I padroncini dell’antimafia di potere e le sviste investigative nascoste dalla stampa togata su Vaccarino

Da circa tre mesi dall’arresto del super boss , Matteo Messina Denaro, l’opinione pubblica rimane molto divisa tra chi difende sempre e comunque l’operato di toghe e poliziotti, giornalisti togati compresi e da chi cerca la verità  , senza appartenere a cordate e associazioni di potere. La verità è un diritto naturale e non è esclusiva proprietà di toghe e antimafisti di professione. Borsellino e Falcone cercavano prove e verità vere. Non cercavano gogne e bombe mediatiche. 

Di “toppate” toghe e giornalisti alleati ne hanno prese diverse. Nessuno ne parla. Certo, avendo visto come viveva il boss di dubbi ne rimangono. Il caso Vaccarino è certamente il più eclatante. Ne esistono altre di storie strane. Gente sporcata dall’antimafia più per partito preso che per ricerca della verità. L’antimafia di potere, in nome del boss  latitante è stata una vera inquisizione. Altro che verità. Una vacca da mungere. 

Nessun rispetto per le persone a prescindere dalle sentenze

Vaccarino è morto e non può più parlare. E’ stato sbattuto in carcere dalla Procura di Palermo guidata da Lo Voi. Una gestione che ha lasciato molti dubbi. Vedi il caso Maniaci. Cosa avrebbe detto il Prof. Vaccarino oggi, con Messina Denaro in galera? Il tema è proprio questo. Troppo pericoloso Vaccarino o troppo pericoloso quello che è successo ai tempi di Svetonio? E’ difficile credere a certi magistrati. La tendenza a scaricare sempre le colpe agli altri è una vera debolezza. Non hanno il coraggio di ammettere errori.  Lo Voi , era Pm a Palermo durante l’operazione “Palma” e fu tra quelli che credette a Vincenzo Calcara. Su Vaccarino e altri innocenti offesi dall’antimafia nessuno mai pagherà. Nessuno mai ci dirà la verità sulle sviste fatte per catturare il boss. Adesso i “pizzini”,  o per meglio dire lettere, di Vaccarino si sa che erano veri. Questa prova si può fare perchè sono credibili  i “pizzini”  trovati dai ROS.Il confronto è possibile Prima no. Ognuno sparava a modo suo la verità di comodo. E i Pm mettevano la gente in galera. Come avrebbe favorito il boss , il Prof. Vaccarino rimane un mistero. Intanto si era beccato 6 anni di carcere. E’ morto per il carcere. Ripetiamo che di gente mandata al massacro ne rimane.

La Terra Bruciata e le risate di Matteo

Un boss che girava indisturbato tra bombe e colpi di mitra. Ovviamente ci riferiamo alla “terra bruciata”. Fuoco forte e Lui in giro, senza temere di esser colpito. Da oltre 10 anni, per volere della signora Principato  ed altri, il territorio era controllato metro per metro. Operazioni di Polizia a gogo e il boss beveva vini pregiati e faceva sesso come una scimmia. Un vero perverso e in tutti sensi. Lui godeva con le donne ma anche nel vedere i fallimenti delle forze dell’ordine. Rideva magari a saper Vaccarino in carcere o qualche altro fesso che con Lui non aveva nulla a che spartire finito all’ Hotel. Rideva anche della sua forza.  Un narcisista a tutto tondo. Tanto è vero che, sembra abbia detto al GIP “, mi avete preso per il tumore”. Come dire, sono riuscito a fottervi per 30 anni e senza la malattia, avrei potuto farlo per altri 20. Dalla stampa di regime antimafia nessuna critica a chi ha speso milioni per le indagini e nessuna scusa verso chi è stato distrutto senza che lo meritasse. Rimangono molti misteri su Messina Denaro e qualcuno farà di tutto per farli rimanere tali. Meglio puntare il dito sulla maestra Bonafede che, per quello che sappiamo , va punita anche per non aver denunciato il latitante nella qualità di pubblico ufficiale. La maestra non temeva di essere beccata? Anche questa vicenda non è chiara. Sapeva di aver a che fare con il boss.  Chi , sapendo di finire in galera, incontra un boss come Messina Denaro al supermercato? Si conoscevano da decenni. Sapeva . Un pò di arroganza o superficialità? La maestra non è certamente una stupidotta. Ci auguriamo che Giletti parli pure del caso Vaccarino. Forse la signora Amurri non gradirà. Lei ed altri suoi colleghi non lo hanno trattato bene.

IL CASO LABISI CHE PREMIAVA GIUDICI E ANTIMAFISTI

Lo zoccolo duro, quello costruito ad arte da una parte politica della sinistra, a cui hanno sempre aderito in filiera, magistrati, imprenditori amici, associazioni con il delega a gestire beni confiscati , senza verifiche di terzi, giornalisti organici agli interessi dell’antimafia e meno alla lotta alla vera mafia. Lo zoccolo duro dell’antimafia che conta, vero metodo per siluare tutti per difendere i propri interessi ancora è in piedi e gode di ottima salute. Il caso Montante che non ha visto nessun complimento per l’operazione della Procura di Caltanissetta, da parte del PD(guarda caso) dimostra che non è stata gradita l’attività investigativa su Crocetta e Lumia. Questi personaggi, devono, liberamente, avere la licenza di eliminare chi gli rompe le palle minacciando come fanno i mafiosi. Del resto una gogna mediatica con la collaborazione di certa magistratura “uccide” ugualmente una persona. Complimenti a tutti coloro che hanno avuto poltrone e posti di privilegio con l’antimafia da salotto . I furbi, in questa terra, continuano ad avere ragione, a prescindere dalla parte in cui hanno deciso di stare. STate attenti a mettervi contro qualcuno dell’antimafia di palazzo.  Potreste finire indagati. La loro vendetta si applica anche cosi. La filiera antimafia sa applicare molto bene la vendetta

L’esempio degli eroi magistrati ai quali ci ispiriamo serve per costruire un mondo diverso, migliore». In questo modo si esprimeva Corrado Labisi, l’ultimo piccolo fenomeno di cartapesta schiacciato dal bluff di un’antimafia fasulla. Entra anche questo avvocato dalle buone frequentazioni, massone e fondatore di un movimento politico chiamato spudoratamente “Coscienza popolare”, fra i protagonisti di serie B del vasto e sempre più discutibile …

 

Ass. Verità e Giustizia