Le rivendicazioni dopo l’omicidio

Significativo riscontro alle accuse formulate nei confronti di Valerio FIORAVANTI e di Gilberto CAVALLINI è costituito dalle varie rivendicazioni (solo apparentemente contraddittorie) che seguirono la consumazione dell’omicidio.
La prima giungeva all’ANSA di Palermo, alle ore 14.45 del 6.1.1980:
“Qui Nuclei Fascisti rivoluzionari.
Rivendichiamo l’uccisione dell’Onorevole MATTARELLA in onore ai caduti di via Acca Larentia”.
La seconda, al Corriere della Sera di Milano, alle 18.48:
“Qui PRIMA LINEA. Rivendichiamo esecuzione MATTARELLA che si è arricchito alle spalle dei terremotati del Belice”.
La terza, alla Gazzetta del Sud di Messina, alle ore 19.10:
“Qui Brigate Rosse. Abbiamo giustiziato MATTARELLA. Segue comunicato”.
La quarta, al Giornale di Sicilia di Palermo, alle 21.40: “Qui Brigate Rosse. Abbiamo giustiziato l’On. MATTARELLA. Mandate subito tutta la gente nelle cabine telefoniche di Mondello. Troverete il ciclostilato delle B.R.”. Il ciclostilato non viene, però, rinvenuto.
Di straordinario interesse è, nella sua struttura sintattica e “ideologica”, la prima rivendicazione, giunta all’ANSA alla distanza di una sola ora dalla morte di Piersanti MATTARELLA (avvenuta presso l’Ospedale “Villa Sofia” di Palermo alle 13.40).
Al riguardo, va riportata la puntuale analisi compiuta nel rapporto della DIGOS di Bologna del 2.2.1985:
“L’omicidio dell’On. MATTARELLA, avvenuto a Palermo alle ore 13.05 del 6.1.1980, ad opera di due giovani armati di pistola, venne rivendicato alle ore 14.55 con la seguente telefonata all’ANSA di quel capoluogo:
“Qui Nuclei Fascisti Rivoluzionari – Rivendichiamo l’uccisione dell’On. MATTARELLA in onore ai caduti di via . Acca. Larentia”.
“Alla luce di quanto detto in precedenza, occorre analizzare tale rivendicazione, onde valutarne l’attendibilità sotto il profilo della sua effettiva riferibilità a gruppi di estrema destra.
Dal punto di vista lessicale la rivendicazione può essere scomposta in tre parti: “Qui Nuclei Fascisti Rivoluzionari – Rivendichiamo l’uccisione…/ Onore ai caduti…”, che costituiscono altrettanti elementi ricorrenti in successive rivendicazioni di crimini di certa attribuibilità all’estrema destra, quali ad es. gli omicidi dell’Appuntato di P.S. EVANGELISTA e del giudice Mario AMATO.
Il primo, infatti, avvenuto i1 28.5.1980 a Roma, fu rivendicato con la seguente telefonata alla redazione dell’Unità.
“Siamo i NAR Rivendichiamo noi l’attentato di questa mattina a Piazza Istria/ Onore al camerata CECCHIN – Libertà per tutti i camerati”.
Il secondo, avvenuto il 23.6.1980 a Roma, fu rivendicato con questa telefonata alla redazione di “Paese Sera”: “Siamo i NAR/ rivendichiamo l’attentato del giudice Mario AMATO, avvenuto questa mattina/ Seguirà comunicato.
Dei due omicidi sono stati riconosciuti colpevoli – come noto – Valerio FIORAVANTI, Francesca MAMBRO (rei confessi) e altri componenti i NAR.
Senza contare poi la prima rivendicazione pervenuta all’ANSA alle ore 13.45 del 2.8.1980, subito dopo la strage alla locale stazione F.S.:
“Qui NAR/ Rivendichiamo l’attentato di Bologna/ Onore al camerata TUTI”.
