La Corea del Nord spara ancora. Che cosa c’è dietro l’escalation di test missilistici?

Come prevedibile, ha portato a un nulla di fatto la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocata da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Albania, Norvegia e Irlanda, dopo il lancio, da parte della Corea del Nord, di un missile balistico che ha sorvolato il Giappone.

“Quest’anno la DPRK ha lanciato un numero record di missili, ma ha goduto della protezione totale da parte di due membri di questo Consiglio (ndr Russia e Cina), che hanno fatto di tutto per giustificare le ripetute provocazioni della Corea del Nord e bloccare ogni tentativo di aggiornare il regime delle sanzioni. Due membri permanenti del Consiglio di sicurezza hanno abilitato Kim Jong-un”, ha tuonato l’ambasciatrice americana all’Onu Linda Thomas-Greenfield.

“I lanci sono strettamente legati alle esercitazioni militari”, hanno nuovamente sostenuto Mosca e Pechino che hanno invitato il Consiglio di Sicurezza ad adoperarsi più nella ripresa del dialogo invece di fare affidamento esclusivamente su sanzioni e pressione.

Intanto, la Corea del Nord continua con i suoi test. Oggi ha lanciato due missili balistici a corto raggio verso il Mare Orientale-Mar del Giappone, che sarebbero finiti al di fuori della Zona Economica Esclusiva di Tokyo.

La tensione torna alta nella penisola coreana. I lanci, una quarantina dall’inizio dell’anno, si sono intensificati negli ultimi 10 giorni e secondo l’Onu e molti osservatori Pyongyang potrebbe a breve effettuare un settimo test nucleare. Che cosa sta accadendo? A che cosa punta Kim Jong-un?

Lo abbiamo chiesto a Francesca Frassineti, ricercatrice dell’ISPI e docente di Storia dell’Asia orientale contemporanea all’Università Ca’ Foscari.

Il 3 ottobre la Corea del Nord ha lanciato un missile balistico che ha sorvolato il Giappone. Non accadeva dal 2017. Perché proprio adesso quando il tema del nucleare è all’ordine del giorno con riferimento alla questione ucraina?

Nell’ultima settimana Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone sono stati impegnati in attività volte a riaffermare la deterrenza estesa in funzione anti nordcoreana. Quindi esercitazioni antisommergibile al largo della costa orientale della penisola, esercitazioni militari congiunte con le portaerei statunitensi, inclusa la portaerei USS Ronald Reagan a propulsione nucleare che non visitava un porto sudcoreano dal 2017. Tutto questo mentre era in corso la visita di Kamala Harris il 29 settembre a Seul.

La portaerei Uss Ronald Reagan nel porto di Busan il 23 settembre 2022Ap
La portaerei Uss Ronald Reagan nel porto di Busan il 23 settembre 2022

Solitamente, le esercitazioni militari congiunte coincidono con provocazioni e test militari nordcoreani più frequenti e quindi con l’intensificarsi della tensione nell’area, in quanto storicamente le esercitazioni militari congiunte degli Stati Uniti e dei loro alleati nella regione sono percepite da Pyongyang come la preparazione a un attacco imminente ai danni del regime. Naturalmente per Washington, Seul e Tokyo sono effettuate in un’ottica difensiva.

Il lancio del 3 ottobre, però, va letto in una prospettiva più ampia. L’ultimo lancio sarebbe stato comunque effettuato, vista la frequenza con cui la Corea del Nord sta effettuando i suoi test balistici che ricordiamo rappresentano una violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Un’attività ripresa da settembre dell’anno scorso che io ricondurrei alle ripercussioni del fallimento del vertice di Hanoi  tra Trump e Kim Jong-un del 2019.

Con questi test Kim cerca di raggiungere obiettivi che ha già annunciato. Ad Hanoi aveva offerto di smantellare alcune strutture dei siti nucleari per ottenere in cambio un alleggerimento sostanziale delle sanzioni economiche ma si è trovato di fronte il rifiuto statunitense. Possiamo dire che quella finestra di opportunità di dialogo che si era aperta con le Olimpiadi Invernali in Corea del Sud a febbraio 2018 si è chiusa e resta chiusa tuttora.

Kim Jong-un e Donald Trump a Hanoi il 28 febbraio 2019Ansa
Kim Jong-un e Donald Trump a Hanoi il 28 febbraio 2019

Quali sono adesso gli obiettivi di Kim Jong-un? Che cosa vuole ottenere con questa intensificazione dei test missilistici?

Nell’ottavo congresso del partito dei Lavoratori, nel gennaio 2021, Kim Jong-un ha presentato una lunga lista di obiettivi da raggiungere per far avanzare il programma nucleare sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.

Il cosiddetto “byungjin”…

La politica del “byunjiin” era stata annunciata poco tempo dopo la presa del potere da parte di Kim Jong-un e faceva riferimento al parallelo sviluppo della componente economica e nucleare. All’ottavo congresso, però, prendendo atto della situazione economica pessima, si è confermato che i nordcoreani dovranno ancora stringere la cinghia perché è necessario continuare a investire le risorse nella difesa del Paese perché sottoposta all’assedio da parte delle potenze che la propaganda nordcoreana definisce ostili. La priorità resta quella militare dove tutte le risorse devono confluire.

Che peso ha lo scenario internazionale attuale sulla questione nordcoreana?

