Travaglio vuole fare chiudere la testata “IL DUBBIO” . Quando la democrazia vale solo se sei di sinistra

 Il Direttore de “Il DUBBIO “Il nostro è il giornale dei diritti e il Fatto Quotidiano vuole che chiuda”

Un articolo che si augura la chiusura del  giornale.  E’ incredibile, il “democratico” Travaglio che si augura che una testata chiuda.

Perchè deve chiudere ?  Che fastidio può dare? Cosa non piace al filo PM Travaglio? La verità e il diritto sono valori che nessuno può zittire.  potente Travaglio, la democrazia vive di confronto e non del giustizialismo di parte.  Chi non accetta il confronto non è degno di sciacquarsi la bocca con le grandi argomentazioni sulla legalità e su altri temi simili. L’imposizione sa di dittatura. Oppure Travaglio e chi è del suo stesso credo ,   se non riescono a discreditare chi non ha lo stesso pensiero loro e  magari , per varie ragioni,non sono riusciti  neanche a schiacciarli, gli arriva la sindrome da “mancata distruzione” dell’avversario , indicando  chiusure e tappi in bocca come terapia?

Noi, non auspichiamo la chiusura di nessun organo d’informazione. Anche di quelli che sanno puntare solo il dito, sminuendo il diritto di replica o di confronto. anche quelli che si preoccupano di affossare la concorrenza con modi non ortodossi. Un pò come la sindrome del Palio di Siena. La diversità è ricchezza . Decida il lettore cosa vuole leggere e quale giornale o blog preferire. 

Il nostro blog è solidale con la testata “IL DUBBIO” che rappresenta le posizioni dell’avvocatura italiana attraverso un giornale e una  redazione . Il Diritto di comunicare non è solo un “diritto” per chi sta a sinistra o la pensa come Travaglio. Questa “scuola ” di pensiero che non accetta il confronto e che cerca di gettare discredito sugli altri mezzi di comunicazione  “non allineati “con loro , sa di Cile. Di quel Cile nell’era di Pinochet.  E’ strano che Travaglio si preoccupi di far chiudere “Il Dubbio e non sia salito sul terrazzo del suo giornale per criticare  Lagarde e la BCE. Strano, molto strano.Sulle posizioni dell’Europa nell’era del coronavirus il Fatto è rimasto un pò a guardare

Pubblichiamo la nota della Redazione de Il Dubbio a cui auguriamo lunga vita 

La si può pensare diversamente. Un giornale la può pensare diversamente da un altro ma non dovrebbe mai augurarsi che una voce, per quanto diversa dalla propria, si spenga, e che una redazione intera resti senza lavoro. Soprattutto in un momento del genere.

Eppure oggi abbiamo trovato sul Fatto quotidiano un vero e proprio inno alla chiusura del Dubbio. È la sola chiave possibile per un articolo in gran parte preoccupato di rappresentarci come un’iniziativa editoriale senza legittimità, senza diritto di esistere. Marco Travaglio la pensa molto diversamente da noi, da tutti noi.

A proposito di giustizia, di garanzie e di diritti, innanzitutto. Bene. La sua libertà è sacra. Certo la sua è una visione che lo pone agli antipodi non solo della nostra redazione, ma soprattutto dell’avvocatura. Gli avvocati italiani guardano ad altro. A un modello di democrazia solidale. A decisioni assunte secondo le regole. Che non a caso sono le regole del diritto. Perciò la comunità degli avvocati italiani, 250mila persone solo a contare gli iscritti, trova nel Dubbio, dal marzo 2016, una voce capace di rappresentare la sua funzione sociale e quella gerarchia di valori, in cima alla quale c’è la tutela delle garanzie.

Il nostro editore, Edizioni Diritto e ragione, è una srl promossa legittimamente dall’avvocatura italiana, che anche così esplica la sua funzione sociale: dando voce proprio a quei valori di garantismo e mediazione virtuosa tra posizioni opposte che negli articoli del Fatto quotidiano non trovano mai spazio.

Desiderare in uno dei momenti più terribili nella storia del nostro Paese che una voce libera venga meno e che una quindicina di colleghi resti per strada è sentimento di raro cinismo. Così come è allarmante che qualcuno desideri svalutare e umiliare il ruolo degli avvocati nella giurisdizione. Ma non se ne può essere spaventati. Il nostro è il giornale dei diritti e noi continueremo a difenderli. I nostri e quelli dell’avvocatura italiana.

I redattori del Dubbio