Non solo quindi la rivendicazione dell’omicidio MATTARELLA ricalca, dal punto di vista sintattico e “ideologico”, le menzionate rivendicazioni dei NAR, ma si può anche ragionevolmente avanzare l’ipotesi che la sigla “Nuclei Fascisti Rivoluzionari” non costituisce altro che una variante, forse anche prodromica, della stessa sigla “Nuclei Armati Rivoluzionari”.
Identiche potrebbero quindi essere anche le persone che hanno agito usando le due sigle.
L’accertamento può avere una chiave di lettura proprio nella stessa rivendicazione che richiama “…i caduti di Acca Laurentia”, ovvero l’uccisione dei due giovani aderenti al MSI, Franco BIGONZETTI e CIAVATTA Francesco, avvenuta davanti alla Sezione di Acca Larentia in Roma, il 7.1.1978. L’azione venne rivendicata da un sedicente “Nucleo Armato per il Contropotere territoriale”.
Nella successiva manifestazione di protesta, in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine, morì un altro giovane missino, RECCHIONI Stefano.
L’uccisione dell’On. MATTARELLA, cade quindi nella seconda ricorrenza dei fatti, anzi, viene compiuta “in onore di quei caduti”.
E’ tuttavia significativo che la prima ricorrenza fu sinistramente “celebrata”, il 9.1.1979 con l’assalto all’emittente di sinistra di Roma “Radio Città Futura”, da parte di giovani travisati che, a colpi di arma da fuoco, ferirono cinque persone.
L’azione venne rivendicata con la seguente telefonata alla redazione de “Il Tempo”:
“Siamo Fascisti/Rivendichiamo l’attentato a Radio Città Futura, seguirà comunicato/Onore ai camerati uccisi”.
Non vi è chi non veda la impressionante analogia con la rivendicazione dell’omicidio MATTARELLA e con quelli già menzionati di EVANGELISTA e del Dr. AMATO. Ebbene, del delitto sono stati riconosciuti responsabili Valerio FIORAVANTI, MAMBRO Francesca ed altri aderenti ai NAR.
La stessa MAMBRO ha riconosciuto che, nel corso dei fatti di Acca Larentia, Stefano RECCHIONI cadde proprio avanti a lei e che tale fatto fu decisivo per la sua scelta di “antagonismo” (int. del 27.4.1982 ai G.I. di Bologna dr. GENTILE e dr. FLORIDIA).
Non solo, la sigla usata per l’omicidio MATTARELLA, “Nuclei Fascisti Rivoluzionari”, compare poche altre volte, sia immediatamente prima che subito dopo, in occasione dei seguenti attentati, tutti compiuti a Roma:
– 26.12.1979: lancio di bottiglie incendiarie contro un autobus dell’ATAC alla stazione Tuscolana;
– 01.01.1980: lancio di bottiglie incendiarie contro l’autorimessa della SIP di via Boezio (Quartiere Prati);
– 07.01.1980: incendio di una scuola nel quartiere di Primavalle;
– 18.02.1980: incendio dell’autovettura di un iscritto al P.C.I.

Si noti poi che, in concomitanza dell’assalto a Radio Città Futura, furono compiuti, sempre la notte del 6.1.1979, a Roma, numerosi attentati incendiari ai danni di varie sale cinematografiche, rivendicati da anonimi qualificantisi: “Siamo fascisti”.
Il successivo giorno 8.1.1979, altri due attentati furono rivendicati da sedicenti “Fasci clandestini” e da “Gruppo di Fascisti”.
Il giorno dopo ci sarà l’attentato a Radio Città Futura.
E’ importante constatare che tutti gli attentati di cui sopra sono avvenuti in punti attigui a Piazza Tuscolo, Quartiere Prati, Piazza dei Navigatori, ove all’epoca, era attivissima l’azione di estremisti di destra, ed in particolare di quelli del FUAN, dal quale provengono “politicamente” FIORAVANTI Valerio ed altri che hanno dato vita ai NAR.
