Il buisness delle discariche private in Sicilia

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L’ex assessore all’Antimafia dell’Ars consegna anche tutte le sue perplessità sui «mancati approfondimenti» da parte Procura di Palermo su Giuseppe Catanzaro, con particolare riferimento ai suoi «allarmanti collegamenti con soggetti indagati per mafia». Marino è parte civile al processo contro Antonello Montante, perché oggetto del dossieraggio. E il magistrato non ha mai risparmiato accuse a Catanzaro, presidente di Sicindustria autosospesosi dopo l’indagine a suo carico nella seconda tranche dell’inchiesta di Caltanissetta. Marino è stato di recente assolto dal Tribunale di Palermo dall’accusa di diffamazione nei confronti di Catanzaro. che «ha anche fatto – disse nel 2013 nel corso di una riunione in assessorato – da prestanome di Provenzano».

All’Antimafia dell’Ars (forte anche della sentenza d’assoluzione, corroborata dagli atti del processo Montante, in cui si scrive che le sue affermazioni «erano fondate su risultanze processuali in sedi penali e amministrative») Marino ribadisce i dubbi sulle origini delle fortune dei Catanzaro. E qui torna il riferimento alla Procura di Palermo, che avrebbe «sottovalutato una serie di evidenze» che riguardavano «i rapporti» fra il gruppo imprenditoriale agrigentino con Massimo Tronci (arrestato per mafia) e con Francesco Zummo, assolto nel processo ma «ritenuto a quel tempo prestanome di Provenzano». Per Marino, «poco dopo l’arresto di Tronci», i Catanzaro «comprano la società, lo stesso giorno e davanti allo stesso notaio, da tre loro commercialisti che l’avevano appena comprata da Zummo»».

La Dia di Palermo, a onor del vero, ritiene che l’acquisto sia stato fatto in buona fede, ma «all’epoca non potevano sapere – sostiene Marino – che era un’ interposizione fittizia che avrebbe dovuto indurre ad approfondire le indagini sulla società». E nel calderone ci sono anche delle «rilevanti intercettazioni» del Noe (in mano ai pm di Palermo) sui rapporti fra Montante e Catanzaro su un piano per fare fuori Marino dalla giunta regionale. Gli atti, già depositati dal magistrato nell’indagine su Montante, potrebbero anche essere già nel filone-bis in corso.

L’ex assessore deposita pure in Antimafia le dichiarazioni del pentito Maurizio Di Gati, l’ex capomafia agrigentina, acquisite anche nel processo per diffamazione, sulla «messa a posto» di Catanzaro (oggetto di un attentato dimostrativo poco dopo il pentimento di Di Gati), che pagava «in nero» le «estorsioni».