Don Graziano, un omicidio nel silenzio

Sono le 6.30 del 24 dicembre del 1998. E’ la vigilia di Natale ad Orgosolo, in Sardegna.
Don Graziano Muntoni è appena uscito di casa. Come ogni mattina cammina verso la sua chiesa per celebrare la messa e sta per imboccare la solita stradina stretta del centro storico che lo separa dalla parrocchia.
Don Graziano è diventato prete in età adulta, a 49 anni, dopo una vita dedicata all’insegnamento come docente di lettere alle scuole medie. Da giovane è in seminario fino alla prima liceo, che lascia per problemi di salute. Successivamente si diploma e si laurea in Pedagogia, cominciando a lavorare come insegnante nei vari paesi della Barbagia, dell’Ogliastra e del Mandrolisai, impegnandosi in politica, nelle associazioni sportive e di volontariato, nelle attività della Pro loco, ma coltivando sempre il desiderio di abbracciare la via del Sacerdozio.
Sono le 6.35 del 24 dicembre 1998 e Don Graziano ha appena imboccato quella stradina stretta, Via Gallura.
Per realizzare il suo sogno nel cassetto, Don Graziano si iscrive alla Pontificia Facoltà Teologica a Cagliari dove si laureerà in pedagogia con una tesi su Don Bosco e il sistema preventivo, basato su principi di amorevolezza e di guida per i ragazzi, principi che Don Muntoni già aveva avuto modo di applicare sia a scuola che nell’ambito delle attività sportive e di volontariato.
Una volta divenuto prete, porta sempre con sé quel sostrato di laicità che gli deriva dagli studi ma soprattutto dall’aver vissuto tutti gli ambiti della vita del suo paese, facendo quella che potrebbe essere definita una “pastorale di strada”; riuscendo a raggiungere i giovani in tutti gli ambienti della sua comunità, cercando di dar loro un’alternativa alla noia, all’alcol, alla strada, alla violenza, lavorando anche all’allestimento di un Centro Giovanile Parrocchiale dove i ragazzi potessero avere un luogo dove discutere dei propri problemi, ma trovare anche uno spazio di convivialità e di sano divertimento. Di fatto insomma dando una risposta a tutti quei ragazzi senza prospettiva tranne quella di venire utilizzati come bassa manovalanza per atti criminali. Un’alternativa concreta che Don Graziano stava dando e che forse ha rappresentato il segnale che doveva essere fermato.
Sono le 6.40 del 24 dicembre 1998. Don Graziano percorre quella stradina stretta, via Gallura, fino alla svolta; è lì viene colpito da un colpo di fucile in pieno petto, che mette fine alla sua vita.
A ventun anni di distanza, l’omicidio di Don Graziano è circondato dal silenzio. Nulla si conosce sul colpevole, sui mandanti, sul perché. Varie ipotesi sono state portate avanti negli anni: si parla di opposizione al racket, o di possibili mediazioni fatte da Don Graziano nelle situazioni di sequestro di ostaggi, o ancora di una sua lotta contro l’estorsione, ma sono tutte ipotesi che non hanno trovato riscontri.
Nonostante il nome di Don Graziano venga spesso ricordata come vittima di mafia la sua famiglia considera l’omicidio come un crimine dalla criminalità non necessariamente di stampo mafioso.
Ipotizza che qualcuno nella comunità di Orgosolo, un paesino di circa quattromila abitanti, debba per forza aver visto o sentito qualcosa, visto che l’assassino conosceva il percorso che Don Graziano faceva quotidianamente e l’ha ucciso con un colpo solo, preciso, il che denota una familiarità con le armi non comune, scegliendo proprio la vigilia di natale, quasi a voler assicurarsi che nessuno mai dimentichi. Ma nessuno parla e coloro che sanno qualcosa probabilmente non diranno mai nulla, per omertà o perché terrorizzati dall’idea di esporsi e non sentirsi protetti.
Il silenzio e il mistero dietro la morte di Don Graziano, l’interrogativo costante che dura da anni non aiuta a fare pace con un evento già di per sé estremamente traumatico e che spesso può annientare una famiglia intera, lasciando dietro di sé una ferita profonda e anche un grande desiderio di verità. Nonostante ogni anno all’avvicinarsi del Natale riviva il ricordo e la ferita profonda  della mancanza di Don Graziano, la vita della sua famiglia non si è fermata in quel vicolo. Hanno invece scelto il perdono, condannando il male e offrendo a colui, chiunque lui sia, che tolse la vita a Don Graziano, la possibilità di espiare la colpa e di ricominciare una nuova vita.
Sono passati ventun anni da quella vigilia di Natale, ma Orgosolo non ha dimenticato Don Graziano: nella piazza principale è stata eretta una statua in suo ricordo, e la sala professori della scuola media dove insegnava è stata intitolata a lui. In ricordo di Don Graziano sono stati organizzati innumerevoli incontri nelle scuole all’interno di progetti sulla legalità, la giustizia e la pace. A Fonni, il suo paese d’origine, è stato realizzato il “Centro di Aggregazione Don Graziano Muntoni”, in cui vengono svolte attività di recupero a favore di giovani in difficoltà, spesso con quei problemi sulla cui comprensione e soluzione Don Graziano aveva concentrato la maggior parte delle sue energie.
Sono le 6.40 del 24 dicembre 2019. La famiglia di Don Graziano è di nuovo lì, ad Orgosolo e in via Gallura ci sono fiori e lumini accesi. La chiesa gremita di persone si stringe intorno a loro ad ascoltare la messa in memoria di Don Graziano Muntoni, a richiamare il suo ricordo di prete, di insegnante e di  uomo.

di Caterina Muntoni; a cura di Elisa Boni
(foto per gentile concessione di Caterina Muntoni)