71/78.
Non escludo che tali forze potessero avere dei referenti in sede politica e, quindi, anche all’interno della D.C., nella quale milito da sempre.
Tuttavia, per onestà intellettuale e doveroso senso di responsabilità, non posso indicare nominativamente un gruppo o una persona come referente politico di tali forze.
Può sembrare strano che un uomo politico di esperienza come me non abbia conoscenze precise al riguardo, ma questa LI effettivamente la verità” (Fot. 938152 Vol. LXX).

 

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