VINCENZO LA RUSSA, UN UOMO POTENTE, MISTERIOSO ED AMBIGUO

« Il crimine del mobbing d…UN SICILIANO IL MANDANTE… »

Post n°122 pubblicato il 31 Gennaio 2011 da Alberto_Gianninohttps://www.facebook.com/plugins/like.php?app_id=&channel=https%3A%2F%2Fstaticxx.facebook.com%2Fx%2Fconnect%2Fxd_arbiter%2F%3Fversion%3D46%23cb%3Df21b71d941fc91%26domain%3Dblog.libero.it%26is_canvas%3Dfalse%26origin%3Dhttps%253A%252F%252Fblog.libero.it%252Ff3f40e60d9c242%26relation%3Dparent.parent&color_scheme=light&container_width=0&height=35&href=https%3A%2F%2Fblog.libero.it%2Fdocenticattolici%2F9828382.html&layout=standard&locale=it_IT&sdk=joey&show_faces=false&width=450

Vincenzo La Russa (nella foto), avvocato, 73 anni, originario di Paternò (Catania), residente a Milano in Corso Magenta, è il fratello maggiore del ministro della Difesa Ignazio La Russa. E’ nel Consiglio di Amministrazione della Metropolitana milanese che nel giro di pochi anni passerà da tre linee metropolitane a 10 linee con un business miliardario per le società di costruzioni. La Russa è stato designato nella MM dal fratello ministro e dalla sindachessa Letizia Moratti. Ora occorre vigilare su tutti i nuovi appalti perchè, se per esempio, uno o più appalti dovessero andare alla famiglia del costruttore Ligrasti nato anch’egli a Paterno’ in provincia di Catania, non potrebbe essere un caso: è un conflitto di interessi grande come una casa. Ligresti è stato in carcere tre mesi negli anni 90 durante Tangentopoli ed è interessato sia alla Metropolitana milanese che all’Expo. Infatti, il braccio destro di Vincenzo la Russa, tale Lucio Bergamaschi, residente a Saronno (VA) è stato designato consulente dell’Expo 2015. Che ci azzecca lui con l’Expo che è laureato in Filosofia e ha il Diploma di Giornalista? La Russa con Bergamaschi controlla cosi l’Expo e la Metropolitana milanese. Nessun giornalista a Milano (neanche Travaglio e Barbaccetto hanno scritto queste cose) Ma andiamo avanti. Il figlio di Ignazio La Russa, Geronimo, è nella PREMAFIN SPA chè la finanziaria del gruppo Ligresti ed è nel direttivo dell’ACI di Milano. Sempre Vincenzo La Russa è nel Cda di FONSAI (Assicurazioni), di Immobiliare Lombarda spa . La Fonsai e l’ACI si occupano entrambe di assicurazioni. L’Aci di Milano ha oltre 60 mila iscritti ad una assicurazione. Che l’obiettivo sia di iscriverli tutti a FONSAI? Non lo sappiamo, ma sappiamo che Vincenzo La Russa ha messo le mani sulla città di Milano. Un altro amico della famiglia La Russa è il bravo e diplomatico dottore commercialista Francesco Randazzo anch’egli di Paternò. Dove è andato a finire il Nostro? In una grande società di smaltimento dei rifiuti, la ECODECO spa del Gruppo A2a spa. Insomma i La Russa si interessano di1)SMALTIMENTO DEI RIFIUTI;2) COSTRUZIONI DI STAZIONI DELLA METROPOLITANA MILANESE;3) EXPO 2015;4) ASSICURAZIONI; Un altro dato importante che riguarda invece Paternò è che è controllata dalla famiglia di Cosa Nostra LAUDANI e dalle famiglie RAPISARDA e MORABITO.I Carabinieri del Comando provinciale di Catania hanno eseguito il 14 dicembre scorso dei fermi nei confronti di 21 presunti appartenenti al clan Morabito-Rapisarda di Paternò, legato alla ‘famiglia’ Laudani di Cosa nostra, nota come “mussi i ficurinia”.Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare ci sono anche Vincenzo Morabito, capo storico dell’omonima cosca noto come “Enzo Lima”, e Salvatore Rapisarda, indicato come il referente di zona del gruppo Laudani. I due erano stati scarcerati da meno di due anni, ma erano tenuti sotto controllo da carabinieri della locale compagnia che hanno eseguito intercettazioni ambientali e telefoniche.Le indagini dei carabinieri sono state coordinate dal procuratore capo Vincenzo D’Agata e dai sostituti della Dda di Catania, Giovannella Scaminaci, Pasquale Pacifico e Assunta Musella. Per gli stessi motivi è stata spiccata dal gip del Tribunale etneo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due pregiudicati, già detenuti per altra causa.Le ipotesi di reato contestate sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione ai danni di imprenditori e commercianti, traffico di stupefacenti. Agli indagati vengono inoltre contestate una serie rapine, con l’aggravante della disponibilità di armi e di materiale esplodente.L’operazione, denominata “Baraonda” scaturisce da un’attività d’indagine promossa e condotta dai carabinieri di Paternò e coordinata dalla Dda di Catania.Complessivamente sono stati 140 i militari impiegati, coadiuvati dal Nucleo cinofili di Nicolosi e con il supporto