Scacco matto dei due consoli: Mattarella e Draghi. Dietro le quinte i soliti giochi di potere

Con Mattarella e Draghi abbiamo riscoperto la riedizione di una pratica risalente all’antica repubblica romana, riesumata già ai tempi di Carlo Azeglio Ciampi e rinverdita dal duo Napolitano-Monti. Ci riferiamo alla classica nomina dei due consoli, investiti di pieni poteri, uno dei quali, nella nostra fattispecie, scelto formalmente dal Parlamento italiano e l’altro dalla cosiddetta TROIKA, ossia il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale Europea e la Commissione Europea.

Ricorderete il golpe messo a segno dal moderno sistema plutocratico con Mario Monti, nominato addirittura senatore a vita prima, di diventare presidente del Consiglio dei Ministri?

Beh, per Draghi questo problema non si pone, considerato che l’anno prossimo verrà eletto, a furor di Parlamento, Presidente della Repubblica.

Il principio che ha animato Napolitano nel 2011 e Mattarella oggi è sempre lo stesso. Sospendere la Democrazia, votandosi all’antico Dio romano Conso, l’unico in grado di decidere, specie in tempi di crisi e di pandemia, in favore dei due consoli, che nel nostro caso sono Mattarella e Draghi. Il Parlamento, così come il Senato dell’antica Roma, serve solo a ratificare le decisioni dei due ‘dittatori’  che salveranno la Nazione. E chi può parlare! Figuriamoci poi a tentare di fare opposizione. Ci è rimasta, da sola ed in un angolino, Giorgia Meloni che, molto timidamente e molto sommessamente, ha deciso di non partecipare al banchetto, tentando di sfuggire ad una sorta di satanica e maledetta ordalia, il cui giudizio divinatorio può diventare esiziale, per chi sta fuori dal sistema.

Ed allora tutti dentro, anche se qualcuno, ad esempio, si lamenta che tra i 23 ministri scelti da Draghi non ce n’è nessuno siciliano. Ma scusate, di grazia, ma Sergio Mattarella non è palermitano? Non è originario di Castellammare del Golfo? E’ lui o non è lui il Deus ex machina di questo ennesimo strappo istituzionale? Non è forse lui che tira le fila di tutto quanto?  Ed allora di che ci lamentiamo? Che necessità abbiamo di avere nella squadra di Governo dei ministri siciliani? Abbiamo il fac totum dell’intera operazione di pulizia etnico-politica.  Calcisticamente parlando è come se avessimo non solo il selezionatore, l’allenatore ed il presidente della nostra nazionale, ma anche l’arbitro indiscusso ed indiscutibile. Peraltro era indispensabile porre fine ai litigi di un parlamento fatto di centinaia di insignificanti figuranti, nominati dai loro capibastone. Tutti quanti, è risaputo, sono figli di un sistema elettorale pro-inciucio e, cosa ancora più vergognosa, che non prevede le preferenze. Per cui tanti inutili e sconosciuti pinco pallino siedono sugli scranni parlamentari, a seguito di qualche centinaio di clic su una piattaforma truccata o per avere utilizzato la lingua, non per parlare, ma solo per leccare. Non è un caso che li chiamiamo lecchini. Di che Parlamento stiamo parlando? Ancora ci  credete? Ed allora che ben vengano i Ciampi, i Monti, i Draghi ed anche i Dinosauri come Mattarella,  sopravvissuti a quella tanto vituperata prima Repubblica. Ci sta bene quando ci impongono, per la seconda volta, ministri come quello dell’Interno; come la Lamorgese, amica di Antonello Montante, già condannato a 14 anni di reclusione, perché trescava con i Servizi Segreti deviati e con un’altra ex ministra dell’Interno e della Giustizia, Anna Maria Cancellieri.  Anche la Cancellieri che ministro tecnico! Culo e camicia con i faccendieri Li Gresti, quelli dello scandalo UNIPOL SAI, in cui rimasero coinvolti Pietro Fassino e Massimo D’Alema ed un magistrato, Clementina Forleo, fu fatta fuori per avere chiesto l’autorizzazione a procedere contro gli allora leader del PDS-DS. La Cancellieri, come è noto, era una grande esperta in rapporti promiscui con ambienti non solo politici, ma anche con il solito Montante. Se lo portava in giro come una madonna pellegrina esibendolo, urbi et orbi, come ‘apostolo dell’antimafia’. Il cordone ombelicale di questo genere di ministri è sempre lo stesso. Si tratta di un’unica figliata, a cui  dobbiamo aggiungere l’ex politico ed oggi tecnico, l’agrigentino  Angelino Alfano, anche lui ex ministro dell’Interno e della Giustizia. Si è riciclato qualche anno fa, diventando  presidente della più grande struttura ospedaliera privata europea, il gruppo San Donato-San Raffaele di Milano, al centro di una serie di scandali legati all’emergenza pandemica.

