Lo sfruttamento Gli imprenditori che “uccidono” la giovinezza e la famiglia

In questi ultimi tempi passa sempre più, qui nel Sud, il messaggio secondo cui un’impresa salva il reddito se sfrutta il lavoro dei dipendenti. Come? Chiedendo loro di lavorare di più in cambio di modesta retribuzione (in parte in nero), per un numero ridotto di ore e contratti brevi. Diversamente, assicura l’azienda al lavoratore, non potrebbe accantonare un pur magro utile di esercizio a garantire occupazione. Ciò a carico, però, dei più deboli: i lavoratori.

In questo stato di cose sono fortemente messi in discussione la dignità di un giovane e il progetto di crearsi un proprio nucleo familiare. In pochi sono consapevoli che tale situazione di scontentezza e di precarietà del dipendente, alla lunga, può pregiudicare anche la qualità delle attività stesse e dunque il futuro di un datore di lavoro.

Lo stato di precariato dei lavoratori rende rischioso il ricorso al sindacato che significherebbe la probabile perdita del posto di lavoro. Per tanti giovani, infatti, la serenità offerta dal proprio impegno lavorativo è solo un miraggio. Per le loro famiglie una seria preoccupazione. Il reddito di cittadinanza è solo un “parcheggio” provvisorio che non permetterà mai la realizzazione professionale.

In questi mesi proliferano, soprattutto nel mondo della ristorazione, appetibili annunci di assunzione di personale; nella realtà, però, proprio appetibili non risultano e il successivo periodo di prova si rivela soltanto specchietto per le allodole. La provvisorietà è una metodologia estesa, con retribuzione insoddisfacente e rapporto di lavoro psicologicamente coercitivo. Conquisterà il lavoro solo chi avrà resistenza, accontentandosi di quanto offre il datore di lavoro in cambio di assoluta disponibilità al sacrificio. In una parola, assuefarsi allo sfruttamento. Poi si vedrà. Intanto, offrire al padrone fedeltà e abnegazione.

L’altra faccia della “medaglia” è l’arricchimento dell’imprenditore che ingrandisce la propria azienda, incurante della sproporzione tra il proprio benessere e quello dei dipendenti che gli hanno permesso di espandere attività e reddito. Con sottomissione e sacrificio.

Ignazio Maiorana