Quel piano comprensoriale n. 4 e i misteri del sacco del Belice rimasti irrisolti

I piani urbanistici del Belìce post terremoto, tra misteri, miliardi scomparsi ed omicidi eccellenti

C’è un periodo storico nel Belice, quello relativo al post terremoto dove , tanti poteri , si sono prima associati e successivamente  scontrati , con lotte sanguinose per il  potere . Mafiosi, politici, professionisti di ogni genere ,   grandi imprenditori  hanno messo le mani su fiumi di denaro . Di quel periodo rimangono molti punti oscuri. Miliardi a palate gestiti dal comitato d’affari che hanno messo le mani su tutto: anche sui i piani regolatori . Il più famoso e misterioso rimane il “piano comprensoriale n. 4” .

Cosa aveva di tanto importante il piano comprensoriale n. 4 che rimase attivo a Castelvetrano fino ai tempi dell’insediamento di Beppe Bongiorno sindaco?

Un articolo di Pietro Giuseppe Binaggia pubblicato su alcune riviste di qualche hanno fa, pone interrogativi inquietanti . Dubbi anche sull’uccisione dell’ex sindaco di Castelvetrano, Vito Li pari

Dall’articolo di Binaggia

 Erano gli anni 70… mentre l’ISES affida all’arch. Umberto Di Cristina, amico del Ministro Salvatore Lauricella, la progettazione esecutiva di quattordici centri terremotati.
 48 miliardi di lire spesi in parcelle e i 30 miliardi spesi per la gestione dell’ISES.

Dei misteri di quegli anni sembra che ne sia rimasto vittima Vito Lipari, ucciso perché sapeva troppo; la mattina del 13 agosto 1980 la sua Golf è stata affiancata da un’altra vettura sulla provinciale che collega Castelvetrano con Triscina. I killer fecero fuoco raggiungendolo in pieno con due colpi di P38 e otto di lupara.
Delitto di mafia, dissero gli investigatori.

Vito Lipari era un personaggio importante e puntava molto in alto.
Sindaco di Castelvetrano dal 1968, originario di Gibellina, vantava amicizie importanti quali quelle col Ministro Attilio Ruffini e con i fratelli Salvo di Salemi, gli esattori.

Misteri investigativi mai chiariti dalle indagini su Lipari

La sua morte provocò un putiferio in quanto nel cassetto della sua scrivania furono trovate le prove, nero su bianco, degli intrallazzi del Belice riferite soprattutto al Piano Comprensoriale n. 4, nella versione vera ed in quella falsa.
Le indagini prendono una svolta clamorosa perché accertano che il P.C. n. 4 può essere stato anche la causa dell’assassinio di Piersanti Mattarella., presidente della Regione Siciliana, ucciso il 6 gennaio 1980. Dalle prove balistiche risulta che i proiettili dei due omicidi presentano sorprendenti analogie. Ma esistono altri motivi per ritenere che entrambi i delitti abbiano la stessa matrice politico-mafiosa.

Già nell’autunno del 1979 Piersanti Mattarella aveva voluto rivedere i piani di ricostruzione del Belice.

Ma che cos’è stato  il Piano Comprensoriale n. 4 ? 

Fu il piano  urbanistico più imponente del periodo e che coinvolgeva dieci comuni  e comprendeva 77.000 ettari di terreno con una popolazione stimata di circa 100.000 persone. Un piano urbanistico utile per una  città. Gli interessi erano spaventosi. Il gioco dei soldi facili con gli espropri di terreni che non valevano nulla e la possibilità di far diventare terreni agricoli a edificabili fece “attisari” le orecchie a molti latifondisti senza scrupoli e ricchi borghesi locali. Il sistema dei terreni venduti allo Stato ,aveva portato miliardi a chili nelle tasche della mafia , di politici e affaristi già con l’affaire diga Garcia di Roccamena. Quella diga fece arricchire ma fu la causa di omicidi eccellenti

