Il giornalista Borrometi, da presidente di Articololo 21, dà del ‘verme’ e ‘delinquente’ ad alcuni blogger e giornalisti. Appello al Presidente della Federazione della Stampa Giulietti

Il giornalista Paolo Borrometi ormai querela chiunque s’azzarda anche a pronunciare per sbaglio il suo nome. Ha querelato pure il sottoscritto, per delle informazioni che abbiamo raccolto riguardo ad alcune sue denunce, quale quella relativa ad un’aggressione da lui subita il 16 aprile del 2014, in circostanze ancora tutte da chiarire. Vicenda quest’ultima di cui, a giorni, discuteremo presso la Procura della Repubblica di Siracusa. Mentre molto chiara risulta agli investigatori ed ai magistrati di Catania la storia relativa alla ‘interpretazione’ del Borrometi riguardante un attentato con un auto-bomba che, tra il 2017 ed il 2018, avrebbero dovuto compiere ai suoi danni alcuni componenti di un clan mafioso di Pachino. Attentato di cui, come sostiene il Procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, in una lettera ufficiale inviata alla Commissione Regionale Antimafia, ‘non ci sono riscontri’. Ciò non toglie che il Borrometi ha lanciato ugualmente, attraverso tutti i media locali e nazionali, delle pesanti e precise accuse nei confronti di alcuni soggetti ritenuti, a suo dire, gli ideatori di un attentato che, attenendoci a quelle che sono le verità giudiziarie, è solo frutto di una sua libera ‘interpretazione’. E, proprio per tali accuse, è stato a sua volta querelato per diffamazione e calunnia.

Come si legge su Diario 1984, anche in questa circostanza, c’è da rimanere esterrefatti ed allibiti,

riguardo a ciò che è successo e che riportiamo del tutto integralmente. Solo così si può capire il perché il Procuratore di Catania Zuccaro, a proposito di quell’attentato denunciato dal Borrometi dice che ‘non ci sono riscontri’ e che si tratta soltanto di una ‘interpretazione’ del Borrometi.

Tenetevi forte e rileggetevi cosa ha pubblicato, il 2 settembre 2019 , Diario 1984 di Pino Guastella.

“Siracusa. L’ex consigliere comunale di Pachino Salvatore Spataro ha presentato lunedì 2 settembre 2019 una denuncia penale contro il giornalista Paolo Borrometi, accusandolo di una triplice calunnia commessa ai suoi danni. La querelle tra il giornalista e il pachinese prende spunto da una querela presentata da Borrometi nella quale accusa Salvatore Spataro di diffamazione.