I cambiamenti nello scenario internazionale avvantaggiano il perseguimento degli obiettivi nordcoreani innanzitutto perché il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è in uno stato di paralisi con Russia e Cina che sono più reticenti che mai a sostenere nuove azioni sponsorizzate dagli Usa per approvare nuove sanzioni o impegnarsi a garantire la piena attuazione di quelle già in vigore. Russia e Cina stanno svolgendo un ruolo da antagonisti agli Stati Uniti: a maggio hanno bloccato la bozza della proposta che la delegazione statunitense intendeva presentare al Consiglio di sicurezza per adottare nuove sanzioni a seguito dei lanci che la Corea aveva effettuato agli inizi di quest’anno. Questo stallo del Consiglio di sicurezza garantisce un vantaggio a Kim Jong-un che sta operando in maniera pressoché indisturbata in un momento in cui l’attenzione internazionale è rivolta all’Ucraina.

In concomitanza con gli ultimi lanci è arrivato l’appoggio della Corea del Nord alle annessioni di quattro regioni ucraine da parte della Russia…

C’è un avvicinamento assolutamente opportunistico della Corea del Nord a Mosca come anche a Pechino, ma non mi spingerei a parlare di un triangolo strategico tra Mosca, Pechino e Pyongyang. Sicuramente la Corea sta cercando di sfruttare la polarizzazione che si è creata dopo l’aggressione russa all’Ucraina. E’ stata una dei pochi paesi a schierarsi contro la risoluzione di condanna alla Russia alle Nazioni Unite, ha riconosciuto le province separatiste di  Donetsk e Lugansk e sta cercando, anche solo appoggiando politicamente la Russia, di ottenere ulteriore supporto alla sua causa.

La Cina ha sinora “sostenuto” la Corea del Nord. Anche al Consiglio di Sicurezza. Questa escalation di lanci missilistici arriva proprio mentre è alle porte il Congresso del Partito comunista…

Molti osservatori pensavano che la Corea del Nord si sarebbe trattenuta dal compiere atti destabilizzanti fino a dopo l’apertura del 20esimo Congresso del Partito comunista cinese il 16 ottobre che dovrebbe riconfermare Xi Jinping per un terzo mandato. Il fatto che Pyongyang abbia scelto di testare un missile balistico due settimane prima di un momento così importante per la leadership di Pechino mostra che nemmeno il principale partner della Corea del Nord ne scoraggia le ambizioni.

Sarà interessante vedere che posizione prenderà la Cina dopo che la Corea del Nord condurrà il suo settimo test nucleare ormai dato per certo dalla maggior parte di analisti e osservatori e che avrà probabilmente luogo dopo il congresso, non si sa se prima o dopo le elezioni di midterm statunitensi. Purtroppo è solo una questione di settimane o mesi e questa è la direzione che la Corea del Nord sta percorrendo.

La Corea del Nord vuole essere riconosciuta come stato nucleare a livello internazionale?

La Corea del Nord di fatto è uno stato nuclearizzato. Nel 2012 ha inserito lo status di nazione nuclearizzata in tutti i documenti dello Stato, del partito, persino nella Costituzione, a settembre è stata aggiornata la legge sulla politica del nucleare del 2013.

Si è parlato molto di questa legge

In realtà è una legge che non stravolge la strategia militare nordcoreana ma amplia gli scenari in cui le armi nucleari potrebbero essere utilizzate e riafferma quelli che sono gli obiettivi. Il regime nordcoreano non è disposto a perseguire l’obiettivo della denuclearizzazione e riafferma le due missioni principali: scoraggiare la guerra, la cosiddetta deterrenza e, qualora fallisse, respingere un’aggressione.

L’unico elemento nuovo di questa revisione del settembre 2022 riguarda il fatto che le armi nucleari della Corea del Nord potranno essere lanciate automaticamente qualora il sistema di comando e di controllo fosse messo in pericolo. Ora, solo Kim Jong-un ha potere decisionale in materia di armi nucleari. Qualora fosse attaccato, reso incapace, ucciso da un attacco statunitense o sudcoreano le armi nucleari saranno lanciate in risposta automatica anche in sua assenza. Questo è quello che la legge dice. Resta da vedere come possa essere messa in pratica ma certo è un messaggio lanciato a Stati Uniti e Corea del Sud: uccidere Kim innescherà esattamente questo scenario.

La risposta pressoché immediata di Stati Uniti e Corea del Sud al lancio del 3 ottobre ha fatto salire la tensione nell’area.

La tensione è altissima, i rischi che si sfoci in scontro o incidente sono elevatissimi in questa fase. Il lancio fallito di Corea del Sud e Stati Uniti è avvenuto a 700 metri dalle abitazioni. La situazione è delicata e potrebbe sfuggire di mano. Come sono altissimi i rischi di incidenti nucleari al Nord. La soluzione diplomatica è necessaria per quanto al momento le chance siano molto poche.

Dal fallimento di Hanoi il dialogo intercoreano è sospeso. L’ex presidente Moon Jae-in aveva fatto del rilancio delle relazioni nordcoreane la sua cifra politica e si era anche posto come mediatore tra Pyongyang e Stati uniti.

L’attuale amministrazione, con il nuovo presidente Yoon Suk-yeol, è conservatrice e dunque ripropone il tradizionale approccio di rigore, reciprocità e intransigenza dei sudcoreani conservatori e di allineamento con la posizione statunitense. In sostanza pone come condizione la rinuncia unilaterale all’arma atomica da parte della Corea del Nord che però ha rimandato al mittente tutti i tentativi fatti dalla controparte, Stati Uniti e Unione europea compresi perché ha la necessità e l’obiettivo di focalizzarsi sull’avere un deterrente nucleare credibile.

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