aereo del 12° Nucleo Elicotteri di Catania.Tra i dati emersi dall’inchiesta la “parte” fatta dalle donne che non svolgevano solo il ruolo di collegamento all’interno del clan ma anche di esattrici del ‘pizzo’, che si facevano accompagnare da giovani ‘rampolli’ del clan quando ritiravano la tangente. Le indagini hanno permesso di scoprire, ad esempio, il presunto ruolo importante all’interno del clan anche della moglie di Morabito, Rosaria Arena, che è tra i fermati. Come altre due donne, Lucia Immacolata Marici e Giuseppina Puglisi, che la Procura ritiene inserite nella cosca.Il gruppo è accusato di gestire in maniera estesa a Paternò il racket delle estorsioni, il traffico di droga e il cosiddetto cavallo di ritorno (il pagamento di una tangente per la restituzione di un’auto o una moto rubate), grazie a una rete ramificata e radicata nel territorio. Il ‘pizzo’, secondo l’accusa, era chiesto e ottenuto senza bisogno di grosse sollecitazioni perché, hanno spiegato i magistrati della Dda di Catania, bastava il nome della cosca a intimidire. Le vittime, decine di imprenditori e commercianti, non hanno collaborato alle indagini dei militari dell’Arma che hanno accertato come venissero taglieggiate secondo il loro livello di capacità economica, anche con il prelievo di merce in cambio dei soldi. Tecnica quest’ultima utilizzata soprattutto alla vigilia di grandi feste, come Natale e Capodanno.La cosca, è emerso dalle intercettazioni, sarebbe in possesso di armi e esplosivo, che non sono stati ritrovati. Accertamenti sono in corso anche su un attentato incendiario che, meno di due mesi fa, ha distrutto l’auto di un ufficiale dei carabinieri di Paternò. L’episodio non è contestato nell’inchiesta ma è servito da acceleratore alla Procura che, visto il rischio di un’escalation criminale nel paese etneo, ha disposto i fermi.All’inchiesta hanno dato un contributo anche due pentiti della cosca Laudani, Carmelo Riso e Nazareno Anselmi. I Carabinieri della Compagnia di Paternò nella seconda fase della operazione “Baraonda” (il 20 dicembre ) hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania nei confronti di: Giovanni Stimoli, 34enne pregiudicato di Paternò, in atto detenuto presso la casa Circondariale di Catania Piazza Lanza; Giovanni Uccellatore, 45enne pregiudicato di Paternò, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Siracusa Cavadonna; Giovanni Gerardi, 27enne pregiudicato di Paternò, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Caltanissetta; Francesco Musumarra, 41enne pregiudicato di Paternò, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Siracusa Cavadonna; Antonino Rapisarda, 40enne pregiudicato di Paternò, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Siracusa Cavadonna. Il G.I.P. concordando con risultanze dell’attività investigativa di tipo tecnico e tradizionale, condotta da militari dell’Arma, nel contrasto al sodalizio mafioso “Morabito-Rapisarda”, ha ritenuto i soggetti responsabili di associazione di stampo mafioso, estorsione aggravata e continuata, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, violazione delle prescrizioni imposte dalla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno e porto e detenzione illegale di armi. Gli stessi sono stati ritenuti organicamente inseriti con vari ruoli di promozione e direzione in un’associazione a delinquere di stampo mafioso affiliata a quella più ampia della famiglia “Laudani – mussi di ficurinia ” di Catania, che avvalendosi della forza di intimidazione dei suoi appartenenti e della conseguente condizione di assoggettamento ed omertà, ha imposto il pizzo agli imprenditori ed ai commercianti dell’area di Paternò, nonché commercializzato e distribuito con continuità ingenti quantitativi di stupefacente nel periodo compreso tra gli anni 2004 e 2007, Il provvedimento è stato notificato presso le rispettive Case Circondariali, ove i predetti sono detenuti per altra causa. NB: Chiedo alla dottoressa Ilda Boccassini di convocarmi il più presto possibile perchè ho importanti comunicazioni da farle in relazione a rapporti tra poltica e cosa nostra e i colletti bianchi che a Milano reinvestono tutto in Borsa. Non ho paura, non temo per la mia vita, sono semrpre stato coraggioso ma se morissi la DIA, la DDA, la Commissione parlamentare Antimafia, Sonia Alfano, Rita Borsellino, i giudici Caselli e Ingroia, Santoro, Travaglio, Leoluca Orlando, Di Pietro, Fini, Ombretta Fumagalli Carulli e il PD devono sapere… email: alberto.giannino@gmail.com

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