Tubercolosi al carcere di Agrigento: già 20 casi positivi al test. L’ira degli agenti penitenziari

Effettuati circa 150 test tra detenuti, agenti della polizia Penitenziaria e docenti

Nel carcere di Agrigento esplode il caso tubercolosi. Sono venti le persone tra personale civile, agenti di polizia giudiziaria e detenuti risultate positive al test. L’esame è stato effettuato qualche giorno fa dopo la protesta degli agenti che avevano scoperto con ritardo che un detenuto aveva la tbc. Il primo caso  all’interno del carcere “Di Lorenzo” è stato, infatti,  quello di un detenuto. Sulle condizioni dei positivi non si sa molto. E’ chiaro che la malattia potrebbe anche non svilupparsi in modo grave. Ma il contagio c’è stato

Tubercolosi in carcere? E come ci è arrivata?

L’uomo aveva la tubercolosi ed era detenuto nei locali del carcere già dallo scorso mese di novembre. Nessuno sapeva niente, non sono state adottate precauzioni per evitare i contagi. Il detenuto in questi mesi ha condotto una vita “normale” condividendo gli spazi interni ed esterni del carcere con altri detenuti. Non è stato sottoposto ad un regime di sicurezza come previsto in questi casi. Chi si trovava all’interno del carcere è quindi stato in contatto con lui. Nessuno tra detenuti e agenti ha potuto tutelarsi. Il caso è venuto galla dopo che un agente ha scoperto di essere stato contagiato. Subito è scoppiata la protesta.  

A quel punto è stato disposto per tutti il test di Mantoux. Ieri la notizia che venti, tra i casi esaminati, sono risultati positivi. La notizia è riportata dal giornale locale AgrigentoNotizie che puntualizza: «Non significa che i venti siano malati, ma occorrerà che vengano sottoposti ad ulteriori indagini diagnostiche come ad esempio una radiografia polmonare».

Saranno adesso necessari altri tipi di controlli e analisi come prevede il protocollo in questi casi. In totale, fino ad oggi sono stati eseguiti circa 150 test tra detenuti, agenti della polizia penitenziaria e docenti. Altri 150 sarebbero previsti per i prossimi giorni. Ed intanto non si placano le polemiche perché dai controlli pare siano esclusi i familiari del personale che lavora all’interno della struttura.

Fonte: Il Secolo