“Messina Denaro”, l’integrale su Giuseppe Di Matteo

L’interrogatorio di Matteo Messina Denaro appena reso pubblico: la parte integrale in cui il boss si smarca dall’essere stato il mandante dell’uccisione di Giuseppe Di Matteo.

Matteo Messina Denaro

E’ pubblico uno dei primi interrogatori di Matteo Messina Denaro perché depositato dalla Procura di Palermo nell’avviso di conclusione delle indagini appena notificato al suo presunto medico personale durante la latitanza, Alfonso Tumbarello.

Guido e De Lucia

In un’ora e 44 minuti, alle domande del procuratore Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido, il boss ha risposto innanzitutto scrollandosi di dosso l’infamia dell’omicidio di Giuseppe Di Matteo, il bambino:

Giovanni Brusca

“Giovanni Brusca mi accusa che io ho sciolto nell’acido il bambino e questa è una cosa… mi ascolti, io non sono un santo… Allora lui dice che ad un tratto, in un paese, non so dove, ci incontriamo: lui, Giuseppe Graviano – un Graviano, non tutti e due – Bagarella ed io. E dice: “Là si decide di sequestrare questo bambino, per fare ritrattare il padre. Ci siamo fino a là? Allora che succede? Che… quello che dirò ora non è importante per lei e va bene così, io dico: ma che c’entro io con le cose di San Giuseppe Jato e di Altofonte, che sono a fianco? Io di Trapani sono. Ma facciamola passare.

I fratelli Graviano
Leoluca Bagarella

Lei mi insegna che un sequestro di persona ha una sua finalità, che esclude sempre l’uccisione dell’ostaggio, perché un sequestro a cosa serve? Ad uno scambio. Tu mi dai questo e io do l’ostaggio. Ma prendi anche un ostaggio ora, anche nei sequestri per soldi: se lei non ha la prova dell’essere in vita della persona, non è che mi dà soldi, quindi il sequestro non è mai finalizzato all’uccisione. Così io credo, di quello che capisco della vita. Sequestrano questo bambino – quindi io sono come mandante, mandante del sequestro – sequestrano questo bambino, Brusca non dice che c’ero io; ci sono altri pentiti, non lo dicono nemmeno. Ad un tratto arrestano prima a Graviano e poi al Bagarella, quindi di questo discorso che dice lui, di quattro diventiamo due. Vero è che lui dice che aveva due covi nella provincia di Trapani, giusto? Quindi addossandola a me, due covi, ma due covi per sequestro, non per ammazzare a qualcuno. Ad un tratto lui resta solo in tutta questa situazione, passa del tempo, un anno/due anni, dice – lui dice – si trova davanti la televisione ed il telegiornale dà la notizia… che lui era stato condannato all’ergastolo per l’uccisione dell’esattore Ignazio Salvo, ci siamo?

Ignazio Salvo

Impazzisce, prende il telefono e telefona a suo fratello. Suo fratello era in un bunker della casa in campagna, dove poi effettivamente fu ucciso il bambino e ci dice, in siciliano: “Alliberati du cagnuleddu”, lui lo dice, non è che lo dico io. Quindi già lui… dà ordine di uccidere questo ragazzino, bambino. Lui poi si fa… si parte, va nel covo di San Giuseppe, scende laggiù e c’era suo fratello ed altri tre affiliati a loro; dei tre, io mi ricordo il cognome di uno, un certo Chiodo, gli altri due non penso, però sono tutti e cinque pentiti.

Vincenzo Brusca

Che dicono tutti e cinque? Che il bambino lo ha ucciso Vincenzo Brusca; quando arrivò lui, lo hanno sciolto nell’acido. Punto. Alla fine andò a finire che ‘sto bambino l’ho ammazzato io, dovunque c’è un inferno per stu bambino e nessuno, dico, si prende… anche per un fatto di onestà, dice… Decise tutto lui, per l’ira dell’ergastolo che prese. Ed io mi sento appioppare un omicidio, invece, secondo me mi devono appioppare il sequestro di persona; non lo faccio per una questione di 30 anni o ergastolo, ma per una questione di principio. E poi a tutti… cioè loro lo hanno ammazzato, lo hanno sciolto nell’acido e alla fine quello a pagare sono io? Cioè, ma ingiustizie quante ne devo subire? Ma non è che voglio dire che voglio fare la vittima, non ne voglio fare vittimismo, non sono uomo di questo, però diamo a Cesare quel che è di Cesare. Tutto contro di me, ma perché? Mi ascolti, mi possono mettere in croce nella vita, mi sta pure bene, non ho niente da recriminare a nessuno, ma io il bambino non l’ho ucciso e mi dà fastidio sta situazione. Non è… lo so che lei non me lo può togliere, perché… però voi avete le mani in pasta, potete arrivare voi, con la vostra intelligenza e con logicità, se è vero quello che dico io, che non ho ucciso questo bambino. Sono loro che lo dicono, perché sono cinque, tre… Mi ascolti, procuratore, mi ascolti, non ho più niente da perdere nella vita, anche perché sto perdendo la vita stessa, però voglio che… desidero che mi rimangano i miei principi, giusti o sbagliati che siano”.

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