Analogamente, a Catania, 1’8 ed il 10.1.1979, vennero compiuti diversi attentati ai danni di alcuni cinema, di una caserma dei CC., di una centralina telefonica e di un autobus, rivendicati da anonimi che si qualificavano “Siamo fascisti” ovvero “Siamo un gruppo di fascisti armati…” e che richiamavano la “memoria” dei “caduti” di Acca Larentia.
Da quanto sopra esposto emergono quindi fondati motivi per ritenere non solo che l’omicidio dell’On. MATTARELLA sia avvenuto ad opera di terroristi di destra gravitanti nei NAR, ma in particolare che sia stato eseguito in prima persona da FIORAVANTI Valerio.
Il quale, peraltro, aveva una importante base di appoggio in Sicilia, assicuratagli da Francesco MANGIAMELI, presso il quale soggiornò dal 15 al 30 luglio ’80 (insieme con la MAMBRO), certamente per preparare la evasione di CONCUTELLI da Taranto, ma forse non solo per quello”.
Fin qui, il citato rapporto della DIGOS di Bologna del 2.2.1985.
Ma, alle considerazioni testé riferite, possono essere aggiunte quelle svolte nella Relazione dell’Alto Commissariato Antimafia (ff. 82 – 85), che appaiono ampiamente condivisibili:
“… Nel caso MATTARELLA, la rivendicazione è fatta dai Nuclei Fascisti Rivoluzionari “in onore dei caduti di Via Acca Larentia” e quindi in onore di camerati uccisi da compagni.
Sotto tale aspetto, dunque, la rivendicazione è omogenea rispetto alla sigla usata.
Anche il riferimento all’episodio di Via Acca Larentia non è privo di significato, dal momento che esso interviene a due anni da quel fatto (7.1.1978).
Sostiene lo stesso V. FIORAVANTI, nell’interrogatorio reso al P.M. di Padova il 10.2.1981:
(A partire dalla fine del 1978) “Rimangono, come momenti ed occasioni di iniziativa” (per l’ambiente di destra) gli anniversari e ricorrenze classiche, che sono quelli della morte di MANTAKAS, RAMELLI, ZICCHIERI ed altri.
In queste occasioni si “affiggono manifesti di ricordo” e vengono organizzate talora azioni dimostrative, tipo il ferimento o l’accoltellamento o l’uccisione di un avversario politico”.
L’interrogatorio conferma, per un verso, quanto potesse essere sentita nell’ambiente del FIORAVANTI una ricorrenza quale quella di Via Acca Larentia; per un altro, colpisce la circostanza che, nel citare le varie ricorrenze, il FIORAVANTI abbia omesso di richiamare proprio quella in questione, che pure riguardava un fatto di estrema gravità quale l’uccisione dinanzi la sezione MSI di Via Acca Larentia di due “camerati” – CIAVATTA e BIGONZETTI – oltre che il successivo ferimento a morte di Stefano RECCHIONI. Un altro anniversario che FIORAVANTI non cita è quello della morte di Franco ANSELMI (7.3.1978).
Tali omissioni sono oggi significative.
Alle ricorrenze “omesse” (od agli stessi fatti omessi), si collegano infatti episodi specifici ascrivibili al FIORAVANTI e dei quali, all’epoca di quell’interrogatorio, egli non voleva parlare.
Si apprenderà più tardi che all’episodio in cui trovò la morte ANSELMI, il FIORAVANTI aveva partecipato personalmente; che, quale azione commemorativa della morte dell’ANSELMI, il FIORAVANTI stesso aveva organizzato l’anno dopo (il 15.3.1979) la rapina all’armeria Omnia Sport.
(Si rilevi che, invero singolarmente, la rapina era stata rinviata di alcuni giorni. Il motivo del rinvio non è stato a tutt’oggi chiarito, ma merita approfondimento avendo riguardo a talune indicazioni – esistenti nel processo – circa la possibile implicazione del FIORAVANTI, il 9.3.1979, in un altro omicidio “eccellente” avvenuto in Sicilia e cioè quello di Michele REINA).
