Buzzi e mafia capitale

Ieri la Suprema Corte di Cassazione ha reso noto con un comunicato stampa il contenuto essenziale della motivazione della sentenza nei confronti di Buzzi + 31, noto come processo “mafia capitale”. La Corte ha negato “l’esistenza di una associazione per delinquere di stampo mafioso: non sono stati infatti evidenziati né l’utilizzo del metodo mafioso, né l’esistenza del conseguente assoggettamento omertoso ed è stato escluso che l’associazione possedesse una propria e autonoma “fama” criminale mafiosa.”

Nel marzo dell’anno scorso, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Roma che aveva invece affibbiato l’etichetta mafiosa alla “Cooperativa 29 Giugno”, come Nessuno tocchi Caino e Partito radicale organizzammo un bellissimo convegno dal titolo “Corruzione = Mafia?”. Volevamo denunciare il pericolo che il connubio mafia-corruzione divenisse una nuova frontiera della lotta alla mafia, che la parola magica “mafia” venisse usata ancora una volta per legittimare la dichiarazione di un altro stato di emergenza, questa volta contro la corruzione, fenomeno grave e antico come il mondo, nato quando non esisteva ancora la mafia e il 416-bis. È la solita storia: quella del connubio magistratura-stampa che, in assenza dei nemici di un tempo ne trova di nuovi, crea, alimenta un fenomeno – “mafia capitale”, appunto – per poi alimentarsene, candidarsi a governarlo.

La Cassazione, invece, ha sentenziato: associazione a delinquere “semplice” (che già comporta pene pesanti), non associazione a delinquere di “stampo mafioso”, che comporta però una macchia indelebile, il marchio di infamia che ti condanna a essere “mafioso per sempre”.

Di questa sentenza della Cassazione sono contento, in particolare – ne cito uno per molti che ho conosciuto – per il mio amico Carlo Guarany, che della sentenza di appello che lo qualificava “mafioso” aveva fatto una malattia. Carlo, insieme ad altri, interverrà alla prossima riunione del Consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino dal titolo “LA VETRINA E IL RETROBOTTEGA DEL NEGOZIO DELL’ANTIMAFIA”, sabato 20 giugno, in diretta su Radio Radicale, YouTube e Facebook. Carlo ci racconterà la sua storia e quella della “Cooperativa 29 Giugno” che dava lavoro a detenuti ed ex detenuti, ma che è stata colpita e affondata da una misura di prevenzione antimafia, effetto collaterale del processo penale in cui però è stata esclusa la mafia.