A dire di Borrometi, sulla pagina Facebook della testata on line La Spia, è stato postato un commento a firma del profilo Salvatore Spataro, in seguito ad un articolo recante il seguente titolo:”Pachino, ancora una volta incredibile: il consigliere Spataro rientra tra i banchi della maggioranza”. Il commento dal contenuto diffamatorio dice: “Poverino che pena mi fa no il cretino che scrive ma il deficiente che lo ha informato”. Secondo Borrometi la frase è rivolta a lui in quanto postata nella pagina Facebook del sito La Spia, di cui il giornalista è direttore responsabile, viceversa l’ex consigliere comunale Spataro nega di avere postato il commento sul sito La Spia, e invita il Pubblico Ministero Andrea Palmieri a verificare l’attendibilità della sua affermazione, sostenendo che quel commento è tuttora pubblicato nel proprio profilo Facebook Salvatore Spataro. Il magistrato della Procura ha delegato il Nucleo Investigativo Telematico e l’ispettore Emilio Correnti il 5 dicembre 2018 ha risposto agli interrogativi del Pubblico Ministero Palmieri scrivendo: “Ho ricercato sul social network Facebook l’articolo citato nella querela; tale articolo risulta raggiungibile al seguente Url… Nel post presente su Facebook sono stati effettuati diversi commenti tra i quali in data odierna non risulta il commento denunciato…”. Il Nit dà quindi ragione alla versione dello Spataro, precisando che sul sito La Spia non risulta alcun commento a firma di Salvatore Spataro. Sicché si chiede il pachinese: per quale motivo il Borrometi mi ha querelato se personalmente non l’ho mai diffamato nè minacciato? Ma non solo. Salvatore Spataro nella seconda denuncia per calunnia afferma nella querela contro di lui il Borrometi dice: “Le frasi scritte da tale profilo sono particolarmente gravi perchè reiterate nel tempo e mi preoccupano particolarmente perhè fanno seguito alla notizia del grave attentato scoperto dalla Polizia di Pachino per delega della Dda di Catanbia di cui dovevo essere vittima. Il signor Spataro Salvatore, infatti, è a processo con il capomafia di Pachino Salvatore Giuliano”. Aggiunge lo Spataro: “Il Borrometi nella querela del 10 ottobre 2018 addirittura si dice vittima di un grave attentato scoperto dalla Polizia di Pachino di cui più volte fa cenno in un libro e in interviste, indicando quale ideatore il Giuliano Salvatore ed ora pubblicamente il sottoscritto quale complice morale in quanto a processo con il Giuliano Salvatore. A titolo di esempio si allegano due file video che riproducono le interviste rilasciate dal Borrometi nel corso del programma “Nemo Nessuno Escluso” andata in onda su Rai2 in data 13 aprile 2018 e nel corso del programma Soul andato in onda su TV2000 in data 11 dicembre 2018. Questa storia dell’attentatoscrive nella querela il signor Spataroè una vera fandonia, addirittura il Borrometi più volte ha affermato che l’attentato a suo danno doveva avvenire con un’autobomba che avrebbe ucciso lui e gli uomini della scorta, adducendo come scritto nella querela che avrebbe appreso ciò dalla Polizia di Pachino e dalla Dda di Catania, per cui lo Spataro chiede al procuratore della Repubblica di voler sentire la dottoressa Malandrino, dirigente del Commissariato di Pachino e il dottor Alessandro Sorrentino, della Dda di Catania, che ha condotto le indagini, persone entrambe di cui non si può dubitare, a riferire se sono stati loro a parlare con Borrometi in ordine all’attentato con autobomba e, appurata la falsità delle voci messe in giro dal giornalista, di invitarlo a chiarire pubblicamente che quanto detto da lui è frutto di una sua libera interpretazione”. La terza e ultima accusa di calunnia presentata contro Borrometi si riferisce alle affermazioni riportate nella querela presentata dal giornalista contro Salvatore Spataro, in cui dice “che le gravi frasi contenute nel commento fanno seguito a diverse e continue minacce di morte, delle quali sono oggetto da diverso tempo…”. Spataro, che ha nominato il proprio domicilio presso lo studio del proprio legale di fiducia, avvocato Giuseppe Gurrieri, chiede al procuratore della Repubblica di indagare a 180 gradi al fine di accertare il motivo che ha spinto Borrometi a calunniarlo “atteso che il sottoscritto non gli ha mai rivolto minacce di morte nè organizzato attentati ai suoi danni”.
Ci risulta che anche il giornalista Pino Guastella, così come Giuseppe Gallinella, del

giornale IlFormat sono nel mirino di Borrometi. A quanto pare li ha subissati di querele, perché colpevoli di avere riportato e pubblicato, in una serie di servizi, una lunga sequela di prove, testimonianze e documentazioni, anche di natura giudiziaria, che mettono in dubbio la bontà e l’attendibilità di molte sue denunce e che rischiano di contribuire, in maniera determinante, a far vacillare quella che il presidente della Commissione Nazionale Antimafia, Nicola Morra, a proposito del ‘Sistema Montante’ definisce la ‘mitopoiesi’ dell’antimafia.

