Mafia, chiacchere, politica, potere e l’antimafia che chiude il cerchio

Senza far male a nessuno, soprattutto a quella stampa integralista e a difesa di certi interessi di bottega nella lotta alla mafia è necessario ribadire che , dopo le stragi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, in Sicilia (in particolar modo) si è costituita ”l’antimafia parolaia” e legata ad interessi politici.

Come diceva Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo. ” i siciliani sono sempre stati dominati e nessuno mai ha chiesto loro cosa volevano veramente essere” . Come dire, sono tutti i uguali, hanno tutti un prezzo e cercano solo di sfruttare. Basta dare lavoro e pane , alla fine sono tutti buoni

Ai tempi della DC, il sistema era clintelare e i voti erano controllati. La magistratura chiudeva gli occhi. Anche  molti comunisti facevano finta di nulla. Si mettevano d’accordo. Il potere era fonte di ricchezza per tutti. Quando facevano i concorsi comunali si divideva la torta. Es. su 10 posti, 4 alla Dc, 2 ai socialisti, 2 ai comunisti, uno tra repubblicani e liberali e uno ai mafiosi. Oggi molti raccomandati di quel periodo sono entrati nell’antimafia

La latitanza di Matteo Messina Denaro è una vergogna di Stato. Anche dopo il suo arresto , si evidenzia la divisione all’interno dell’antimafia politica e anche dentro la magistratura. Certe dichiarazioni di magistrati ormai senza toga sono pesanti e mettono in dubbio il lavoro fatto da Da De Lucia e Guido. “Si è fatto prendere” , affermazione perniciosa e grave. A questa evidente crepa, mette una pezza la stampa di regime antimafia che sposta l’interesse su argomenti vecchi come l’omertà. Nessuno però, parla della debolezza dello Stato in tutta l’intera storia  giudiziaria del malefico Matteo Messina Denaro. La ricerca del latitante evidenzia crepe ed errori enormi. Tutti in buonafede? Non ci crediamo. Forse a qualcuno conveniva lasciarlo in giro e non perche sa. La sua latitanza conveniva a molti. Giravano soldi e carriere. Quante cazzate ci hanno raccontato, quanta gente sotto processo che con Matteo Messina DEnaro non aveva nulla da spartire. E il boss? Si faceva foto e si divertiva in zone dove pure le pietre erano intercettate. Qualcosa non torna, ma i giornalisti di regime nascondono molte cose.

Antimafia e povertà. La distruzione economica favorisce chi ha soldi e potere. La mafia è cambiata e investe in altre territori. Lo Stato ha distrutto molte aziende confiscate

Parolaia e demagogica, che poco ha saputo e nulla ha dato, in questa terra maledetta – dove in ogni relazione delle varie Commissioni Parlamentari, prima, e le Commissioni Antimafia, dopo, – proprio quelle “istituzioni politiche” che hanno presieduto quasi trent’anni quelle poltrone, non hanno saputo risolvere il problema più grave del popolo siciliano “la povertà e lo sfruttamento”.

Eppure il compito della politica, soprattutto per chi ha occupato le aule dell’ARS (Assemblea Regionale Siciliana) era proprio questo, far rinascere la “terra del sole e dell’agricoltura” attraverso la manodopera.

Non ci sono scusanti, gli stipendi (sempre ben abbondanti) sono finiti spesso dritti nelle tasche di onorevoli e portaborse, eppure “il puzzo del compromesso morale” è rimasto.

Il Sistema Montante ha fatto crollare la “piramide” di Confindustria, dell’Antimafia, e soprattutto quella delle raccomandazioni, questa ultima a discapito del povero popolo e contro ogni regola e rispetto della Costituzione Italiana.

Una terra, questa Sicilia, che ha continuato a produrre soldi e mazzette da una parte col traffico di stupefacenti e dall’altra col gli appalti sempre milionari, tutto sotto gli occhi delle forze dell’ordine e della magistratura che poco ha potuto fare.

Non parliamo del caso Saguto che ha distrutto moralmente tante di quelle aziende di imprenditori strozzati, e associazioni antiracket (alcune) hanno anche lottato pur di difendere le proprie vittime.

Il tempo è stato galantuomo solo con chi ha creduto nel proprio lavoro e chi, dall’altra parte, ha capito che una vita a discapito di altri conterranei non si poteva continuare a fare, così sono nati e aumentati i “pentiti” che, anno dopo anno, riescono a far compiere blitz importanti agli inquirenti e a noi permettono di raccontare “storie di vita reale”.

Cosa è riuscita a fare la Politica della nuova Repubblica e una parte di Magistratura?

Solo mettere collaboratori contro testimoni di giustizia, usare gli uni e gli altri, fornire scorte e interrogazioni parlamentari, per “taluni intoccabili”, e lasciare da soli chi ha denunciato ed è passato dalla parte dello Stato.

La Sicilia è una terra che trema e fa tremare ancora, soprattutto dopo che la mafia ha stipulato i suoi accordi con la ‘Ndrangheta, così Calabria e Sicilia sono diventati un corpo solo che succhia “soldi e voti”.

L’intreccio degli intrecci è ancora il “punto cardine” del potere, Mafia e Politica, e guai a chi si azzarda a scrivere qualcosa contro questi due poteri, perché l’isolamento da parte di tutti è dietro la porta.

Bisogna ritornare a far silenzio, a nascondersi dietro l’omertà, perché il povero deve rimanere, l’ignorante deve rimanere tale, e ciò che non si può rivelare deve ritornare ad essere segreto.

Questo è un patto, è una cerimonia massonica consacrata da tanti e da nessuno contemporaneamente, e il silenzio è l’unica parola d’ordine.

Domani – magari – sarà un altro giorno, ma per il momento “rientrare nelle vostre case”, per oggi rimaniamo poveri!

Fonte: Il Format

Ass. Verità e Giustizia