Blitz antimafia “Condor”, 9 arresti

operazione antimafia, e non solo, dei Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento: 9 arresti nell’ambito dell’inchiesta “Condor”. E’ la prosecuzione della “Xydi”.

Il 2 febbraio del 2021 è stato il giorno della maxi operazione antimafia “Xydi”. La Procura antimafia di Palermo ha spiccato i mandati di cattura, e i Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Agrigento hanno arrestato 23 indagati, compresa l’avvocato canicattinese Angela Porcello, presunti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, favoreggiamento personale, tentata estorsione e altri reati aggravati dall’avere favorito la mafia. L’inchiesta, avviata nel 2018, ruota intorno alle famiglie mafiose agrigentine e trapanesi, all’ombra di Matteo Messina Denaro, ed è stata coordinata dall’ex procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti procuratore Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Gianluca De Leo. Guido e Camilleri sono gli stessi che oggi, mercoledì 11 gennaio del 2023, dopo la “Xydi” hanno lanciato la seconda offensiva giudiziaria, intitolata “Condor”, frutto della prosecuzione e dell’approfondimento delle indagini ad opera dei Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, capitanati dal colonnello Vittorio Stingo. Sono stati arrestati 9 indagati (5 in carcere e 4 ai domiciliari), e ad un altro è stato imposto l’obbligo di dimora, nella parte orientale della provincia agrigentina, tra Licata, Palma di Montechiaro, Canicattì, e anche Favara e Agrigento. A vario titolo gli si contestano le ipotesi di reato di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di droga, estorsioni a danno di imprenditori e danneggiamenti tramite incendio. Effettuata anche una raffica di perquisizioni. A lavoro oltre 120 Carabinieri, agrigentini e del Ros, e anche dei Comandi di Palermo, Trapani, Caltanissetta, Enna, del Nucleo Carabinieri Cinofili e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia. Le indagini hanno scandagliato gli assetti mafiosi nei territori di Favara e Palma di Montechiaro, dove, a fianco di Cosa Nostra, convivono formazioni criminali cosiddette “Paracchi”, assimilabili alla “Stidda”. Ecco alcuni esiti delle investigazioni: uno degli indagati, di Palma di Montechiaro, avrebbe tentato di estendere la propria influenza fuori Palma, a Favara e al Villaggio Mosè ad Agrigento. Poi è emerso il controllo delle attività economiche a Palma di Montechiaro per la vendita dell’uva, le cosiddette “sensalie”, in collaborazione anche con la ‘ndrina calabrese dei Barbaro di Platì. Poi la gestione di un impianto di pesatura dell’uva, i cui proventi sarebbero stati in parte destinati al mantenimento dei detenuti. Poi il controllo del ricco settore imprenditoriale delle slot machines e degli apparecchi da gioco installati nei locali commerciali. Poi a Favara sono state imposte le cosiddette “messe a posto”, ovvero il pagamento del pizzo in cambio di protezione, ad imprenditori locali, spesso vittime di danneggiamenti tramite incendio. Poi a Palma di Montechiaro la gestione da parte della “Stidda” del traffico e dello spaccio di droga. Poi la pressione estorsiva a danno di un imprenditore, costretto ad astenersi dalla partecipazione ad un’asta giudiziaria finalizzata alla vendita di alcuni terreni. Poi una tentata estorsione a danno di un imprenditore operante nel settore della distribuzione e gestione di congegni e apparecchi elettronici. Poi un’estorsione, pagata con l’assunzione di uno degli indagati, a danno di un’impresa aggiudicataria di lavori a Ravanusa. Poi un incendio a danno del titolare di un’autodemolizione con deposito giudiziario. Tra gli arrestati vi sono i presunti capi famiglia di Favara, Giuseppe Sicilia, e di Palma di Montechiaro, Nicola Ribisi. E poi gli agrigentini Salvatore Galvano, Domenico Lombardo, Baldo Carapezza e Luigi Montana, poi Giovanni Gibaldi di Licata, e Francesco Centineo di Palermo. Lo scorso 6 dicembre l’inchiesta “Xydi” è sfociata nella sentenza di primo grado. A conclusione del giudizio abbreviato a carico di 20 imputati, 15 sono stati condannati e 5 assolti. E all’adesso “ex” avvocato Porcello sono stati inflitti 15 anni e 4 mesi di reclusione. Altri 9 imputati sono sotto processo ordinario. In quanto latitante è stata stralciata la posizione di Matteo Messina Denaro.

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