Sappiatelo, da oltre 10 anni a questa parte, questo è il DNA degli inquilini del Viminale. Ma dovete sapere pure che essi sono stati imposti dai Presidenti della Repubblica di turno. Alfano e la Cancellieri da Giorgio Napolitano. La Lamorgese da Mattarella, tanto per onorare una tradizione assai dura a morire ed in piena continuità, per così dire istituzionale. Chissà perché questo genere di personaggi sono ritenuti gli unici soggetti meritevoli di essere unti dai Capi di Stato e degni di ricoprire tali delicate cariche, che interagiscono non solo con le Forze dell’ordine e con la Magistratura, ma anche con i Servizi Segreti Civili e Militari. Forse è qui che casca l’asino! Il presidente emerito, Giorgio Napolitano, è ancora in tempo, in proposito, a darci qualche ragguaglio in più. Altrimenti risulterebbe inspiegabile il perché ha accettato di farsi rieleggere Presidente della Repubblica nel 2013, per poi dimettersi a gennaio del 2015, non prima aver fatto distruggere  il file relativo a delle compromettenti intercettazioni che lo riguardavano, che erano custodite dagli uffici giudiziari palermitani. Qualcuno sostiene che persino il pupillo dell’ex ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri,  l’ex falso paladino dell’antimafia Antonello Montante, sia venuto in possesso di qualche copia di tali conversazioni telefoniche tra Napolitano e l’ex vicepresidente del CSM, Nicola Mancino. Cosa si siano detti i due nel corso di quei colloqui non ci è dato saperlo. Si possono solo fare delle congetture. Avranno parlato male di qualche magistrato? Avranno magari preso delle decisioni sgradevoli, per punire qualcuno che in quei momenti continuava ad indagare su Mancino? Avranno paventato che potesse scoppiare uno scandalo che coinvolgesse il Quirinale? Scandalo per la verità rimandato soltanto di alcuni anni, e che ha investito l’intero sistema giudiziario italiano, oltre che il Quirinale  ovviamente, se ci riferiamo a ciò che ha fatto emergere Luca Palamara, l’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati.

Ma ritorniamo al file che secondo l’ex assessore regionale, nonché ex vicepresidente di Confindustria Sicilia, Marco Venturi, potrebbe essere finito nelle mani del Montante, nel corso di un incontro con il colonnello dei Carabinieri, Giuseppe D’Agata,  ex dirigente della DIA e dei Servizi Segreti, nonché suo grande ed affezionato commensale. Il D’Agata è ancora in tempo a rivelare se tale ipotesi è plausibile, se solo si facesse sentire nel corso del processo a suo carico, relativo proprio alla sua attività di spionaggio a favore del Montante. Il Presidente emerito Giorgio Napolitano di sicuro c’è rimasto male per questa storia di spifferi, fughe di notizie e di documenti che lo riguardano. Ad essere coinvolti in queste inchieste e processi sono infatti  tanti gli spioni di Stato, compresi i capi dei servizi segreti nazionali ed i loro vice, che si sono avvicendati nell’ultimo ventennio; compresi quelli tuttora in carica.