Il Borrometi, rivolto a questi, così come ad altri giornalisti o blogger, come potete leggere in un post pubblicato nel suo profilo Facebook (che a seguire riportiamo), per osannare le gesta dell’altro suo collega di ‘sventura’ o, se preferite, di ‘avventura antimafiosa’, ossia l’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, il 15 gennaio 2020, cioè non più di qualche settimana fa, li o, se preferite, ci definisce tutti quanti dei ‘vermi’
Lui è Giuseppe Antoci, la notte fra il 17 ed il 18 maggio 2016 fu oggetto di un gravissimo attentato e si salvò solo grazie agli uomini della sua scorta. E fu oggetto di quel grave attentato per la legge che dava un duro colpo alla mafia dei pascoli, quella legge che porta il suo nome.
Con Giuseppe abbiamo sorriso e pianto insieme, in lunghe conversazioni.
So quello che Giuseppe ha passato quando hanno messo in dubbio l’attentato in cui doveva morire. E so quanto male gli abbiano fatto le parole scritte in presunti giornaletti online di vermi che attaccavano sua moglie, dicendo una colossale bugia, ovvero che fosse parente di un mafioso. Sono gli stessi vermi che in questi giorni, non potendo smentire le mie inchieste giornalistiche, scrivono (sempre sugli stessi giornaletti) assurdità e falsità su di me e la mia famiglia.
Ma si sa, i vermi questi fanno.
Caro Peppe, sappiamo bene che continueranno a tentare di “mascariare” la verità, ma oggi abbiamo raccolto un successo in più: i 94 arresti della Procura Antimafia di Messina sono la testimonianza del Tuo impegno. Le parole del Procuratore di Messina mettono fine a chi ha voluto infangare Te.
So la sofferenza di Tua moglie, delle Tue figlie. Ma conosco anche il loro ed il Tuo orgoglio. Oggi, ancora una volta, hai vinto Tu. Abbiamo vinto noi. Ha vinto quello Stato fatto da ogni cittadino per bene.
La storia non si ricorderà dei vermi. Di Te, invece, si.
E in un post, sempre pubblicato su Facebook il 25 gennaio, quando si è saputa la notizia che il Procuratore della Repubblica di Catania non aveva trovato alcun riscontro a quell’ipotetico fallito attentato nei suoi confronti, affermando, come già detto e ribadito più volte, che si tratta di una sua esclusiva interpretazione, rincara la dose. Liquida tutti coloro che non la pensano come lui rispetto alla credibilità di alcune sue denunce contro la mafia, oltre che come ‘vermi’, stavolta, come la ‘solita cricca, capitanata da delinquenti, che cercano di delegittimare’.
Questo è il suo commento integrale:
Paolo Borrometi Giuseppe Allibrio assolutamente! Anzi, il Procuratore ha fatto chiarezza ed io lo ringrazio!
Mi riferisco alla solita cricca, capitanata da delinquenti, che cercando di delegittimare.
Il Procuratore di Catania ha detto cose chiarissime, purtroppo.
Purtroppo, ma noi aggiungiamo, per fortuna, il Procuratore Zuccaro ha detto che di

quell’attentato da lui denunciato non vi è alcuna traccia investigativa. E quindi la storia dell’auto-bomba pronta ad esplodere, è uscita solo dalla bocca di Borrometi. Non risulta da nessuna intercettazione o testimonianza. E dire che è una storia che ha ripetuto in tutte le sedi possibili ed immaginabili: ai ragazzi delle scuole, nelle piazze, nelle Tv locali e nazionali, e persino in tutti i principali talk show ed in tutti i programmi di intrattenimento; in tutte le ore del giorno e della notte, rivolgendosi ad un pubblico televisivo e mediatico, appartenente a tutte le fasce d’età. ‘Peccato’, noi lo ripetiamo sino alla nausea, o per meglio dire per fortuna, che quella auto-bomba pronta ad esplodere per farlo saltare in aria con la sua scorta, è una storia di cui ‘non ci sono riscontri’.

