Gli scioglimenti per mafia dei Comuni sono una farsa! Il Tribunale di Caltanissetta su San Cataldo: la giunta Modaffari non aveva rapporti con la criminalità. Ed allora perché hanno sciolto per mafia anche San Cataldo ?

Anche San Cataldo è un Comune vittima dei falsi ‘professionisti dell’antimafia‘?

È la solita storia di un paese roso da contese politiche che sfociano sin dentro il Ministero dell’Interno, provocando ingiusti scioglimenti per mafia, grazie a qualche solerte ‘gendarme’, amico possibilmente di qualche prefetto e/o di qualche ministro. Col pretesto della solita cosca locale che si infiltra dentro le istituzioni comunali, ci si sbarazza così di quei sindaci e relativi comuni amministrati che, magari, sono contrari a grossissimi interessi che, per lo più, ruotano attorno ai rifiuti ed, in taluni casi, attorno al petrolio. Capita quasi semore così: la parte politica ostile a quel sindaco ed a quel Comune ribelle che, possibilmente vanta illustri ed altolocate conoscenze istituzionali, provoca e poi si intesta e si vanta di aver fatto sciogliere il Comune da spazzare via, per soddisfare vari interessi, di varia natura.

Il cliché è sempre lo stesso. Innanzitutto si individuano le eventuali parentele o presunte amicizie mafiose di questo o quel sindaco, di questo o quel consigliere. Tanto si sa già che, specie nei piccoli Comuni, è scontato trovarle: in qualsiasi paese tutti quanti se non sono parenti, sono almeno conoscenti, se non proprio amici. E sono queste conoscenze, anche casuali, che servono a ‘fottere’ il malcapitato amministratore locale! A quel punto ci si inventa l’esistenza, per lo meno di un affidamento anche di un piccolissimo appalto, un’autorizzazione per un chiosco o per una bancarella, cose meschine e miserabili cioè, roba da morti di fame! Ed anche se il soggetto beneficiario dell’appalto e/o dell’autorizzazione comunale, non ha precedenti penali ed è in possesso di regolare certificato antimafia, si potrà sempre dire e scrivere che annovera, anche tra i suoi più lontani amici, parenti, o semplici conoscenti, qualche mafioso. Poi, per dare il là all’ingiusto scioglimento per mafia, si mette in moto a dovere la macchina del fango. In questa delicata fase, dell’impostura pseudo antimafiosa, vengono utilizzati quei giornalisti velinari che stanno dietro la porta del Prefetto di turno, possibilmente asservito ad un Ministro dell’Interno, non sempre scevro da condizionamenti politico-affaristici. E sono proprio quei velinare della carta stampata, dell’etere e di internet che, appena ricevono l’ordine di partire con le solite scandalistiche narrazioni, scattano sugli attenti e, come degli umili soldatini, completano l’operazione pseudo-antimafiosa, in maniera devastante e convincente, con i loro servizi e reportage confezionati ad arte per distrarre l’opinione pubblica e per depistare. Solo dopo alcuni anni si scoprirà poi la verità, debitamente occultata e cioè che a far sciogliere questo o quel comune sono stati dei rappresentanti istituzionali corrotti, prefetti e ministri compresi, supportati a livello mediatico dal solito stuolo di servi sciocchi che pensano, ed in molti casi fingono, di fare i giornalisti, prostandosi col cappello in mano, al cospetto del potente di turno.

Finora di ingiusti scioglimenti per mafia di Comuni, nell’arco dell’ultimo decennio, oltre a San Cataldo nel Nisseno, ne abbiamo contato più di dieci: Canicattí, Campobello di Licata, Siculiana e Racalmuto, nell’Agrigentino, Altavilla Milicia nel Palermitano, Furnari, nel Messinese, Scicli e Vittoria, nel Ragusano. E poi c’è stato l’incredibile caso-Augusta e quello di Misterbianco. Ci sarebbe pure da analizzare ciò che è successo a Pachino, ma in questo caso rischieremmo di essere tacciati di ‘blasfemia’ antimafiosa, in quanto nelle terre del famoso pomodorino, non si è capito bene per chi parteggiava la mafia: se era a favore della maggioranza consiliare, della minoranza o di tutte e due le fazioni politiche.

Ma ritorniamo da dove siamo partiti, e cioè da San Cataldo.

A dimostrazione di quanto abbiamo fin qui sostenuto, leggete cosa c’è scritto in una sentenza, fresca fresca, sfornata in questi giorni, dal Tribunale di Caltanissetta.

Nelle azioni del sindaco Modaffari e della sua Giunta non è ravvisabile “alcun collegamento neppure indiretto ovvero alcun condizionamento da parte della criminalità organizzata”. Sono le parole con cui il Tribunale nisseno ha respinto la proposta di incandidabilità degli ex amministratori del comune di San Cataldo avanzata dal Ministero dell’Interno a seguito del decreto di scioglimento del Consiglio comunale avvenuta il 28 marzo 2019. I giudici affermano al contrario che “è emersa invece una condotta di segno opposto finalizzata a far assumere agli uffici competenti provvedimenti a garanzia della trasparenza, dell’imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione”. >> https://www.radiocl1.it/la-giunta-modaffari-simpegno-per-trasparenza-e-imparzialita-il-tribunale-boccia-le-tesi-del-viminale/