Si apprenderà poi che, per commemorare i morti di Via Acca Larentia, il FIORAVANTI ha partecipato, il 28.2.1979, all’omicidio di Roberto SCIALABBA e, il 9.1.1979 all’assalto a Radio Città Futura.
Di un anno dopo (il 6.1.1980) è la rivendicazione in questione…
… L’assalto a Radio Città Futura, stando alla ricostruzione compiuta dal FIORAVANTI sempre nell’interrogatorio del 10.2.1981, ha una valenza particolare perché rappresenta un mutamento della politica dell’estremismo di destra e l’inizio di un atteggiamento rivoluzionario anti-sistema, emulativo, in fondo, di quello di sinistra.
“Naturalmente – dice Valerio FIORAVANTI – non è che i “compagni” cessassero di essere avversari, ma anche nelle azioni contro questi avversari, negli attentati, cominciava ad esprimersi in modo di essere dei gruppi di destra diverso dal solito modello dello squadrista, ma tendenzialmente simile al modo di operare dei gruppi armati di sinistra”.
Dal contesto appena descritto discendono due conseguenze:
– Il compimento di un atto di sangue ai danni di un esponente dello stato borghese, per giunta ritenuto disponibile all’apertura al P.C.I., poteva ben essere “rivendicato” anche se si trattava di un “atto su commissione”.
Agli occhi dell’esecutore materiale esso era pur sempre un “atto in sé rivoluzionario” e comunque un modo per vendicare chi – come i morti di Acca Larentia – intendeva reagire alla “ghettizzazione” in cui lo aveva relegato lo Stato consumistico.
– Una rivendicazione a nome dei NAR non era concepibile. Per un verso, avrebbe scatenato la “repressione” nei confronti di tutti gli estremisti di destra siciliani ed un loro più attento controllo da parte delle forze di polizia, preoccupate dell’esistenza, anche in Sicilia, di un nucleo territorialmente operante, all’epoca, solo al nord ed a Roma.

Un controllo ovviamente inopportuno per più motivi, anche in vista dell’attività da compiere in favore del CONCUTELLI. Per un altro verso, la rivendicazione NAR avrebbe potuto determinare uno spostamento delle indagini su Roma e la individuazione dei gruppi colà operanti. Infine, il fatto interveniva in un momento particolare dell’esperienza del FIORAVANTI: quello in cui egli stava formando un “nuovo gruppo”, volto a coagulare intorno a sé esperienze diverse e movimenti giovanili stratificati. Lo stesso CAVALLINI non era mai stato dei NAR, ma aveva gravitato attorno ad altri movimenti. La rivendicazione NAR avrebbe legato il FIORAVANTI ad esperienze passate ed avrebbe preoccupato – attesa la gravità del fatto – gli stessi potenziali aderenti “rivoluzionari” (legandoli prematuramente in modo irreversibile).
Per quanto non idonea a consentire l’individuazione del gruppo al quale il fatto era ascrivibile, la rivendicazione “Nuclei Fascisti Rivoluzionari” (rivendicazione che, come si è detto, era comunque necessaria in relazione all’atto in sé ed al suo collegamento con una commemorazione) non era però sufficientemente “depistante”.
Per tale motivo fu fatta seguire da rivendicazioni richiamanti il gruppo armato di “Prima Linea” e quello “B.R.”.
Il FIORAVANTI si comporterà analogamente il 6.2.1980, (appena un mese dopo l’omicidio MATTARELLA) in occasione dell’omicidio dell’agente ARNESANO e, il 28.5.1980, in occasione dell’omicidio EVANGELISTA.
Anche in quelle occasioni farà seguire o precedere dalla rivendicazione B.R. o Prima Linea, quella a nome dei NAR…
… L’intento, come specificheranno lo stesso FIORAVANTI ed il SODERINI, era quello di apparire una “variabile impazzita”, non agevolmente individuabile né dalle forze della repressione né dagli stessi estremisti dell’ambiente, non stabilmente cooptati nel nuovo gruppo e perciò facilmente “permeabili””.

 

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