Mentre questo è il post, del 25 gennaio 2020, sempre pubblicato su Facebook, a corollario del quale ha postato il commento che avete letto sopra:
L’ultima frontiera della delegittimazione nei miei confronti?
Non è se dovessi morire per mano dei boss ma su come. Scatenare una polemica sul metodo che avrebbero dovuto usare.
Come se cambiasse qualcosa. Tanto la vita mia e quella degli uomini della mia scorta per “qualcuno” è sacrificabile.
Sono esterrefatto. E schifato.
Finalmente il quadro è chiaro grazie alle parole del Procuratore di Catania.
Certo che per un giornalista, che è anche presidente di Articolo 21, quello utilizzato dal Borrometi non è davvero un bel modo di esprimersi. Lui, se volete, anche quale principale soggetto responsabile di Articolo 21, che è l’associazione che dovrebbe tutelare la libertà di parola e di informazione, definisce invece dei ‘vermi’ o ‘cricca di delinquenti’, coloro i quali esprimono il loro dissenso nei suoi confronti; spesso a ragion veduta, con tanto di carte, prove, documenti e testimonianze alla mano. Senza entrare nel merito delle questioni sollevate, senza attendere o rispettare il vaglio degli organi dello Stato preposti al controllo di legalità, anche per quanto riguarda le denunce di talune aggressioni ed intimidazioni da lui segnalate alle Autorità Giudiziarie spesso, frettolosamente derubricate e fatte veicolare agli occhi dell’opinione pubblica, dallo stesso Borrometi, come degli atti posti in essere dai clan mafiosi. Anche noi facciamo parte della schiera dei ‘vermi’, siamo membri della ‘cricca di delinquenti’ di cui parla il Borrometi su Facebook?
A causa di ciò che pubblichiamo sul suo conto nel nostro blog, https://www.italyflash.it/, siamo stati presi di mira dal Borrometi:siamo già ammoniti e rischiamo l’espulsione!
Forniremo alla Procura di Siracusa tutti gli elementi necessari per far luce sulle vicende raccontate nel servizio dal titolo INDAGINI SUL GIALLO DELL’AGGRESSIONE AL GIORNALISTA BORROMETI: E’ STATA LA MAFIA O IL GIARDINIERE DI SUO PADRE? ( https://www.italyflash.it/2020/01/09/indagini-sul-giallo-dellaggressione-al-giornalista-borrometi-e-stata-la-mafia-o-il-giardiniere-di-suo-padre/); nonché in altri servizi del nostro ‘fastidioso’ blog: https://www.italyflash.it/.
Forse sarebbe ora che tutti quanti ce ne facessimo una ragione e cioè che, in Italia, vige ancora l’articolo 21 della Costituzione che recita:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

E’ per onorare questa altissima manifestazione del libero pensiero e di libertà di parola e di informazione che è nata l’associazione Articolo 21, di cui il Borrometi ne è il presidente dal 2017 ad oggi. I suoi scopi non sono quelli di perseguitare, a colpi di querele, nelle aule di giustizia, tutti quei giornalisti o blogger, od anche semplici cittadini, che hanno il torto di esprimere liberamente il loro pensiero o di fare emergere delle scomode verità. Semmai è l’esatto contrario. Articolo 21, ma anche se vogliamo la Federazione Nazionale della Stampa, con il suo presidente, Giuseppe Giulietti, da me peraltro informato di questo delicato caso-Borrometi, dovrebbero, tutti quanti, tutelare la libera circolazione delle informazioni, delle opinioni e delle idee. Non dovrebbero consentire che un giornalista, seppure affermato come il Borrometi, quereli a desta ed a manca qualsiasi collega giornalista o blogger che si occupa di lui e dei suoi trascorsi, criticandone magari qualche episodio della sua vita pubblica, poco convincente. Non è meglio discutere di certe questioni in altre sedi. Per esempio, visto che il Borrometi è un giornalista d’inchiesta, perché non affrontare le varie questioni esclusivamente a livello giornalistico, evitando inutili ed estenuanti strascichi giudiziari? Un presidente di un’Associazione Nazionale, qual è Articolo 21, chiamata ad assolvere a questo suo precipuo compito che sta alla base della sua fondazione, mettendosi a querelare giornalisti e blogger, tradisce in questo modo la sua stessa ragion d’essere. E dai! Dott. Borrometi, Lei che è peraltro anche un cavaliere della Repubblica, compia un gesto di cavalleria e ritiri tutte quante le querele presentate contro i giornalisti ed i blogger come me. Glielo chiedo anche per il rispetto che è dovuto a qualsiasi essere umano, e non tanto ad una categoria di suoi simili che, con disappunto e rabbia, lei definisce ‘vermi’ e ‘delinquenti’. Guardi che anche loro sono pur sempre dei suoi colleghi. Ed anche se sono dei semplicissimi blogger come me, le giuro che stiamo soltanto cercando di onorare i supremi principi di libertà, sanciti da quella Costituzione che anche, e principalmente Lei, dovrebbe garantire e tutelare nella sua qualità, lo ribadiamo, di Presidente di Articolo 21. Grazie per un suo eventuale gesto cavalleresco. Ci rimettiamo al suo buon cuore ed al suo attaccamento ai principi ed ai valori di libertà.

Salvatore Petrotto