 Il 18 giugno viene UCCISO a Roccamena CALOGERO MORREALE, 35 ANNI, SINDACALISTA E DIRIGENTE SOCIALISTA

 Mario Francese, morto per aver scritto “ciò che non doveva”

Troppe vittime innocenti tra Roccamena e il Belice. Tanti gli omicidi di mafia tra appartenenti alle cosche. Troppi i misteri rimasti irrisolti

 Il Piano comprensoriale n. 4 era una rara occasione per far soldi senza sudare neanche una camicia. E di soldi lo Stato ne inviò a palate. Guia a chi tentava di intralciare i piani affaristici di quella cupola che aveva solo un interesse: fare soldi.

E fu cosi per molti che in quegli anni  accumularono ricchezze enormi con espropri e terreni resi edificabili

Scriveva Sciascia nel 1979: «A Montevago e a Santa Ninfa, qualche giorno dopo il terremoto, la gente aveva quasi dimenticato l’ orrore di quella notte e ormai soltanto si lamentava delle storture e lungaggini burocratiche, delle infami speculazioni che già sorgevano». (“Nero su Nero”, Einaudi). Un ignobile marchio bollò di lì a poco l’ andazzo delle opere e dei giorni: il sacco del Belice. Lanzichenecchi in effetti si materializzarono dal nulla nelle nostre contrade, con lo stesso istinto di predazione degli antichi mercenari tedeschi, e poi una vera corte dei miracoli di enti, uffici, provveditorati, sezioni staccate. Un esercito di addetti intraprese a elaborare, disegnare, progettare piani urbanistici senza preoccuparsi del territorio, dell’ anima delle città distrutte e del genio delle contrade, ignorando la volontà, i desideri, le aspirazioni, i dolori delle popolazioni.

Tra archiviazioni, proscioglimenti, e assoluzioni le inchieste sulla ricostruzione del Belice si sono concluse senza colpevoli. L’ultima sentenza su quello che i giornali hanno descritto come un caso emblematico del “sacco del Belice” è senza colpevoli

In verità le indagini politiche sul P.C. n. 4 erano state avviate già nel 1977 dall’allora Presidente della Regione Angelo Bonfiglio che aveva accertato la falsità degli atti esaminati da un’ispettore da Lui nominato. Qualcosa non tornava
Di tutti questi intrecci si occupò anche un’apposita commissione parlamentare, che concluse i suo lavori con un’ampia relazione che, però, non sciolse nessun dubbio, ma, anzi, infittì i misteri in quanto si misero in evidenza dubbi sulla realizzazione della diga Garcia, sugli aumenti spropositati per gli espropri, sull’importo dei lavori di trasferimento di alcuni abitati lievitati incredibilmente da 44 miliardi a 165. Di tutto ciò la magistratura non riuscì, o non volle, cavare un ragno dal buco. …

Dal 1968 e fino AGLI ANNI 90 Nel Belice sono stati appaltate opere per migliaia di miliardi. Sempre in quel periodo, sono stati spesi oltre 1000 miliardi delle vecchie lire, per espropri  di terreni . A fare la differenza era il piano comprensoriale n. 4  che prevedeva nuove realtà urbanistiche, interi insediamenti abitativi, strade e anche aree di sviluppo artigianale ed industriale.  Se i terreni erano fuori piano non valevano un cazzo. Una montagna di soldi che la mafia ha gestito e diviso con tanti insospettabili locali. Che fine hanno fatto tutti questi miliardi? E soprattutto ,chi ne ha avuto la fetta più grossa riuscendola anche a nasconderla? Quel tesoro criminale  qualcuno è riuscito ad occultarlo molto bene. Probabilmente, l’imprendibile boss, Matteo Messina Denaro se in giorno verrà preso,  potrà svelare anche questo mistero :” cu si li futti si sordi del Belice“? Chi sono stati questi furbi?

 

Fonte: Repubblica, Qds, Documenti, L’Araldo