Saguto, “imprese cannibalizzate”

Al processo in Appello sul presunto sistema “Saguto” intervengono le parti civili: “Imprese cannibalizzate e spolpate fino all’osso. Famiglie sul lastrico”.

Il 28 ottobre del 2020 il Tribunale di Caltanissetta ha condannato l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto, ad 8 anni e 6 mesi di reclusione. Severe condanne sono state inflitte anche al presunto “cerchio magico” della Saguto, tra amministratori giudiziari ed esponenti delle istituzioni. Lo scorso 24 febbraio, in Corte d’Appello a Caltanissetta, la Procura Generale ha invocato una condanna più severa, 10 anni di reclusione, a carico della Saguto, nel frattempo radiata dalla magistratura, presunta punta del compasso di una illecita gestione dei beni confiscati alla criminalità. Ebbene, adesso sono in corso le arringhe delle parti civili. Ed è un coro unanime: “Le aziende sono state cannibalizzate e spolpate fino all’osso, polverizzate in virtù di un patto scellerato, con centinaia di famiglie finite sul lastrico e costrette “a chiedere l’elemosina per campare”. L’avvocato Antonio Pecoraro, difensore di parte civile di Rosaria Abbate, ex socia dell’azienda “Logistica e Servizi” che fu sequestrata dalla Saguto, ha affermato: “Abbiamo visto aziende cannibalizzate come la ‘Logistica e servizi’, un’azienda florida che aveva dei rapporti di clientela molto importanti, anche in campo internazionale. E tutto questo è stato polverizzato. La mia assistita si è trovata sul lastrico e la famiglia si è trovata a elemosinare denaro per sopravvivere. Abbiamo visto lo svilimento delle funzioni giudiziarie. In primo grado è stato dimostrato il patto corruttivo tra la Saguto e l’avvocato Cappellano Seminara. E questo ha portato a perdere di vista l’oggetto della misura di prevenzione e dell’amministrazione giudiziaria. Saguto, per questo rapporto corruttivo, aveva bisogno di fagocitare denaro per rimpinguare le casse della famiglia che erano sempre depauperate per comportamenti scellerati”. E poi l’avvocato Luca Inzerillo, che rappresenta l’impresa “Virga”, ha denunciato: “Quel sequestro da 25 milioni di euro ai Virga voluto dal giudice Saguto ha realizzato la devastazione familiare di almeno 300 o 400 persone, e ha gettato, da un giorno all’altro, nella miseria più assoluta centinaia di famiglie. Vengono i brividi solo a pensarci. E i beni sono stati restituiti in condizioni disastrose. Dire che sono stati oggetto di rapina è poco: una società è fallita e altre società, non fallite, hanno debiti non ancora quantificati. Il sequestro ‘Virga’ è stato pressoché totalmente rigettato dal Tribunale di Palermo, perché era palesemente infondato”. E poi, l’’avvocato Giuseppe Oddo, rappresentante di parte civile della Motoroil, è intervenuto così: “L’accertamento della prova oltre ogni ragionevole dubbio costituisce il modo di essere di noi avvocati, ma qui non c’è stato un ragionevole dubbio”. Motoroil, dopo la sentenza di prima grado, come parte civile, ha già ricevuto solo come provvisionale la somma di 90mila euro”.

teleacras angelo ruoppolo